Drew Karpyshyn
Drew Karpyshyn (1971 – vivente), scrittore, sceneggiatore e autore di videogiochi canadese.
Star Wars – Darth Bane – Il sentiero della distruzione
[modifica]Incipit
[modifica]Sul finire della Vecchia Repubblica i Sith, seguaci del lato oscuro della Forza e antichi nemici dell'Ordine dei Jedi, erano soltanto due: un Maestro e un apprendista. Eppure, non era sempre stato così. Mille anni prima che la Repubblica crollasse e l'Imperatore Palpatine salisse al potere, esisteva un esercito di Sith...
Citazioni
[modifica]- «Hurst diceva sempre che eri un poco di buono. Sapeva che avevi qualcosa di sbagliato... Bane.»
Des socchiuse gli occhi, ma si guardò bene dall'abboccare. Hurst lo apostrofava così quand'era ubriaco. Bane. Rovina. Aveva incolpato il bambino per la morte della moglie, per averlo costretto a restare su Apatros. Considerava il suo unico figlio la rovina della propria esistenza, e tendeva a urlarglielo in faccia nei momenti di collera indotti dall'alcol.
Bane. Un nome che rappresentava tutto quanto di maligno, meschino e crudele c'era in suo padre. Un nome che scuoteva le paure interiori di ogni bambino: il timore di deludere, di essere abbandonato, di subire violenza. Da piccolo quel nome lo aveva ferito più di tutte le percosse subite dalle mani violente del padre, ma Des non era più un bambino: col tempo aveva imparato a ignorarlo, come tutti gli altri veleni che la bocca di quell'uomo vomitava. (p. 20) - Ufficialmente la guerra contro i Sith non era altro che una serie di scontri militari protratti nel tempo, benché tutta la galassia sapesse che si trattava di un conflitto; c'era dunque bisogno di un flusso costante di cadetti giovani e infervorati. Per qualche motivo, la Repubblica si aspettava sempre che i cittadini dell'Orlo Esterno non vedessero l'ora di unirsi a loro. Ogni qualvolta un equipaggio militare della Repubblica passava per Apatros, gli ufficiali tentavano di procacciarsi nuove reclute. Offrivano un giro di alcolici e poi lo usavano come scusa per rompere il ghiaccio, solitamente raccontando la gloriosa ed eroica vita da soldati. A volte giocavano la carta della brutalità dei Sith, altre promettevano una vita migliore tra le fila dell'esercito; per tutto il tempo fingevano cordialità e simpatia nella speranza che qualcuno si unisse alla loro causa.
Des sospettava che ricevessero qualche extra sulla paga per ogni recluta che riuscivano ad abbindolare. Purtroppo per loro, su Apatros non avrebbero trovato terreno fertile. Nell'Orlo Esterno la Repubblica non era molto popolare: la gente di lì, Des incluso, sapeva che i Mondi del Nucleo sfruttavano a proprio vantaggio pianeti piccoli e remoti come Apatros. Ai confini estremi dello spazio civilizzato, i Sith trovavano un gran numero di avversatori della Repubblica; era uno dei motivi per cui il loro numero continuava a crescere col prolungarsi della guerra. (pp. 33-34) - Des aveva sentito ogni sorta di storie assurde sulle imprese straordinarie compiute dai Jedi grazie al potere mistico della Forza, ma presumeva si trattasse solo di miti e leggende, o comunque di esagerazioni. Sapeva dell'esistenza di poteri che trascendevano il mondo fisico: lo dimostravano le sue premonizioni. Ma le storie su ciò di cui i Jedi erano capaci erano troppo inverosimili per essere vere. Se davvero la Forza era un'arma così straordinaria, perché quella guerra stava durando tanto?
«Non sono molto attratto dall'idea di obbedire a un Maestro Jedi,» rispose. «Ho sentito cose strane sulle loro credenze: niente passioni né emozioni, sembra quasi che ci vogliono trasformare tutti in droidi.»
I giocatori restanti ricevettero un altro giro di carte.
«I Jedi seguono la saggezza,» spiegò il comandante. «Non permettono che il desiderio o la rabbia velino il loro giudizio.»
«La rabbia ha la sua utilità,» osservò Des. «Mi ha tirato fuori da un sacco di brutte situazioni.»
