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Ferdinando Neri

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Ferdinando Neri (1930 circa)

Ferdinando Neri (1880 – 1954), francesista e storico della filosofia italiano.

Citazioni di Ferdinando Neri

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  • La morte di Serafino dall'Aquila, mentre, giovine ancora, dopo un assiduo vagar per le corti italiane, s'era ridotto novamente in Roma, nella cerchia letteraria del Valentino, fu come il richiamo, e rimase ai posteri il segno della nostra volgare poesia, quale fiorì, sregolata, speciosa, enfatica, tra il finire del Quattro- e gl'inizi del Cinquecento; e lo studio maggiore che s'abbia tuttavia di quel vastissimo gruppo di rimatori, poté seguire per testo le Collettanee d'esaltazione e di rimpianto per l'ardente poeta[1].[2]

Giovan Giorgio Trissino e i fiorentini grecheggianti

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  • Con lo spirito proprio del Rinascimento, si studiava allora per dedurre nuove forme alla moderna poesia; e animava quelle ricerche un desiderio, stimato non vano della bellezza antica, e come una sicura certezza che la conoscenza del congegno esterno e il possesso di mezzi tecnici simiglianti ai greci e latini avesse a schiudere tutta libera la via dell'arte. Giovan Giorgio Trissino fu di quello studio e di quella critica il rappresentante forse più notevole, certo il più limpido e schietto: mancava la tragedia, il solo e vero componimento drammatico che potesse accogliere le grandi passioni ed avvivare l'antica scena, ed egli si pose a rinnovare la tragedia: freddamente quanto all'arte, e con quell'entusiasmo tutto particolare che ci accompagna in una ricerca, anche faticosa, anche aspra, ma della quale sappiamo che una volta compiuto tutto il lavoro necessario, non potrà fallirci il risultato. Egli vedeva innanzi a sé una meta chiara: i modelli antichi: doveva dunque rifare quei modelli, e, di proposito, non si curò d'altro. (p. 27)
  • La Sofonisba fu composta dal Trissino in Roma fra il 1514 e il 1515, ma la traccia, il sistema dovean già esser maturi per lunga preparazione. Le due prime edizioni uscirono in Roma nel 1524, e d'allora le stampe si succedettero con una corta frequenza per tutto il secolo, fra i grandi elogi; cui la posterità volle sostituire ben altro giudizio. Ché, se la fama della Sofonisba ancora nel secolo XVIII poteva dirsi abbastauza alta, oggi essa è del tutto sfiorita. – Qual nuovo dispregio troveremo noi per questa gelida Sofonisba, che ormai vede la sua natural povertà velata da una malevola compassione e come da un invincibile senso di noia, cui pose anche il suggello la bonarietà di Alessandro Manzoni? Davvero è pallida, ha una semplicità rassegnata: pare che il Trissino abbia voluto rappresentare una grande passione, ma frenata e composta, come dovrebbe sempre un attore di quelli che diciamo corretti. (pp. 33-34)
  • La Sofonisba risulta di più elementi, e non solo nella disposizione delle scene, nella serie dei discorsi, nelle immagini apprese e derivate da più fonti, ma nella sua stessa concezione; i caratteri non giungono a celare la loro incoerenza che nell'imprecisione: e allo stesso modo l'intera tragedia raccoglie le risultanze delle varie parti, o discordi o isolate, in un'impressione generale di luce debole e scialba. (p. 37)

Note

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  1. D’Ancona, Del secentismo nella poesia cortigiana del secolo XV, in Studj sulla letterat. ital. de' primi secoli, Ancona, 1884. [N.d.A.]
  2. Da Nota sulla letteratura cortigiana del Rinascimento, in Bulletin italien, Tome VI, N. 2, Avril-Juin 1906, Bordeaux-Paris, p. 125.

Bibliografia

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Altri progetti

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