Chiara Valerio

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Chiara Valerio

Chiara Valerio (1978 – vivente), scrittrice e saggista italiana.

Citazioni di Chiara Valerio[modifica]

  • Il fascismo è un metodo. Il fascismo, che abbiamo processato solo sommariamente, è una attitudine mentale. Schernire è fascista. Minacciare è fascista. Confondere l’insegnamento o appiattirlo sull’indottrinamento è fascista. Come avrebbe detto Forrest Gump “Fascista è chi il fascista fa”, anche quando dice di essere altro.[1]
  • Per quanto riguarda le competenze dei dirigenti scolastici, la legge sancisce, tra altre, l’autonomia didattica declinata nella capacità di perseguire gli obiettivi generali e particolari del sistema nazionale d’istruzione nel rispetto della libertà d’insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie e del diritto di apprendere da parte degli studenti. Un tentativo di defascistizzare la scuola. In tal senso — il senso dello Stato, come altro definirlo — la comunicazione con numero di protocollo 197 del Liceo Scientifico Statale Leonardo da Vinci del 21 Febbraio scorso, avente a oggetto “i fatti di Via Colonna” indirizzata agli studenti e, per conoscenza, a famiglie, docenti e personale scolastico altro, della dottoressa Annalisa Savino, dirigente scolastica, non va oltre ciò che compete ai dirigenti scolastici. [...] La lettera, nel metodo, è un appello all’attenzione, a valutare se quella rissa, possa essere anche altro. “Siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza”.[1]
  • Rat-Man, il personaggio creato da Leo Ortolani nel 1989, indossa la maschera più per proteggersi dal mondo che per proteggere il mondo. Rat-Man non ha alcun superpensiero o superpotere, è un supereroe perché da bambino leggeva fumetti. Come tutti noi e, di certo, come me. È un supereroe perché fa cose molto al di sopra dei propri, seppur bassissimi, limiti. Ed è un dadaista perché in un mondo di supereroi che vogliono il bene, il giusto, il ferreo, il corretto, l'integerrimo (prima che la psicanalisi li infettasse), e ci riescono, in un mondo di supereroi civili, lui si ferma al travestimento. Sotto il mantello niente, o chissà. E per questo, lo tiene anche a casa sua, in poltrona. È la maschera a fare il supereroe e non ciò che essa nasconde.[2]
  • [...] Rat-Man — il solo in grado di pescare, da una ciotola ricolma di caramelle, l'unica cacca di gnu tonda come una caramella — nonostante la supervolontà di diventare supereroe, e le premesse esistenziali da supereroe, non riesce a mutare quel condizionale presente ("condurrebbe") in un presente indicativo dello stare al mondo ("conduce"). Perché? Ecco, Rat-Man è incapace di rinunciare all'umano. E l'umano è condizionale, l'umano tentenna, ci ripensa, mente a sé stesso e agli altri, ride di cose atroci, piange e si dispera per fatti minimi, è egoista, approssimativo, pigro, stupido, malinconicamente altalenante fra fantasmi e aspirazioni, pretende di essere consolato, è afflitto dal dubbio di piacere o non piacere agli altri, azzarda ma non decide, bluffa, si racconta storie edificanti e spesso, assai spesso, mai edificate. Rat-Man come tutti, di certo come me, non riesce a rinunciare a questa dialettica bene-male, luce-ombra, pizza margherita con o senza basilico? Ed è un rivoluzionario perché, poco importa se per scelta o nonostante, non cede all'impiegatizio che alberga in ogni supereroe di salvare il mondo appena c'è bisogno, e infatti Rat-Man spreca l'occasione del dolore, dell'orfanità, e della scienza fantascientifica dei superpoteri, per realizzare il superniente che però è il supertutto dell'umano: raccontare una storia a qualcuno, casomai la propria, anche quando non è esattamente credibile.[2]
  • Volevo scrivere un romanzo sul razzismo. Sul nostro esserlo. Sul sangue che per gli esseri umani porta privilegi, stabilisce proprietà e gerarchie. E così ho preso Dracula, i vampiri, per cui il sangue è solo nutrimento. Volevo scrivere un romanzo sulla fine del determinismo in matematica. Sullo sconcerto che ha procurato. E così ho preso Dracula che arriva in Europa occidentale qualche decennio prima del gatto di Schroedinger. Volevo giocare con la forma del romanzo dell’Ottocento, ma in tempo esploso, in un tempo analogico e non cronologico. E così ho preso Dracula, per cui il tempo non ha prima e dopo, sopra e sotto, ma è tutto insieme: una vasca.[3]
  • Una delle cose più difficili da bambini è coniugare i verbi, dividere il passato dal presente e dal futuro. Così è difficile adesso parlare di Michela Murgia al passato. Quindi ne parlerò al futuro.[4]
  • Michela Murgia dirà che questo posto è troppo piccolo, ci hanno sottovalutato e sabotato ancora una volta, sussurrerà torva, parlando di sé stessa al noi. E del noi, noi tutti, come sé stessa, come se la società sia un problema suo. Spoiler. Avrà ragione Michela Murgia anche domani, la società è un problema di ciascuno di noi. E in questo consiste il gesto politico di Michela Murgia.[4]
  • In italiano abbiamo la parola tempo, gli inglesi, oltre a time hanno tense e weather. Allora siccome Michela Murgia se ne andrà prima del tempo, perché non c’è tempo, e perché come sappiamo tutti, essendo stati bambini, è difficile coniugare i verbi, tense, allora oggi per Michela Murgia usiamo il tempo atmosferico: così domani pioverà Michela Murgia o splenderà Michela Murgia o Michela Murgia sarà ventosa o nebbiosa o afosa o fresca e ventilata. C’è tanto weather per Michela Murgia e per tutti noi. Vabbé Miche’ tutte e tutti e tuttu, facciamo che una volta l’ho detto.[4]