«Penso che il trucco sia proprio non trovarsi in quelle situazioni, in primo luogo,» ribatté il tenente in tono educato. (p. 44) - «I Jedi sono i difensori della Repubblica,» proseguì il tenente con franchezza. «A un normale cittadino i loro modi potranno sembrare strani, ma sono dalla nostra parte. Non vogliono altro che la pace.»
«Oh, davvero?», disse Des, guardando le carte e gettando sul tavolo i gettoni. «Credevo che volessero eliminare i Sith.»
«I Sith sono un'organizzazione illegale,» spiegò il tenente. Lasciò la mano dopo aver ponderato attentamente per un attimo. «Il Senato ha emanato un atto che li dichiarava fuorilegge quasi tremila anni fa, poco dopo che Revan e Malak hanno devastato tutta la galassia.»
Il guardiamarina brillo vinse di nuovo la mano per la seconda volta di fila. A volte era meglio aver fortuna che bravura.
«E dunque la Repubblica dice che i Sith vanno eliminati,» ripeté Des gettando l'invito per la mano successiva. «Ma se fossero i Sith a comandare, scommetto che direbbero lo stesso dei Jedi.»
«Se sapessi come sono fatti davvero, non lo diresti,» replicò un altro soldato. «Io ho combattuto con loro: sono assassini sanguinari!»
Des lo derise. «Già, come osano cercare di ucciderti nel bel mezzo di una guerra? Dovrebbero saperlo che sei occupato ad ammazzarli. Proprio dei gran maleducati!» (p. 45) - Non cercate di vendermi i vostri Jedi e la vostra Repubblica, perché questo è esattamente ciò che è: la vostra Repubblica. Dite che i Sith rispettano solo il potere? Be', è così che va anche qui nell'Orlo, più o meno. Ognuno deve badare a se stesso, perché nessun altro lo farà. Per questo i Sith qui continuano a trovare sempre nuove reclute disposte a unirsi a loro. Chi non ha niente pensa di non aver nulla da perdere. E se la Repubblica non se ne accorgerà presto, la Confraternita dell'Oscurità vincerà questa guerra, dovessero anche esserci mille Jedi al comando del vostro esercito. (Darth Bane, p. 48)
- Des sapeva come volgere la paura a proprio vantaggio. Prendi quello che ti rende debole e trasformalo in qualcosa che ti dia forza. Trasformare, cioè, la paura in rabbia e odio: del nemico, della Repubblica e dei Jedi. L'odio gli dava forza, e la forza lo conduceva alla vittoria.
Per Des era facile mettere in atto la trasformazione una volta iniziato il combattimento. Grazie ai maltrattamenti del padre, era dall'infanzia che mutava la paura in odio. Forse era un soldato tanto abile per questo. E forse era per questo che gli altri lo consideravano un capo. (pp. 80-81) - «La via dei Sith non è adatta ai deboli,» lo avvertì l'imponente Twi'lek. «Chi esita... sarà lasciato indietro.» Nel suo tono c'era un che di minaccioso.
«Non succederà,» rispose Des imperterrito.
«Staremo a vedere,» osservò Kopecz, poi aggiunse: «Questo è un nuovo inizio per te, una nuova vita. Molti studenti che si recano qui si scelgono un nuovo nome, lasciandosi alle spalle la loro vecchia esistenza.»
Des non desiderava conservare nessuna parte della sua vita precedente. Un padre violento, la brutalità del lavoro in minera su Apatros: nei suoi ricordi non c'era altro che la ricerca di una nuova vita. I Camminatori gli avevano offerto una via di fuga, ma era stata solo temporanea. In quel momento aveva l'occasione di lasciarsi per sempre il passato alle spalle. Non doveva far altro che abbracciare la Confraternita dell'Oscurità e si suoi insegnamenti. Eppure, per motivi che non riusciva a spiegare, sentì la fredda morsa della paura incalzarlo, e così esitò.
«Desideri scegliere un nuovo nome, Dessel?», domandò Kopecz, forse percependone la riluttanza. «Desideri rinascere?» Des annuì.
Kopecz sorrise ancora una volta. «E come dovremo chiamarti?»
La paura non lo avrebbe fermato: l'avrebbe catturata, trasformata e resa sua. Avrebbe preso ciò che un tempo lo aveva reso debole e lo avrebbe sfruttato per diventare più forte.
