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Charlie Parker

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Charlie Parker (in primo piano) con Tommy Potter, Miles Davis, e Max Roach

Charlie "Bird" Parker (1920 – 1955), sassofonista jazz statunitense.

Citazioni di Charlie Parker

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  • La musica è la tua esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento.[1]

Citazioni su Charlie Parker

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  • Dovrebbe essere evidente che una bistecca non è una sinfonia, una pizza rustica non è una passacaglia, il foie gras non è una fuga. E comporre un menù non è come comporre un requiem, e il cuoco che prepara una pietanza in cucina e la presenta su un piatto non è l'equivalente artistico di Charlie Parker. (Steven Poole)
  • Nella cartella clinica che lo riguarda, conservata al Camarillo, l'ospedale psichiatrico dove fu ricoverato nel 1946, Charlie Parker è descritto come un uomo di «intelligenza superiore», di cui vengono messe in rilievo le «tendenze paranoidi», le «fantasie sessuali» e la personalità «estremamente evasiva». Molto simili a questi sono i termini in cui venne definito nel 1954 dai medici del Bellevue Hospital di New York: «notevole intelligenza, ostile, evasiva personalità, fantasie primitive e sessuali, associate all'ostilità; pensiero di tipo paranoide in grande evidenza». Questi stessi medici conclusero che il loro paziente doveva essere considerato schizofrenico. (Arrigo Polillo)
  • Un genio. Di questa parola si è fatto abuso, nel mondo del jazz. Parker però fu un genio per davvero: per lo meno come Armstrong ed Ellington e forse più di loro. Fu il Picasso dell'arte afro-americana, l'uomo che reinventò la sintassi e la morfologia della musica jazz e me deviò il corso. Cè da domandarsi quali risultati avrebbe potuto raggiungere se il colore della sua pelle non lo avesse relegato nel ghetto, fra bagasce, trafficanti e drogati, e se Edgar Varèse, che più di una volta si era dichiarato disposto a prendersi cura della sua educazione musicale, avesse avuto davvero la possibilità di aiutare quel sassofonista selvaggio e geniale che dormiva tanto spesso vestito e che fu ridotto alla follia dagli stupefacenti e dall'alcool. (Arrigo Polillo)

Note

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  1. Citato in Flavio Caprera, Jazz Music, Mondadori, Milano, 2006.

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