Da Le mille misure della distanza con la variante di Dracula

Repubblica.it, 3 febbraio 2021

  • La distanza, così come comunemente la intendiamo, cioè lontananza, in tempi pandemici è appunto una convenzione. In Italia, per esempio, la distanza da tenere deve essere di almeno un metro – due se si fa sport – e così era in Francia, fino all'arrivo delle varianti, ora si consiglia di stare a due metri e non utilizzare mascherine di stoffa. In Corea del Sud e Stati Uniti è raccomandato stare a due metri. Nel Regno Unito la distanza è due metri senza altre precauzioni, si riduce a un metro in uno spazio chiuso con precauzioni, areato o con la mascherina, e si trasforma in «quanto possibile» nella metro. In Germania è un metro e mezzo. L'Oms raccomanda «almeno» un metro che significa «da un metro in su, tutto bene». In India si incoraggiano le persone a uscire con un ombrello e a tenerlo aperto, in modo da mantenere una distanza fisica di circa un metro. Ma paese che vai distanza che trovi, perché gli scienziati avranno tenuto conto (immagino) delle abitudini sociali, della prossemica e plausibilmente anche dell'umidità dell'aria. Questo per sottolineare quanto i numeri siano certi, definiti e definitori in un dato contesto, e meno certi in altri. E dunque vadano sempre considerati insieme al resto della vita, e non fuori dalla vita, dunque minacciosi sempre e "dadaisti" talvolta. Questo per sottolineare quanto i numeri siano politici, e vengano politicamente utilizzati, proprio come una forza di gravità, non della natura, ma della cultura, cioè dei sistemi sociali che abbiamo costruito, delle leggi che ci siamo dati.
  • Dracula è un'infezione che si trasmette per contatto e fluidi corporei che si diffonde negli anni Novanta dell'Ottocento (il romanzo di Stoker è del 1897). Il conte, stanco dei Carpazi, giunge, munito di alcune casse di terra putrida, a Londra e comincia a mordere e, mordendo, crea vampiri. Quando arriva Van Helsing, l'ammazzavampiri, fornisce subito misure di contenimento: aglio, croce, sanificazione delle casse di terra, isolamento degli infetti. Mi sono chiesta quale possa essere l'R0 di Dracula e, dati modo di trasmissione (morso) e tempo di incubazione (ipotizziamo, dalla vicenda di Lucy Westerna, la prima infetta, che il tempo di incubazione sia di 24-48 ore), penso che il tasso iniziale di contagio stia tra 1,09 e 2,5 (una mescolanza degli R0 di Ebola e Hiv che si diffondono attraverso i fluidi corporei). Da qui è possibile costruire un modello epidemiologico simile a quelli ormai familiari, almeno di nome.
  • Van Helsing sarebbe oggi un epidemiologo che adatta le proprie conoscenze alla malattia, pensando che la sua verità sia sempre parziale, il dottor Seward invece, che non ammette l'irrazionale, apparterrebbe a chi ha negato la natura dell'infezione fin dove ha potuto, perché non ha saputo definirla con le nozioni che possedeva.
  • La differenza tra il Covid e il vampiro è che quest'ultimo, per morderci, deve essere invitato a colmare una distanza, a entrarci in casa. Il Covid no, non ha bisogno di inviti, viaggia sulle goccioline, e dunque dobbiamo mantenere le distanze.