«Il mio nome è Bane. Bane dei Sith.» (pp. 94-95) - La passione alimentava il lato oscuro, ma se anche il lato oscuro avesse alimentato la passione? L'emozione portava potere, ma questo aumentava l'intensità dell'emozione... che a sua volta aumentava il potere. Nelle giuste circostanze, si sarebbe andato a creare un ciclo che avrebbe avuto fine soltanto quando si fossero raggiunti i limiti della propria capacità di controllare la Forza, o quando il bersaglio dell'odio e della rabbia fosse stato distrutto. (p. 133)
- Nella pratica, la spada laser a due lame è più limitata di una tradizionale. Può infliggere più danni, ma con minore precisione. Necessita di movimenti più lunghi e ampi, che non si tramutano efficacemente in un affondo o una stoccata rapidi. Tuttavia, poiché è un'arma difficile da padroneggiare, pochi tra i Jedi e persino tra i Sith la capiscono. Non sanno in che modo attaccare o difendersi veramente da essa. Ciò dona a coloro di noi che la usano un vantaggio su gran parte degli avversari. (Kas'im, p. 176)
- I Jedi considerano le emozioni parte della nostra natura animalesca; credono che si debba trascendere dagli istinti più basilari. Ma io so che è la passione a renderci forti. I Jedi la temono soltanto perché rende i Padawan imprevidibili e difficili da controllare. (Githany, p. 181)
- «Sei stato intelligente a riconoscere che la battaglia era terminata, ma mi aspettavo che combattessi fino alla fine. Non c'è onore nella resa.»
«L'onore è il trofeo degli sciocchi,» rispose Bane, ripetendo un passaggio tratto da uno dei volumi letti di recente negli archivi. «La gloria non è di alcuna utilità ai morti.»
Dopo aver riflettuto per un istante su quelle parole, il Maestro di Spada annuì. «Ben detto, giovane apprendista.»
Bane non fu sorpreso dal fatto che Kas'im non avesse riconosciuto la citazione. Quelle parole erano state scritte quasi tremila anni prima da Darth Revan. Quando si trattava di studiare gli scritti antichi, i Maestri erano svogliati quanto gli studenti. Pareva che l'Accademia avesse voltato la schiena ai vecchi campioni del lato oscuro.
Era pur vero che Revan era finito col tornare ai Jedi e alla luce dopo il tradimento di Darth Malak. Ciò nonostante, Revan e Malak erano stati vicinissimi a spazzar via la Repubblica. Non tener conto di ciò che avevano fatto era da sciocchi, e ancora di più lo era ignorare le lezioni che si potevano apprendere da loro. Eppure, Qordis e gli altri Maestri si rifiutavano ostinatamente d'impiegare tempo a studiare la Storia dell'Ordine dei Sith. (p. 186) - «Maestro, perché i Sith non usano più il titolo di "Darth"?»
«È stato deciso da Lord Kaan,» spiegò il Twi'lek mentre si asciugava il sudore. «La tradizione dei Darth è una reliquia del passato. Rappresenta ciò che i Sith erano un tempo, non ciò che siamo adesso.»
Bane scosse la testa, insoddisfatto dalla risposta. «Dev'esserci un'altro,» disse, chinandosi a recuperare la veste che si era tolto all'inizio del duello. «Lord Kaan non getterebbe via le antiche tradizioni senza una giustificazione.»
«Vedo che la risposta più semplice non ti basta,» disse Kas'im con un sospiro, rivestendosi. «Benissimo. Per capire perché quel titolo non viene più usato, devi comprendere cosa rappresenti davvero. Il nome "Darth" non era solo un simbolo di potere: era una dichiarazione di supremazia. Veniva utilizzato dai Signori Oscuri che cercavano d'imporre la propria volontà sugli altri Maestri. Era una sfida, con cui si avvertiva di prostrarsi se non si voleva essere distrutti.»
Bane lo sapeva già grazie ai propri studi, ma non riteneva saggio interrompere il Maestro. Si mise invece a sedere a gambe incrociate, sollevando lo sguardo e limitandosi ad ascoltare.
«Naturalmente, pochi degli altri Signori Oscuri si sarebbero mai sottomessi a lungo al volere di un altro,» proseguì Kas'im. «Ogni qualvolta uno del nostro Ordine assumeva il titolo di Darth, l'inganno e il tradimento erano sempre dietro l'angolo per sottrarglielo. Non può esistere pace per un Maestro che osi servirsi del titolo di Darth.»
«La pace è una menzogna,» ribatté Bane. «Vi è solo la passione.»
