Arthur C. Clarke

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Arthur C. Clarke nel 2005

Arthur Charles Clarke (1917 – 2008), autore di fantascienza britannico.

Citazioni di Arthur C. Clarke[modifica]

Virtual Reality won't merely replace TV. It will eat it alive.[3]
Any sufficiently advanced technology is indistinguishable from magic.
  • [Sul film 2001: Odissea nello spazio, del quale Clarke fu cosceneggiatore] Se qualcuno capisce il film alla prima visione, allora abbiamo fallito nel nostro intento.[6]

2001: Odissea nello spazio[modifica]

Incipit[modifica]

La siccità si protraeva ormai da dieci milioni di anni, e il regno delle terribili lucertole era finito da molto tempo. Lì, sull'Equatore, nel continente che un giorno sarebbe stato chiamato Africa, la lotta per la vita aveva raggiunto un nuovo diapason di ferocia, e il vincitore ancora non si intravedeva. In quella terra sterile e arida soltanto le creature piccole o fulminee o feroci potevano prosperare, o appena sperare di sopravvivere.

Citazioni[modifica]

  • Dietro ogni uomo oggi vivente stanno trenta spettri, poiché questo è il rapporto con il quale i morti superano il numero dei vivi. Dagli albori del tempo, grosso modo cento miliardi di uomini hanno camminato sul pianeta Terra. Orbene, è questo un numero interessante, in quanto, per una coincidenza bizzarra, esistono approssimativamente cento miliardi di stelle nel nostro universo locale, la Via Lattea. Così, per ogni uomo che abbia vissuto, in questo universo splende una stella. (premessa)

3001: Odissea finale[modifica]

Incipit[modifica]

Chiamiamoli Primogeniti. Benché non fossero nemmeno lontanamente umani, erano fatti di carne e ossa e, dopo aver rivolto lo sguardo alle profondità dello spazio, avevano provato timore, e meraviglia... e solitudine. Appena possibile, avevano cominciato a cercare amici tra le stelle.
Nelle loro esplorazioni incontrarono la vita sotto molti aspetti e osservarono il travaglio dell'evoluzione in migliaia di mondi. Constatarono quanto di frequente i primi flebili guizzi d'intelligenza fossero apparsi e si fossero spenti nella notte cosmica.
E poiché, in tutta la galassia, non avevano trovato nulla di più prezioso della Mente, ne incoraggiarono ovunque il sorgere. Diventarono agricoltori nei campi delle stelle; seminarono, e a volte raccolsero. E a volte, con indifferenza, dovettero estirpare le erbacce.

Citazioni[modifica]

  • Lenin è stato sfortunato; è nato cent'anni troppo presto. Il comunismo sovietico avrebbe potuto funzionare, almeno per un po', se avesse avuto un microchip. E sarebbe riuscito a evitare Stalin.

Incipit di alcune opere[modifica]

2010: Odissea due[modifica]

Anche in quest'èra metrica, continuava ad essere chiamato il telescopio da mille piedi e non il telescopio da trecento metri. Il grande disco situato tra le montagne era già per metà colmo d'ombra, mentre il sole tropicale scendeva rapido al di là dell'orizzonte, ma la struttura triangolare dell'antenna, sospesa in altro sopra il centro del disco, continuava a rifulgere di luce. Dal livello del suolo, molto più in basso, sarebbero occorsi occhi acuti per scorgere le due sagome umane nell'aereo intrico di travi d'acciaio, cavi di sostegno, radiatori d'onda.

2061: Odissea tre[modifica]

«Per un uomo di settant'anni, sei in ottima forma» commentò il dottor Glazunov alzando gli occhi dall'ultimo tabulato stampato dal Medcom. «Io non te ne darei più di sessantacinque.»
«Mi fa davvero piacere, Oleg. Tanto più che ho centotré anni, come tu sai benissimo.»
«Ecco che ci risiamo! Come se tu non avessi letto il libro della Rudenko!»
«Povera Katerina! Avevamo deciso di vederci in occasione del suo centesimo compleanno. Mi è spiaciuto molto che non ci sia arrivata... Ecco che cosa succede a passare troppo tempo sulla Terra.»
«E, ironia della sorte, era stata lei a inventare lo slogan famoso "È la gravità che porta la vecchiaia".»

