Gian Giorgio Trissino

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Gian Giorgio Trissino in un ritratto di Vincenzo Catena

Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro (1478 – 1550), umanista, poeta, tragediografo, linguista e filosofo italiano.

L'Italia liberata dai Goti[modifica]

Incipit[modifica]

Divino Apollo, e voi celesti Muse,
ch'avete in guardia i glorïosi fatti
e i bei pensier de le terrene menti,
piacciavi di cantar per la mia lingua
come quel giusto ch'ordinò le leggi
tolse a l'Italia il grave ed aspro giogo
de gli empi Gotti, che l'avean tenuta
in dura servitù presso a cent'anni:
per la cui libertà fu molta guerra,
molto sangue si sparse, e molta gente
passò 'nanz'il suo dì ne l'altra vita,
come permesse la divina altezza.

Citazioni[modifica]

  • [...] la colluvïon de le persone | non suol dar la vittoria de le guerre, | ma i pochi e buoni, con consiglio ed arte, | più volte han vinto innumerabil gente. (libro I)
  • [...] chi ragiona del voler divino | tanto n'entende men quanto più parla. (libro X)
  • [...] prender moglie | è un mal che suol desiderar la gente: | e quel che si dispone a tòr mogliera | camina per la strada del pentirsi, | per ciò che l'uom ch'ha donna è sempre servo. (libro XIII)
  • Deh come è vero | che l'ignoranza fa le menti audaci | e la ragion le fa dubbiose e lente. (libro XXI)
  • [...] dopo le rotte de i nimici | chi vuole aver di lor vittoria a pieno | non gli dia spazio mai da ristorarsi. (libro XXII)
  • [...] l'uom ch'offende scrive entr'a la polve | l'offesa, e in marmo quel che la riceve [...]. (libro XXII)
  • [...] la vendetta è il pianto de i guerrieri, | né mai sta bene a gli uomini robusti | il lacrimar come fanciulli o donne. (libro XXVII)
  • [...] vincere il nimico senza sangue | è più sicura e più lodevol opra | che superarlo con battaglie e morti. (libro XXVII)

Sofonisba[modifica]

Incipit[modifica]

Sofonisba: Lassa, dove poss'io voltar la lingua,
se non la 've la spinge il mio pensiero?
Che giorno e notte sempre mi molesta.
E come posso disfogare alquanto
questo grave dolor, che 'l col m'ingombra,
se non manifestando i miei martìri?
I quali ad un ad un voglio narrarti.
Erminia: Regina Sofonisba, a me regina
per dignità, ma per amor sorella
sfogate meco pure il cuor, che certo
non possete parlar con chi più v'ami;
né che si doglia più dei vostri mali.

Citazioni[modifica]

  • Erminia: La gloria, e l'altro ben, che il mondo apprezza,
    si truova pur in quell'altera vita. (p. 8)
  • Sofonisba: Il dominar ti piace
    mentre l'aspetti; e par cosa gradita;
    ma come l'hai, sempre dolor ne senti. (p. 8)
  • Coro: Che il non sapere il male,
    nol fa minore, anzi il consiglio intrica
    e benché allor non sturbi alcun diletto,
    c'induce a caso tale,
    che 'l soccorso impedisce e 'l mal nutrica:
    sì come l'ozio arreca al fin fatica,
    così simil diletto apporta noia. (p. 10)
  • Coro: Ben areste cagion di pianger sempre,
    se il pianto vi recasse alcun rimedio;
    ma se v'annoia più, meglio è lasciarlo. (p. 16)
  • Sofonisba: La vita nostra è come un bel tesoro,
    che spender non si deve in cosa vile,
    né risparmiar ne l'onorate imprese;
    perché una bella e gloriosa morte
    illustra tutta la passata vita. (p. 17-18)
  • Coro: Gran forza aver dovrebbon le parole,
    che son mosse dal cuore e dolcemente
    escon di bocca d'una bella donna. (p. 25)

Citazioni su Sofonisba[modifica]

  • La Sofonisba fu composta dal Trissino in Roma fra il 1514 e il 1515, ma la traccia, il sistema dovean già esser maturi per lunga preparazione. Le due prime edizioni uscirono in Roma nel 1524, e d'allora le stampe si succedettero con una corta frequenza per tutto il secolo, fra i grandi elogi; cui la posterità volle sostituire ben altro giudizio. Ché, se la fama della Sofonisba ancora nel secolo XVIII poteva dirsi abbastauza alta, oggi essa è del tutto sfiorita. – Qual nuovo dispregio troveremo noi per questa gelida Sofonisba, che ormai vede la sua natural povertà velata da una malevola compassione e come da un invincibile senso di noia, cui pose anche il suggello la bonarietà di Alessandro Manzoni? Davvero è pallida, ha una semplicità rassegnata: pare che il Trissino abbia voluto rappresentare una grande passione, ma frenata e composta, come dovrebbe sempre un attore di quelli che diciamo corretti. (Ferdinando Neri)

Citazioni su Gian Giorgio Trissino[modifica]

  • Con lo spirito proprio del Rinascimento, si studiava allora per dedurre nuove forme alla moderna poesia; e animava quelle ricerche un desiderio, stimato non vano della bellezza antica, e come una sicura certezza che la conoscenza del congegno esterno e il possesso di mezzi tecnici simiglianti ai greci e latini avesse a schiudere tutta libera la via dell'arte. Giovan Giorgio Trissino fu di quello studio e di quella critica il rappresentante forse più notevole, certo il più limpido e schietto: mancava la tragedia, il solo e vero componimento drammatico che potesse accogliere le grandi passioni ed avvivare l'antica scena, ed egli si pose a rinnovare la tragedia: freddamente quanto all'arte, e con quell'entusiasmo tutto particolare che ci accompagna in una ricerca, anche faticosa, anche aspra, ma della quale sappiamo che una volta compiuto tutto il lavoro necessario, non potrà fallirci il risultato. Egli vedeva innanzi a sé una meta chiara: i modelli antichi: doveva dunque rifare quei modelli, e, di proposito, non si curò d'altro. (Ferdinando Neri)

Bibliografia[modifica]

  • Gian Giorgio Trissino, L'Italia liberata dai Goti, Luigi Dorici, Roma, 1547
  • Gian Giorgio Trissino, Sofonisba, a cura di Michele Cataudella, CUES, Salerno 1976.

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