Kas'im inarcò le sopracciglia per l'esasperazione. «Mi sono espresso male. Volevo dire "stabilità". I Maestri che sceglievano il titolo di "Darth" dedicavano lo stesso tempo tanto a guardarsi dai presunti alleati quanto a combattere i Jedi. Kaan voleva porre fine a questo spreco.» (p. 187) - Qualcuno di voi mi ha detto una volta che il titolo di Darth era caduto in disuso in quanto promuoveva la rivalità fra i Sith e creava facili bersagli per i Jedi. Era più semplice abbandonare quest'usanza, e far usare a tutti i Maestri Sith lo stesso titolo di Signore Oscuro. [...] Ma io so la verità, Qordis. So perché nessuno di voi reclama per sé quel nome: è per paura. Siete codardi. (Darth Bane, p. 237)
- Il lato oscuro incita per sua natura alla rivalità e al conflitto. Questa è la più grande forza dei Sith: elimina i deboli dal nostro Ordine.
Le costanti battaglie dei Sith sin dall'inizio della Storia avevano uno scopo necessario: concentrare il potere del lato oscuro in pochi individui forti. La Confraternita aveva cambiato tutto. Ormai cento o più Signori Oscuri seguivano Kaan, ma per la gran parte erano deboli e inferiori. Il numero dei Sith era più alto che mai, eppure stavano perdendo la guerra contro i Jedi.
Il potere del lato oscuro non può essere disperso tra le masse; deve concentrarsi nei pochi degni di questo onore. (pp. 268-269) - Kaan aveva corrotto tutto l'Ordine dei Sith, trasformandolo in un nauseante coacervo di leccapiedi piagnucolanti. Li aveva convinti tutti con l'inganno a credere che potessero sconfiggere i Jedi grazie alla potenza delle armi, ma Bane sapeva come stavano davvero le cose. I Jedi erano molti e diventavano ancora più potenti se uniti contro un nemico comune: era la natura del lato chiaro. La chiave per sconfiggerli non stava nelle flotte o negli eserciti. Le armi di cui avevano bisogno erano l'inganno e la discrezione. Avrebbero vinto soltanto mediante astuzia e sottigliezza. (p. 276)
- La gloria non ha alcun significato per i morti. (Darth Bane, p. 310)
- L'onore è per i vivi. I morti sono morti. (Darth Bane, p. 323)
- La Confraternita dell'Oscurità era stata epurata. Per quanto ne sapevano i Jedi, i Sith si erano estinti. E Bane aveva intenzione di lasciarglielo credere.
Era l'unico Signore Oscuro dei Sith, l'ultimo nel suo genere. Su di lui sarebbe ricaduto il peso della ricostruzione; stavolta, però, l'avrebbe fatto nel modo giusto. Anziché molti, sarebbero stati solo due: un Maestro e un apprendista. Uno per incarnare il potere, l'altro per bramarlo.
Per sopravvivere i Sith dovevano sparire, diventare terrificanti creature mitologiche. Lontano dagli occhi dei Jedi, avrebbero potuto ricercare i segreti perduti del lato oscuro fino a controllarlo pienamente. Solo allora, una volta che la vittoria sui nemici fosse stata certa, avrebbero strappato il velo d'ombra per rivelarsi.
Sarebbe stato un cammino lungo e arduo. Forse ci sarebbero voluti anni o decenni prima di poter attaccare di nuovo la luce; forse addirittura secoli. Ma Bane era paziente: capiva ciò che sarebbe accaduto e cosa andasse fatto. Forse lui non sarebbe vissuto per assistere al trionfo del lato oscuro, ma i posteri avrebbero perpetuato la sua eredità. Un giorno, in un remoto futuro, la Repubblica sarebbe caduta e i Jedi periti, e tutta la galassia si sarebbe inchinata dinanzi a un Signore Oscuro dei Sith. Era inevitabile; era la via del lato oscuro. (pp. 352-353)
Explicit
[modifica]«Sai chi sono io?», le domandò.
Lei annuì e fece un altro passo avanti. «Sei un Sith.»
«Non hai paura di me?»
«No,» rispose lei scuotendo la testa, anche se Bane sapeva che non era del tutto sincera. Avvertiva la sua paura, ma era sepolta sotto emozioni ben più forti: dolore, rabbia, odio, desiderio di vendetta.
«Ho ucciso molte persone,» la avvertì Bane. «Uomini, donne... bambini, anche.»