I nove miliardi di nomi di Dio[modifica]

«Si tratta di una richiesta che potremmo definire un po' insolita», disse il dottor Wagner in un tono che sperò fosse pieno di tatto. «A quanto mi risulta, è la prima volta che una ditta si sente chiedere di fornire a un monastero tibetano un cervello elettronico».[7]

La stella[modifica]

Siamo a tremila anni luce dal Vaticano, qui.[7]

Le nuove frontiere del possibile[modifica]

Prima di cimentarsi nella pericolosa carriera del profeta è istruttivo vedere quale successo ne hanno ottenuto gli altri; e anche più istruttivo è vedere dove hanno fallito.
Con monotona regolarità uomini di manifesta competenza hanno stabilito leggi su ciò che è tecnicamente possibile o impossibile. E sono stati clamorosamente smentiti: talvolta quando ancora non si era asciugato l'inchiostro delle loro penne. Risulta, a un'analisi accurata, che queste débâcles rientrano in due categorie, che chiamerò "cedimento del coraggio" e "cedimento della fantasia".

Le sabbie di Marte[modifica]

«Dunque è la prima volta che andate lassù!» disse il pilota appoggiandosi pigramente allo schienale del sedile che la sospensione cardanica manteneva in posizione orizzontale.
«Sì» rispose Martin Gibson, senza staccare gli occhi dal cronometro.
«Me l'ero immaginato. Nei vostri libri, infatti, non avete mai raccontato le cose come sono. Il fatto di svenire durante l'accelerazione è tutta una fesseria. Perché mai scrivere certe assurdità? Pregiudicano gli interessi finanziari, non trovate?»

Ombre sulla luna[modifica]

Il treno monorotaia diminuì di velocità affrontando la salita alla fine dei bassopiani in ombra.[8]

Risveglio[modifica]

Il Padrone si chiedeva se avrebbe sognato. Solo di questo aveva paura, poiché anche nel breve sonno di una notte si possono fare dei sogni che sconvolgono la mente, e lui doveva dormire per centinaia di anni.
Ricordò il giorno in cui, pochi mesi prima, un medico intimorito gli aveva detto: — Signore, il vostro cuore è malato. Avete meno di un anno da vivere.
Non aveva paura della morte, ma il pensiero di morire nella piena maturità dell'intelletto, lasciando a metà il lavoro che doveva compiere lo riempiva di rabbia impotente.

Spedizione di soccorso[modifica]

Di chi era la colpa? Da tre giorni i pensieri di Alveron tornavano insistenti sull'interrogativo senza trovare una risposta soddisfacente. Un individuo di una specie meno civile o meno sensibile non si sarebbe mai lasciato torturare la mente, accontentandosi della certezza che nessuno è responsabile dell'opera del destino. Ma Alveron e i suoi simili erano stati i padroni dell'universo fin dagli albori della storia, fin da quella lontanissima èra in cui la Barriera del Tempo era stata chiusa intorno al Cosmo dalle ignote potenze che stanno al di là del principio. A essi era stata concessa la conoscenza, e la Conoscenza comportava un illimitato senso di responsabilità.

Un fenomeno chiamato vita[modifica]

La maggior parte della materia nell'universo ha una temperatura così elevata che i composti chimici non esistono, e agli atomi stessi non rimangono che gli elettroni più vicini al nucleo. Solo su corpi astrali incredibilmente rari — i pianeti – possono esistere gli elementi a noi familiari e le loro combinazioni; in casi ancora più rari possono dare origine a quel fenomeno chiamato vita. (Qualsiasi libro di astronomia della prima metà del XX secolo.)

Viaggiate via cavo[modifica]

Non potete avere un'idea dei guai e delle difficoltà che abbiamo dovuto superare prima di perfezionare il radiotrasporto. Non che adesso sia perfetto, se è per questo. La difficoltà principale – proprio come era successo trent'anni prima per la televisione – era quella di migliorare la definizione, e per cinque anni ci toccò lavorare su questo problema secondario.
Come avete senz'altro visto al Museo della Scienza, il primo oggetto che riuscimmo a trasmettere fu un cubo di legno: arrivò in perfette condizioni, a parte il fatto che invece di essere un blocco di materia solida ed omogenea era fatto di piccolissime sfere. In effetti sembrava proprio la versione tridimensionale di una delle prime rozze immagini televisive. Infatti, gli analizzatori che usavamo allora non erano in grado di risolvere gli oggetti molecola per molecola, o meglio ancora, elettrone per elettrone: li spedivano invece a piccoli pezzi per volta.

