Filippo Crispolti

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Filippo Crispolti (1857 – 1942), giornalista, scrittore e politico italiano.

I Congressi e l'organizzazione dei cattolici in Italia[modifica]

  • Giovanni Acquaderni, in buona età a quei giorni, non ancora sessantenne oggi, mancava dei tre caratteri dai quali per solito si deduce l'attitudine ad ogni azione pubblica dei tempi nostri: non aveva cioè l'amore per le idee generali, non le disposizioni all'oratoria, non la passione delle discussioni. Da ciò forse proveniva la sua capacità ad organizzare tante imprese singole, con uomini scelti a posta per ciascuna di esse, piuttostoché ad organizzare uomini stabilmente fra loro e con mire sistematiche e molteplici. Poiché nell'apparecchiare un'impresa che fosse di suo genio, egli portava una conoscenza e una cura straordinaria d'ogni dettaglio; uno studio profondo di poter fare da sé tutto ciò che fosse obbligato a far fare agli altri. Ci si ritrovava sempre l'uomo che volendo impiantare una vasta tipografia, avea cominciato col far lui il fonditore di caratteri. (p. 668)
  • [Giovanni Acquaderni] Conoscendo tutti i congegni della pubblicità moderna, tutti i modi d'utilizzare le ferrovie, i telegrafi, le poste, le invenzioni industriali; coltivando per tutto il mondo cattolico un numero di relazioni personali, che non ha paragone con quello di nessun altro uomo pubblico o privato d'Italia; non facendosi spaventare mai da nessun ostacolo; pronto a correre in capo al mondo per appianare una difficoltà; egli, quando aveva sotto di sé numerose associazioni, e più ancora forse quando se ne trasse in disparte, poté compiere cose straordinarie; basti fra tutte la raccolta dei doni a Leone XIII per il suo giubileo sacerdotale; il più ricco e vario tributo che sia stato mai offerto ad un vivente. Ora promuove un Omaggio mondiale a Cristo Redentore per l'aprirsi del secolo XX, e il Congresso di Milano gli ha deliberato l'appoggio di tutti i Comitati da esso dipendenti. (p. 668)
  • L'Acquaderni, dopo aver ottenuto l'approvazione pontificia che affida la presidenza onoraria al cardinal Iacobini, ha costituito centri di collaborazione per tutto il mondo, e vi spende quella sua attività rapida senza affaccendamento, quel fuoco senza fiammata che farebbero di lui una persona singolare in tutti i partiti italiani; poiché nulla è più raro in Italia di quell'energia che aborre da ogni sfogo a parole; di quello spirito lucidamente pratico e positivo, che pur non si contenti di sorridere all'operosità e alle parole degli altri, né di star fido al proverbio, che chi non fa non falla. (p. 668)
  • [Giovanni Battista Paganuzzi] [...] tutti i caratteri pei quali alcuni avversavano l'Opera [dei Congressi], altri la misconoscevano, altri infine la consideravano come incapace di cavare un ragno dal buco, da nessun uomo erano stati così inflessibilmente voluti e difesi come da lui. Ricordo che quando fu eletto ci fu chi volle dirmi che la sua elezione era nata da una comune stanchezza a dirigere un'organizzazione che incontrava tante volontà contrarie, o indifferenti: si era pensato al Paganuzzi, come al più ostinato a non voler cedere nelle sue speranze, e sopratutto come a quello a cui il presiedere faceva tanto piacere. (p. 675-676)
  • Una delle ragioni per cui l'Opera dei Congressi prosperò più d'ogni altra associazione, fu l'aver saputo conciliare colla rigida e immutabile forma della sua organizzazione interna la prontezza ad accogliere anche dal di fuori ogni più nuovo indirizzo di pensiero. (p. 678)
  • [...] nell'identità di fede e di fervore con quei due [Giovanni Acquaderni e Giovanni Battista Paganuzzi], nessuna somiglianza d'indole e d'attitudini. Il Toniolo, non meno attivo di loro, ma nato a preparare e diffondere idee, non a condurre imprese, né a comandare uomini; arditissimo nel pensiero, ma premuroso che i rimasti addietro non si allarmino e non si sbandino; padroneggiatore delle menti con più rapida fortuna di qualunque lottatore, eppure senza nessuna delle forme esteriori della lotta, e conciliandosi amici, dissidenti, avversari dichiarati, con una fermezza candida e confidente. Fra l'Acquaderni taciturno e il Paganuzzi maestro d'oratoria forense, egli ha il discorso espositivo, che comincia con modesta semplicità, che si nutrisce man mano delle idee più complesse mettendo in mostra la loro lucida connessione, e da questo nutrimento acquista lo splendore finale dell'eloquenza più scorrevole, più alta e più fervida. (p. 680)
  • [Giuseppe Toniolo] Nei precisi confini dell'economia egli sovrasta anche ai sociologi cristiani esteri non tanto per la novità dei concetti economici, quanto per la sicurezza dei concetti cristiani; poiché egli deriva i criteri per giudicare l'ortodossia economica non solo da idee di carità e di giustizia genericamente religiose, come fanno parecchi, ma dalla dottrina dei Padri, dalla storia della Chiesa, dalle opere dei canonisti e degli scolastici, adoprando così per ogni riforma una giustificazione particolareggiata; cosa di molto momento per un'azione sociale, che avendo una ragione religiosa, non può fare passi arditi avanti, se non poggia in pari tempo sopra coscienze tranquille. (p. 680)

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]