Daniele Ponchiroli

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Daniele Ponchiroli (1924 – 1979), curatore editoriale, scrittore e filologo italiano.

Citazioni su Daniele Ponchiroli[modifica]

  • Daniele, formatosi alla stessa scuola di Bollati e con gli stessi maestri, era un eccellente studioso. Una delle due antologie di Libri del Cinquecento che ancora reggono è sua (l'altra è quella di Luigi Baldacci, anche lui scomparso). Ma il suo capolavoro di colto e intelligente annotatore è l'edizione 1964 del Canzoniere di Petrarca, per cui è noto tra tutti gli italianisti, anche tra quelli che non l'hanno mai incontrato. Gliel'aveva commissionata Gianfranco Contini stesso, e tra noi era rimasto memorabile lo scambio tra i due: "Come lo vuole, professore, il commento?", aveva chiesto timidamente Ponchiroli. "Me lo faccia alla fiamma ossidrica", aveva risposto il Maestro di Domodossola, che al parlar figurato non rinunciava mai. (Guido Davico Bonino)
  • È stato il caporedattore della nostra casa editrice [Giulio Einaudi Editore]. C'era entrato su invito di Bollati, che era stato suo compagno di studi alla Normale di Pisa e che, prima di lui, nel '54, aveva ricoperto la stessa carica. Detto così, è come non dir niente. Allora voglio aggiungere – tanto per tentare di spiegarmi meglio – che è stato, con Bollati e Calvino, uno dei tre uomini-chiave della casa editrice. Se uno dei tre non ci fosse stato (mi riferisco al periodo coperto da questo taccuino), la casa editrice non sarebbe stata: uso, con piena consapevolezza, la forma intransitiva. (Guido Davico Bonino)
  • Un uomo mite, che dava consigli a tutti, che seguiva in particolare gli autori con lui in sintonia con una straordinaria mitezza e cordialità di fondo verso la vita e verso gli altri. Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern, Primo Levi, sono autori che potremmo definire "ponchiroliani". Avevano fatto la guerra, in Russia e sui monti, o venivano dai campi di concentramento: autori testimoni della storia. E anche Gianni Rodari, e Mario Lodi. Ponchiroli era uno della generazione dei "normalisti", come Bollati, ma non esibiva la sua preparazione. La teneva per sé, salvo curare in proprio bellissime edizioni del Milione o delle Rime di Giovanni Della Casa, i classici italiani del Quattrocento, Petrarca; o annotare Salgari o Garibaldi; o tradurre Ionesco; o illustrare libri per ragazzi, suoi o di altri, con pseudonimi vari. (Giulio Einaudi)

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