Incipit di alcune opere[modifica]

Almanacco del giorno prima[modifica]

In Grigsby contro Russell, 1911, la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America stabilisce che il titolare di una polizza ha il diritto di trasferirla. Il giudice Oliver Wendell Holmes osserva che le assicurazioni sulla vita godono di tutte le comuni caratteristiche della proprietà, e dunque sono un oggetto che il titolare della polizza può trasferire senza alcuna limitazione. Il mio professore di Analisi matematica, citando il suo professore di matematica, mi avrebbe detto Godono e soffrono, Medrano, godono e soffrono, come noi tutti.

Così per sempre[modifica]

Un essere umano pesa circa due chili e mezzo di cenere. Per sapere il resto ci vuole molto tempo. E un amico. Di tempo ne aveva, ma gli mancava Carl.
Se avete a disposizione un intero rocchetto, non dovete immaginare la lunghezza del filo o supporla. I sogni sono tagli o giunte, amico mio, gli esseri immortali, se ne esistono – aveva sorriso Carl dietro a piccoli occhiali d'oro tondo –, non sognano. Chi ha a disposizione tutto il tempo lo misura.

Il cuore non si vede[modifica]

Una mattina, dopo sogni inquieti, Andrea Dileva si era svegliato nel suo letto, senza il cuore.
La sveglia suonava, la luce del giorno cresceva, i muri crepitavano di altri risvegli, su altri piani, sopra e sotto, ma lui e Laura continuavano a tenere gli occhi chiusi. Con le magliette di Harvard e senza mutande, si godevano la nudità sì ma con le spalle coperte dei loro quarant'anni. Non erano mai andati a Harvard peraltro. Nonostante entrambi avessero fatto ottimi studi.

La matematica è politica[modifica]

Bisogna dar ragione a Bertrand Russell quando osserva: le matematiche sono quella scienza, in cui non si sa di che cosa si parla e in cui non si sa se ciò che si dice sia vero. Ecco, in tale incertezza, si capisce che per raggiungere un qualche risultato bisogna mettere a punto un metodo. C'è poi un'altra considerazione, ben espressa da Luciano De Crescenzo in un aneddoto attribuito a Renato Caccioppoli e che qui riporto come la ricordo: uno studente, durante un esame di risposte stentate, confessa al professore di essere innamorato della matematica e il professore risponde, in napoletano: – Guaglio', ma nun si' ricambiat'.

Nessuna scuola mi consola[modifica]

La prima vera esperienza della mia vita lavorativa è stato il collegio dei docenti.
Io credo che il primo collegio dei docenti, come il primo bacio, stia in quel bagaglio di cui è possibile valutare il peso solo se lo hai tenuto sulle spalle almeno una volta nella vita.
Quando ci saranno i tour operator per le esperienze autentiche o non prevedibili, ci sarà qualcuno che organizzerà le escursioni nei collegi dei docenti.

Storia umana della matematica[modifica]

Tutto quello di cui Euclide parla, non esiste.
Non esiste una retta senza spessore, e non esistono circonferenze perfette. L'immaginazione che Euclide, dal III secolo prima di Cristo a oggi, richiede a chi legge i suoi Elementi è più grande di quella necessaria a seguire le storie degli dèi e degli eroi.

Note[modifica]

  1. a b Da Il dovere di sostenere una scuola libera e antifascista, Repubblica.it, 23 febbraio 2023
  2. a b Da Siamo uomini e topi, la Repubblica, 24 settembre 2017
  3. Citato in "Così per sempre" di Chiara Valerio: intervista alla scrittrice che ha risuscitato Dracula, intervista di Francesco Bombini, Mastereditoria.it, 30 maggio 2022
  4. a b c Discorso al funerale di Michela Murgia, 12 agosto 2023. Citato in L’apprezzato discorso di Chiara Valerio al funerale di Michela Murgia, ilpost.it, 13 agosto 2023

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]