Voci di Terra lontana[modifica]

Mirissa aveva capito che Brant era arrabbiato quando la barca non era ancora uscita dalla risacca. Già la tensione del corpo mentre stava al timone – e anche il fatto stesso che non avesse ceduto la barra per quell'ultimo tratto all'abile Kumar – stavano a dimostrare che era successo qualcosa.
Mirissa uscì da sotto l'ombra delle palme e s'avviò lenta lungo la spiaggia, i piedi che sprofondavano nella sabbia umida. Kumar stava già ammainando la vela. Il "fratellino" di Mirissa, alto ormai quasi quanto lei e parecchio muscoloso, la salutò agitando un braccio. Quante volte lei aveva desiderato che Brant avesse il buon carattere di Kumar, che nulla era capace di scuotere...

Attribuite[modifica]

  • È inappropriato chiamare questo pianeta Terra quando è chiaramente Oceano![9]

Note[modifica]

  1. Da 2061: Odissea tre.
  2. Citato in Jay David Bolter, Richard Grusin, Remediation. Competizione e integrazione tra media vecchi e nuovi, Guerini e associati, Roma, 2002, p. 76.
  3. Da una conferenza dell'associazione Pacific Asia Travel Association, Hong Kong, 1992. (EN) Citato in Pran Nath Seth, Successful Tourism: Volume I: Fundamentals of Tourism, Sterling Publishers Pvt. Ltd, 2006, p. 79.
  4. Da Profiles of the Future.
  5. Da Profiles of the Future, Harper & Row, 1958. Citato anche in 3001: Odissea finale e in R. Kelly, The Box. Citato inoltre da Alan Parsons, "One Note Symphony", in The Secret, 2019.
  6. Citato in 15 grandi domande cinematografiche, il Post, 14 agosto 2012.
  7. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
  8. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
  9. Citato in Graham Lawton e Jennifer Daniel, L'origine di (quasi) tutto, traduzione di Elisabetta Maurutto e Marzia Gherbaz, Edizioni Dedalo, 2017, p. 50. ISBN 9788822057020. La prima attribuzione della citazione a Clarke avviene nel 1979 ad opera di James Lovelock nel suo libro Gaia. A New Look at Life on Earth. Un concetto simile era già stato espresso da G. Carleton Ray nel 1963. Cfr. Planet "Earth": We Should Have Called It "Sea", Quote Investigator.com, 25 gennaio 2017

Bibliografia[modifica]

  • Arthur C. Clarke, 2001: Odissea nello spazio, traduzione di Bruno Oddera, Longanesi.
  • Arthur C. Clarke, 2010: Odissea due (1982), traduzione di Bruno Oddera, RCS Libri, 1998.
  • Arthur C. Clarke, 2061: Odissea tre (1987), traduzione di Marco e Dida Paggi, RCS Libri, 1990.
  • Arthur C. Clarke, 3001: Odissea finale (1997), traduzione di Sergio Mancini, RCS Libri, 1997.
  • Arthur C. Clarke, Le nuove frontiere del possibile, Rizzoli, 1963.
  • Arthur C. Clarke, Le sabbie di Marte, traduzione di Maria Gallone, Mondadori, 1977.
  • Arthur C. Clarke, Risveglio, traduzione di Marco Paggi, Mondadori, 1980.
  • Arthur C. Clarke, Spedizione di soccorso, traduzione di Ginetta Pignolo, in Spedizione di soccorso, traduzione di AA. VV., Mondadori, 2008.
  • Arthur C. Clarke, Un fenomeno chiamato vita, traduzione di Marco Paggi, Mondadori, 1980.
  • Arthur C. Clarke, Viaggiate via cavo, traduzione di Marco Paggi, Mondadori, 1980.
  • Arthur C. Clarke, Voci di Terra lontana, traduzione di Marco e Dida Paggi, Rizzoli, 1988. ISBN 881767270X

Film[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]