Franchi
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Citazioni sui Franchi.
- Presso i Franchi non c'è ombra di senso dell'onore e di gelosia. Se uno di loro va per la strada con sua moglie, e un altro lo incontra, questi prende per mano la donna e si tira in disparte con lei a parlarle, mentre il marito se ne sta da un lato aspettando che lei abbia finito di conversare; e se la fa troppo lunga, la lascia col suo interlocutore e se ne va. Una mia diretta esperienza in proposito è questa: quando venni a Nabulus, stavo in casa di un certo Mu'izz, la cui casa serviva di albergo ai musulmani, con finestre che si aprivano sulla strada. Dall'altra parte della via c'era la casa di un franco che vendeva il vino per conto dei mercanti: egli prendeva una bottiglia di vino e gli faceva pubblicità, annunciando: «Il tal mercante ha aperto una botte di questo vino; chi ne volesse acquistare si trova nel sito tal dei tali, e io gli darò la primizia del vino che è in questa bottiglia». Ora costui, venuto un giorno a casa sua, trovò un uomo con sua moglie a letto. Gli domandò: «Cos'è che ti ha fatto venire qui da mia moglie?» «Ero stanco – rispose colui – e sono entrato qui a riposarmi». «E come sei entrato nel mio letto?» «Ho trovato un letto fatto e mi ci sono messo a dormire». «E questa donna dorme con te?» «Il letto – rispose – è suo. Potevo io impedirle di entrare nel suo letto?» «Affè mio – concluse il primo – se lo fai un'altra volta litigheremo!» E questa fu tutta la sua reazione, e il massimo sfogo della sua gelosia. (Usama ibn Munqidh)
- Ben altrimenti crudi signori [dei Longobardi] erano veramente i Franchi, i quali si conducevano non solamente colla barbarie di nuovi invasori ai quali il guasto dato dai loro predecessori non lasciava più quasi cosa alcuna a rapire o a devastare, ma si comportavano con una efferata crudeltà di gran lunga maggiore di quanto il mondo avesse fino allora veduto, maggiore di quanto mai possa leggersi negli annali stessi della barbarie. Nulla vi è che agguagli la ferocia, la rapacità del popolo; nulla che possa paragonarsi alla scelleraggine, alla doppiezza ed ipocrisia dei Re della Prima Razza, e sopra tutto di Clodoveo, fondatore della Monarchia.
- I Goti, i Franchi, ed altre genti avean tratto con sé immense moltitudini con cui ripopolare le esauste provincie dell'Impero Romano. Essi medesimi però caddero tosto in preda a quei mali sociali che aveano spopolato l’Impero stesso. La civiltà romana aveva badato a sviluppare le città a danno delle campagne. I conquistatori del Nord scelsero da prima la dimora in campagna, e diedero così per qualche tempo ad essa il di sopra sulle città. Ma anche tra loro la terra cadde ben presto nelle mani di pochi grandi, i quali la coltivarono per mezzo di coloni o di servi, e fecero così a grado a grado sparire tutta la razza dei minori proprietari e dei liberi cultori.
- Mossi a principio da null'altro sentimento che dalla brama di distruggere, i Barbari del Nord non avevano, per lungo spazio di tempo, aspirato a governare. I Goti, i Burgundi e i Franchi dapprima si dichiararono soldati dello Impero che andavano devastando; e i loro capi erano insigniti dei titoli di Prefetti o Generali Romani: quando pure all'ultimo fondarono le proprie monarchie, mostrarono quanto grande fosse l'incapacità loro d'ogni civile amministrazione. A dir vero, neppur tentarono o pretesero di governare: l'occupazione loro era semplicemente militare; il paese non era che presidiato: una specie di libera disciplina di campagna teneva d'accordo in qualche modo i seguaci armati del Conquistatore – sol quanto però fosse compatibile col forte individualismo, col geloso, indomabile spirito d'indipendenza personale che era primo vanto di tutte le razze Germaniche.