Lei rabbrividì, ma non cedette. «Anch'io sono un'assassina.»
Bane posò lo sguardo sui cadaveri dei Jedi, poi tornò a rivolgersi alla ragazzina che gli stava davanti con aria di sfida. Era lei quella giusta? Era stata la Forza a condurlo su quella strada nel tornare alla nave? Lo aveva portato lì, in quel preciso momento, semplicemente per fargli trovare la sua apprendista?
Le pose un'ultima, fondamentale domanda. «Conosci le vie della Forza? Capisci la vera natura del lato oscuro?»
«No,» ammise Rain, senza mai distogliere lo sguardo. «Ma puoi insegnarmi tu. Sono giovane. Imparerò.»
Star Wars – Darth Bane – La regola dei due
[modifica]Incipit
[modifica]Darovit arrancava tra i corpi disseminati per tutto il campo di battaglia, la mente offuscata da pena e orrore. Aveva riconosciuto molti dei cadaveri: alcuni erano stati al servizio del lato luminoso, alleati dei Jedi; altri avevano percorso il Lato Oscuro, servendo i Sith. E nonostante il suo stato di stordimento non poteva fare altro che chiedersi a quale lato appartenesse lui stesso.
Citazioni
[modifica]- [Su Darth Bane] Credeva nel potere della Forza, ma anche in se stesso: era più di uno semplice pedina di una profezia o del Lato Oscuro soggetta ai capricci di un inesorabile, inevitabile futuro. La Forza era uno strumento che aveva usato per forgiare il suo stesso destino con il potere e l'ingegno. Soltanto lui, tra i Sith, si era veramente guadagnato il titolo di Signore Oscuro, ed era per questo che soltanto lui era sopravvissuto. (p. 21)
- Un Sith sa quando scatenare la furia del Lato Oscuro, [...] ma anche quando trattenerla. La pazienza può essere un'arma, se sai come usarla, e la tua rabbia può alimentare il Lato Oscuro, se impari a controllarla. (Darth Bane, pp. 24-25)
- Chi non conosceva le vie della Forza, la considerava soltanto un'arma, o uno strumento: poteva colpire un nemico in battaglia, far levitare oggetti e attirarli nel palmo di una mano o scagliarli in una stanza. Ma per chi ne comprendeva il vero potere, quelli non erano altro che trucchetti da prestigiatore.
La Forza era parte di tutti gli esseri viventi, e tutti gli esseri viventi erano parte della Forza. Scorreva in ogni essere, animale e creatura, in ogni albero e pianta. Le energie fondamentali della vita e della morte la attraversavano, producendo delle increspature nel tessuto stesso dell'esistenza. (p. 35) - L'abilità in combattimento non è che la più semplice dimostrazione del Lato Oscuro. [...] Rapido e brutale, serve al suo scopo. Tuttavia, è spesso molto meno efficace di sottigliezza e inganno. (Darth Bane, p. 40)
- Come servitori del Lato Oscuro, noi gioiamo per la morte dei nostri nemici. Traiamo potere dalla loro sofferenza, ma dobbiamo bilanciarlo in vista di ricompense ancora maggiori. Dobbiamo riconoscere che uccidere per sadismo, cioè senza ragione, scopo o necessità, è soltanto l'azione di uno sciocco. (Darth Bane, p. 40)
- I Jedi sono imprigionati dalle catene dell'obbedienza: al Consiglio, ai loro Maestri, alla Repubblica. Coloro che seguono il lato luminoso credono perfino di dover obbedire alla Forza. Sono semplici strumenti della sua volontà, schiavi di un bene superiore.
