Finale della Coppa dei Campioni 1983-1984
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Citazioni sulla finale della Coppa dei Campioni 1983-1984.
Citazioni
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- All'Olimpico, sul prato di casa, [...] la Roma ha subito un sollecito oltraggio: alla botta di Neal [...] ha saputo però replicare con una splendida prodezza combinata di Conti e Pruzzo. Ma lì l'incontro si è congelato. Gli inglesi, a parer mio, erano cotti [...] e mascheravano una condizione atletica calante con grande spavalderia di palleggi e meline, un gioco pieno di sussiego quasi a dire: non stuzzicatemi, se no vi travolgo. La Roma mancava dell'uomo che sapesse sospingerla all'iniziativa con il suo carisma e il suo superiore senso tattico. Falcao era in vacanca [...] nel momento più importante della stagione. Non è un'accusa ma una doverosa constatazione.
- Quando la partita approdava alla roulette russa dei calci di rigore, esattamente là dove il Liverpool l'aveva condotta ([...] non avendo la forza di metter sotto l'avversario, gli inglesi avevano scelto questo malizioso «bluff» e la Roma non se l'era sentita di andare a scoprirlo), soltanto un miracolo poteva salvare i giallorossi. Dei loro rigoristi abituali, ben tre erano fuori causa. [...] Restava Di Bartolomei, restava il prode Righetti, e poi? Falcao declinava l'incarico, né Liedholm poteva assumersi la tremenda responsabilità (è facile parlare a cose fatte) di mandare sulla piazzuola di tiro un giocatore mentalmente già predisposto all'errore. Ha preferito affidarsi al cuore di Ciccio Graziani e al sinistro tante volte fatato di Bruno Conti. L'uno e l'altro hanno ciccato e il Liverpool si è cinto del suo quarto titolo europeo.
- Quella stessa critica che con una buona dose di incoscienza, unita alla cronica disinformazione per quanto accade fuori dei confini, aveva eletto la Roma a favorita indiscutibile del confronto, si è poi segnalata in una feroce stroncatura della prova dei giallorossi, a mio avviso ammirevoli [...] per essersi battuti alla pari contro rivali incomparabilmente più attrezzati al clima particolare di questi appuntamenti. [...] C'era poi chi scopriva, il 30 maggio 1984, che il Liverpool non pratica il tradizionale gioco all'inglese. Ma, amici miei, è proprio per questo che in patria, da anni, vince tutto o quasi. Perché alla scontata furia britannica oppone una strategia raffinata, soluzioni tattiche d'avanguardia, capacità di cambiar volto a seconda dell'avversario. Liedholm lo aveva ben radiografato e, sapendo di non poterlo spezzare, lo aveva intanto bloccato. Il destro di giocarlo [...] doveva offrirglielo o il genio di una superiore individualità o la fortuna. Invece, Falcao lo ha «tradito» e la sorte gli si è addirittura voltata contro. Così [...] Roma paga il suo amaro tributo a una Coppa stregata.
Citazioni in ordine temporale.
- Il vezzo di recensire le grandi partite stando seduti davanti al video di casa [...] è ormai una regola, così qualcuno, di regola illustre [...], ha bollato come inerte e bloccata la Roma vista perdere ai calci di rigore, dopo 120 minuti, contro il Liverpool. Chi la partita ha invece vissuto in campo [...] sa come essa fu una cosa serissima, una impestata vicenda di calci, una rissa, in certi punti, sedata in tempo da un arbitro severo ed equanime, in cui fatalmente avrebbe prevalso – mettiamo in una ripetizione, come molti scienziati del senno di poi auspicano – sempre ed esclusivamente il Liverpool.
- Il Liverpool improgionò la Roma di Liedholm [...] con il suo gioco piratesco, dove l'aggettivo è usato per esprimere l'humus di questi calciatori britannici come sputati da un libro di Stevenson.
- Il manipolo del Liverpool gioca un calcio perfino originale come calcio inglese. Non è che abolisca il traversone, ma abolisce l'ottimismo. È un calcio eminentemente tattico. È un calcio malandrino. È un calcio che mette in conto tutto. Il Liverpool ha battuto ai punti la Roma, così come Grobbelaar ha battuto ai punti Tancredi; e Neal, Nappi; e via via, ruolo per ruolo. È vero che dopo centoventi minuti il risultato era di 1 a 1, ma non significa niente. la Roma aveva dato tutto, aveva dato il massimo. [...] gli inglesi sono andati in campo ed hanno attaccato [...] in modo furioso, i loro palleggi volteggianti e vorticosi hanno preso in mezzo Falcao e Cerezo; Cerezo si è spremuto e si è via via spento. Per me ha giocato malissimo [...]. Ma è solo uno dei motivi della sconfitta della Roma. Il secondo è Falcao. Paulo Roberto ha rivelato una certa idiosincrasia alle partite-clou. Quando l'aspetti non arriva mai.
- La storia del calcio europeo è scritta a suon di gol, è risaputo, ma in Coppa dei campioni è scritta all'insegna del collettivo. È qui che la Roma è ancora indietro. Si sapeva a guardar bene, che in una finale con il Liverpool, sarebbe stata sfavorita. Perciò mi meraviglia cosa vadano a recriminare gli spiriti seduti della critica fatta guardando le vendite dei giornali. Il problema è più serio. Il nostro calcio rimane un calcio settoriale, a compartimenti stagni. [...] Il singolo fiorisce da noi più che la squadra. Così la Roma, trovatasi contro un vero collettivo, armato di tutta la giusta «rabies» plebea, forte di intese pluricollaudate, con marpioni al posto giusto, con piedi egregi nella rifinitura, questa squadra di pirati che si aiutano alla voce, che non mollano mai, che corrono e si coprono l'uno con l'altro, ha mostrato le magagne del meccanismo giallorosso. [...] I progressi della Roma sul piano collettivistico sono cospicui, ma non bastano contro squadre ortodossamente unite, orgogliosamente britanniche come il Liverpool.
- Tancredi ha avuto parate pregevoli, è un portiere bravo e simpatico [...]. Ma il suo dirimpettaio Grobbelaar, senza essere simpatico per niente, anzi un po' sgherro, è un grande portiere. [...] Esiste un solo prototipo di portiere, per il ruolo com'è nato, come deve essere [...], il portiere «matto». Grobbelaar ha vinto la partita, lui. Ha aiutato la sua squadra a vincerla, sostituendosi al libero ed ai terzini esterni, con uscite di travolgente efficacia.
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