Bruno Barilli

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Bruno Barilli

Bruno Barilli (1880 – 1952), compositore e scrittore italiano.

Citazioni di Bruno Barilli[modifica]

  • Lontana dal mondo e dal tempo, staccata. Immobile e imperitura, Venezia bisogna rispettarla fin dove è possibile. Noli me tangere, dice.[1]
  • Venezia rigurgita, colma di forestieri. Troppi arrivi, troppi treni, troppi piroscafi, troppo sole, troppo orgasmo. L'industria alberghiera è sopraffatta dalla clientela. Tutto sommato, la situazione è difficile.[2]
  • Voi volate sempre in soccorso del vincitore.[3][4]
L'italiano vola in soccorso del vincitore.[5]
Gli italiani volano in soccorso del vincitore.[6]

Capricci di vegliardo e taccuini inediti[modifica]

  • Non è la perfezione che bisogna cercare. La perfezione è un pretesto per non muoversi più. Qui sta l'errore della Scala di Milano, [d'un teatro come quello]. La perfezione matura cogli anni e s'isola nello spazio e nel tempo. Ma quando la perfezione si vuol fabbricarla su misura, bravura ed esperienza non servono. Soltanto nell'innocenza e in un ardore che contraddice i dogmi [e l'esperienza] si trova [qualche volta] il germe di una nuova perfezione.
  • Il pubblico non deve comandare, perché il pubblico vuol dire abitudine; tuttavia sia permesso al pubblico di fischiare perché fra i fischi nascono i capolavori.
  • Sono vent'anni che questa decadenza dura. Da dieci anni col cambiamento di direzione della Casa Ricordi, il disastro del teatro lirico italiano diventò irreparabile.
  • L'arte dev'essere creazione e ricreazione incessante.
  • La musica del M. Pizzetti non esiste, e se mi stuzzicate vi dirò in un orecchio che non esiste nemmeno il M. Pizzetti.
  • Due régisseurs? Ma cosa sanno fare questa gente? Nient'altro che quel che si è fatto sempre.
  • Ci vogliono degli artisti che piglino lo spettacolo per i piedi e lo mettano sulla testa.
  • Quando in un teatro il loggione è vuoto è segno che la città non ha cervello.
  • Un Pantheon di grandi uomini del giorno, tutti pieni di segatura dalla testa fino alle suole. Fai loro un buco in qualunque parte e la segatura vien fuori.
  • L'amore è quello di dare tutto di sé e della propria vita e del proprio avvenire perdere tutto – e di cercare per liberarsi di questo impegno del cuore inutilmente durante quarant'anni, senza fine, fino alla morte – questo è amore – e odio insieme.
  • Io che cerco me stesso da mattino a sera, figurarsi se voglio scovare un altr'uomo introvabile.

Note[modifica]

  1. Da Lo Stivale, p. 113.
  2. Da Lo Stivale, p. 113.
  3. Da Il paese del melodramma, ne Il paese del melodramma e altri scritti musicali, a cura di Enrico Falqui, Vallecchi, Firenze, 1963.
  4. Erroneamente attribuita a Ennio Flaiano nella forma «Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore» (Giuseppe Prezzolini, Italia fragile, Pan, Milano, 1975).
  5. Citato in Ennio Flaiano, La solitudine del satiro, Adelphi, p. 154.
  6. Citato in Ennio Flaiano, Cagliostro, Il Mondo, 4 giugno 1949.

Bibliografia[modifica]

  • Bruno Barilli, Capricci di vegliardo e taccuini inediti, a cura di A. Battistini e A. Cristiani, Einaudi, Torino, 1989.
  • Bruno Barilli, Lo stivale, G. Casini, Roma, 1952.

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