I seguaci del Lato Oscuro comprendono la vera essenza della schiavitù. Riconosciamo le catene che ci trattengono e crediamo che sia il potere dell'individuo a spezzare queste catene. È quella la via della grandezza. Soltanto se siamo liberi possiamo esprimere il nostro vero potenziale. (Darth Bane, p. 53) - C'è molta brava gente che teme i Jedi e ciò di cui sono capaci. Pensano che siano i Jedi a istigare le guerre. Sostenete che le vostre azioni sono guidate dalla Forza, ma a chi non ne percepisce la presenza sembra quasi che il vostro Ordine non tenga conto di niente o nessuno. (Tarsus Valorum, p. 107)
- I Jedi hanno giurato di servire la Repubblica. [...] Combattiamo per difenderla in tempo di guerra, ma quando la guerra finisce dobbiamo mettere da parte le armi e diventare degli ambasciatori di pace. (Valenthyne Farfalla, p. 109)
- Pazienza. Astuzia. Segretezza. Sono queste le armi dei Sith. [...] Agendo frettolosamente darai un vantaggio al nemico. [...] A volte la cosa migliore, e più difficile, è non agire. Anche i più grandi guerrieri spesso sbagliano a non aspettare il momento opportuno per colpire. (Darth Bane, p. 137)
- Bane era un visionario che riusciva a vedere il futuro. Aveva capito come sfruttare i punti deboli della Repubblica; sapeva come distogliere lo sguardo dei Jedi dal Lato Oscuro, conducendoli contemporaneamente sul lungo sentiero che li avrebbe portati all'annientamento totale. Sapeva manipolare persone, organizzazioni e governi; piantare semi che avrebbero riposato per anni, forse perfino per decenni, prima di germogliare. (p. 283)
Explicit
[modifica]"Un giorno sarò più potente di te", lo avvertì Zannah. "E quel giorno ti ucciderò, Lord Bane.
"Ma non oggi".
Star Wars – Darth Bane – La dinastia del male
[modifica]Citazioni
[modifica]- Talvolta, quando siamo accecati dal dolore, non siamo in grado di guardare oltre i nostri desideri più istintivi. (Obba, p. 73)
- "Qual è la differenza tra un Sith e un Jedi Oscuro?", chiese Lucia.
L'Ithoriano smise di camminare avanti e indietro e si voltò verso di loro, rivolgendosi istintivamente al suo pubblico come un maestro durante una lezione.
"I Sith erano i nemici giurati dei Jedi e della Repubblica. Essi hanno cercato di sterminarci, per poter governare la galassia. Hanno unito la loro forza nella Confraternita dell'Oscurità, raccogliendo innumerevoli seguaci della loro causa con false promesse. Hanno raccolto un esercito di individui abbastanza folli e disperati da credere alle loro bugie, facendo sprofondare la galassia in una guerra che minacciava di distruggerci tutti".
Lucia rimase in silenzio mentre Obba parlava, anche se si irrigidì involontariamente alla descrizione sua e dei suoi commilitoni.
"Un Jedi Oscuro, invece, ha ambizioni molto più contenute. Egli pensa solo a se stesso. Agisce da solo. L'obiettivo finale non è la conquista della galassia, ma la ricchezza personale e la fama. Proprio come un delinquente qualunque, egli gode della crudeltà e dell'egoismo, divora i deboli e i più vulnerabili, diffondendo miseria e sofferenza ovunque vada". (pp. 76-77) - Bane era ambizioso. Bane era forte. Era riuscito a sollevarsi da ciò che lo circondava. Attraverso la pura forza di volontà, si era liberato dalle catene della sua infanzia, forgiandosi un nuovo destino. Si era fatto dal nulla, sino a diventare il Signore Oscuro dei Sith. (p. 99)
- Ciò che gli ignoranti spesso riconducevano al caso o alla fortuna, molte volte era semplicemente opera della Forza. Alcuni sceglievano di chiamarlo destino o fato, sebbene tali termini fossero troppo semplicistici per trasmettere l'influenza sottile eppur così vasta che esercitava. La Forza era viva; essa permeava il tessuto stesso dell'universo, scorrendo in ogni creatura, un'energia che sfiorava e influenzava tutte le cose viventi, mentre le sue correnti chiare e oscure fluivano scorrevano, plasmando le matrici stesse dell'esistenza. (pp. 112-113)
- Coloro che sono vittime non hanno nessuno da incolpare se non se stessi. Essi non meritano pietà, sono vittime a causa dei propri errori e delle proprie debolezze. (Darth Bane, p. 204)
- A volte, la vendetta doveva essere fredda e calcolatrice; c'erano dei momenti in cui era meglio stare attenti e avere pazienza. Talvolta, tuttavia, la punizione non poteva attendere. A volte l'azione doveva essere alimentata dalla rabbia e dall'odio, bruciando di eccitazione animale. (p. 249)
- Il Lato Oscuro distrugge. Non può portare né pace né risoluzione, ma soltanto miseria e morte. (p. 280)
- Il Lato Oscuro divora chi non ha il potere di controllarlo. [...] È una violenta tempesta di emozioni che annienta qualsiasi cosa sul suo cammino. Esso devasta i deboli e gli indegni. (Darth Bane, p. 284)
- "Voglio imparare le vie dei Sith".
