Atenagora di Costantinopoli

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Atenagora di Costantinopoli

Aristokles Spyrou (1886 –1972), arcivescovo ortodosso greco, patriarca ecumenico di Costantinopoli dal 1948 alla sua morte col nome di Atenagora I.

Citazioni di Atenagora di Costantinopoli[modifica]

  • Bisogna riuscire a disarmarsi.
    Io questa guerra l'ho fatta. Per anni e anni. È stata terribile. Ma ora, son disarmato.
    Non ho più paura di niente, perché "l'amore scaccia la paura".
    Sono disarmato dalla volontà di spuntarla, di giustificarmi alle spese degli altri.
    Non sono più all'erta, gelosamente aggrappato alle mie ricchezze. Accolgo e condivido.
    Non tengo particolarmente alle mie idee, ai miei progetti.
    Se me ne vengono proposti altri migliori, li accetto volentieri. O piuttosto, non migliori, ma buoni.
    Lo sapete che ho rinunciato al comparativo...
    Ciò che è buono, vero, reale, dovunque sia, è sempre il migliore per me.
    Perciò non ho più paura.
    Quando non si ha più niente, non si ha più paura. "Chi ci separerà dall'amore di Cristo?".
    [...] Ma se ci disarmiamo, se ci spogliamo, se ci apriamo al Dio uomo che fa nuove tutte le cose, allora è lui a cancellare il passato cattivo e a restituirci un tempo nuovo dove tutto è possibile. (da Chiesa ortodossa e futuro ecumenico, pp. 209-211)
  • Pietro e Andrea erano fratelli: uno esercitava la sua attività a Roma, l'altro in Grecia. Così dobbiamo agire noi Cattolici e Ortodossi. Siamo fatti gli uni per gli altri e dovremmo collaborare come fratelli. La porta è aperta, dice l'Apocalisse, e nessuno può più chiuderla. La porta è aperta: non ci resta che entrare.[1]

Attribuite[modifica]

  • Senza lo Spirito Santo Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l'autorità una dominazione, la missione propaganda, il culto evocazione e l'agire dell'uomo una morale da schiavo. Ma con lui, [con lo Spirito Santo] Cristo è lì [è quì], il Vangelo è la missione trinitaria, l'autorità è un servizio liberatore, la missione una Pentecoste, la liturgia memoriale e anticipazione, l'azione dell'uomo diventa divina.[2][3]
Chiara Lubich riporta come Atenagora le ripetesse questo «brano squisitamente orientale».[3] Ignazio IV Hazim (vedi), in un discorso alla IV Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Uppsala, luglio 1968), ha pronunciato parole simili.

Note[modifica]

  1. Da un'intervista concessa a un collaboratore dell'agenzia cattolica austriaca Kathpress, in Città Nuova, n. 8, 1962, pp. 10-12. Citato in Gennadios Zervós, Il Patriarca Atenagora e Chiara Lubich, protagonisti dell'Unità, focolare.org.
  2. Citato in Michele Corrieri, Aforismi e citazioni cristiane, Piemme, Casale Monferrato, 1994, p. 196.
  3. a b Citato in Chiara Lubich, Costruendo «il castello esteriore», Città Nuova, Roma, 2002, p. 31.

Bibliografia[modifica]

  • Atenagora, Chiesa ortodossa e futuro ecumenico. Dialoghi con Olivier Clément, postfazione di Andrea Riccardi, Morcelliana, Brescia, 1995. ISBN 88-372-1568-1

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