"Se vuoi diventare la mia apprendista, dovrai gettare via le catene della tua vecchia vita. Dovrai recidere ogni legame con familiari e amici".
"Non ne ho".
"Non potrai tornare a casa; dovrai essere disposta a lasciarti alle spalle tutti i tuoi averi".
"Ricchezze e beni materiali non significano niente per me", rispose lei. "Io voglio solo il potere e uno scopo. Con il potere, si può ottenere qualsiasi cosa. Con lo scopo, la propria vita acquista una senso".
Bane annuì in approvazione, rimestando il fuoco ancora una volta prima di continuare.
"Se diventerai la mia apprendista, la persona che eri cesserà di esistere. Dovrai rinascere nel Lato Oscuro".
"Sono pronta, mio signore". Non c'era traccia di esitazione nella sua voce.
"Quindi sceglierai un nuovo nome, come simbolo della tua nuova e più grande esistenza".
"Cognus", annunciò dopo un momento di riflessione.
Bane rimase colpito. L'Iktotchi aveva capito che il suo potere non risiedeva nelle armi e nella sete di sangue, ma nella sua conoscenza, saggezza e capacità di vedere il futuro.
"Un buon nome", notò, posando il bastone ed ergendosi in tutta la sua altezza. Mentre lo faceva, l'Iktotchi si inginocchiò davanti a lui e chinò il capo.
"Da oggi in poi tu sarai Darth Cognus dei Sith", pronunciò. (p. 291) - "Un tempo i Sith erano tanto numerosi quanto i Jedi. A differenza di questi, tuttavia, le caste inferiori cercavano continuamente di rovesciare i propri sovrani. La loro ambizione era legittima; è questa la via del Lato Oscuro. Questo è ciò che ci guida e ci dà forza. Essa però può anche distruggerci, se non adeguatamente controllata.
"Sotto le vecchie regole, un leader potente avrebbe potuto essere rovesciato dall'unione delle forze di molti Sith inferiori. Era inevitabile, un ciclo che si ripeteva più e più volte. E ogni volta, l'Ordine, nel suo complesso, s'indeboliva.
"I più forti venivano uccisi, e i poiù deboli laceravano i Sith con le loro meschine guerre di successione. Nel frattempo, i Jedi rimanevano uniti, nella consapevolezza che i loro nemici fossero troppo occupati a combattersi tra loro perché potessero sconfiggerli".
"E tu hai scoperto un modo per interrompere questo ciclo", intervenne Cognus.
"Ora tutto ciò che facciamo è guidato dalla Regola dei Due", spiegò Bane. "Un Maestro e un apprendista. Questo assicura che il titolo di Maestro ricada soltanto su un degno successore". (p. 295)
Explicit
[modifica]L'ultima cosa che voleva era governare la galassia. Che Jedi e Sith cambattessero pure la loro guerra senza fine. Il risultato non faceva alcuna differenza per lui. Set era un sopravvissuto; tutto ciò che voleva era vivere una vita lunga e prospera. E se avesse imparato i segreti del trasferimento dell'essenza, la sua vita sarebbe stata davvero molto, molto lunga.
Doveva stare attento, naturalmente, a non attirare mai troppa attenzione su se stesso. A cercare di non pestare i peidi a Jedi o personaggi potenti come Zannah.
Nessun problema. In pratica, basta fare quello che stai già facendo.
E doveva custodire l'Holocron come se la sua vita – la sua lunga, lunghissima vita – dipendesse soltanto da quello.
"Sei pronto per iniziare la prima lezione?", chiese il guardiano.
"Non sapete quanto, Maestro", rispose Set con un sorriso beffardo. "Davvero, non sapete quanto".
Bibliografia
[modifica]- Drew Karpyshyn, Star Wars – Darth Bane – Il sentiero della distruzione, traduzione di Virginia Petrarca, Panini S.p.A., 2022, ISBN 978-88-287-09275
- Drew Karpyshyn, Star Wars – Darth Bane – La regola dei due, traduzione di Christian La Via Colli, Multiplayer.it Edizioni, 2013, ISBN 9788863551983
- Drew Karpyshyn, Star Wars – Darth Bane – La dinastia del male, traduzione di Christian La Via Colli, Multiplayer.it Edizioni, 2013, ISBN 9788863551990
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