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Giovanna Gagliardo

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Giovanna Gagliardo, attrice nel film L'assassino di Elio Petri, 1961

Giovanna Gagliardo (1941 – vivente), regista, giornalista e sceneggiatrice italiana.

Intervista di Silvia Longo, anonimacinefili.it, 17 ottobre 2016.

  • [Sulle donne protagoniste del suo documentario Le Romane] Mi è capitato spesso, camminando per certi quartieri, o strade, o vicoli romani, di ripensare a figure femminili che lo avevano abitato... che ne so, Cristina di Svezia e l’Orto botanico, Porto di Ripetta e le botteghe dei pittori secenteschi dove Artemisia Gentileschi impastava colori e imparava l’arte dei chiaroscuri... E così, restringendo il campo al Novecento e alle figure femminili che hanno segnato il secolo scorso, ho pensato che poteva essere interessante mettere a confronto il carattere di un Quartiere con il carattere o l'opera di un personaggio femminile che magari in quel Quartiere era nata o ci aveva vissuto. Ho visto che questo azzardo poteva essere interessante da molti punti di vista: creava un paesaggio visivo che più di tante parole ambientava, dava sfondo autentico al personaggio, raccontava tradizioni e origini di tanti atteggiamenti o manie caratteriali e, soprattutto l'uno nutriva l'altra in un dialogo continuo tra il luogo e la persona.
  • [C’è un personaggio tra Le Romane a cui si sente particolarmente legata?] È difficile fare una scelta. Forse Gabriella Ferri, per la semplice ragione che ci siamo conosciute da ragazze e per un lungo tratto delle nostre vite siamo state molto amiche.
  • [Lei è stata una delle prime registe e sceneggiatrici, in Italia. Come è riuscita a realizzare i suoi lavori all’interno di una dimensione così esclusivamente maschile come quella di allora? Quali difficoltà ha incontrato (sempre che ne abbia incontrate)?] Non ero sola. Lina Wertmüller e Liliana Cavani erano già molto attive e famose quando io mi sono affacciata al mondo del cinema. Certo erano delle rarità. Fare un mestiere che, per definizione, veniva considerato un mestiere tipicamente maschile era una specie di sfida. Devo dire però che personalmente non l'ho mai considerata una sfida. Lo facevo semplicemente perché mi piaceva farlo e perché non avrei saputo altro fare. E quando qualcuno mi diceva: "bello quel copione, sembra scritto da un uomo", non mi offendevo, ma nello stesso tempo la battuta non mi inorgogliva affatto. Anzi, più o meno consciamente, pensavo di essere molto più brava di certi uomini che facevano il mio stesso mestiere. Le vere difficoltà, culturali e sociali, sono state proprie queste: dover dimostrare di essere all’altezza, quando agli uomini "questa prova in più" non era richiesta. Che dire? Il tempo ci ha dato ragione, anche se, a tutt'oggi, queste ragioni sono tutt’altro che scontate e acquisite.
  • [A tratti anche nel mondo dello spettacolo emerge questa tendenza a privilegiare i colleghi maschi, ancora oggi. Che cosa ne pensa?] Non solo nel mondo dello spettacolo. Le quote rose sono una concessione che ci è stata elargita dalle istituzioni per facilitare l'accesso delle donne nei cosiddetti "luoghi del potere". Come primo passo mi trova d'accordo. Certo, nel mondo della creatività, è difficile scartare il progetto di un uomo per far passare quello di una donna in nome delle quote rosa. Questo dimostra che le cosiddette concessioni dall'alto, non vanno scartate ma non vanno nemmeno enfatizzate. Sono convinta che il vecchio detto: bisogna andarsi a prendere quello che ci spetta, sia ancora il più valido.
  • [Sente più vicino alle sue corde il ruolo di sceneggiatrice o quello di regista?] Scrivere mi piace molto. Soprattutto mi piace fare i dialoghi. Mi diverte moltissimo. Certo oggi come oggi, non so se sarei in grado di scrivere per qualcuno, voglio dire per un altro regista. Col tempo mi sono abituata, scrivendo, a immaginare come girerei la scena, o con quali movimenti di macchina ambienterei magari una litigata o qualcosa del genere. E non so quanto tutto questo possa essere gradito, e non visto come un'intrusione di campo. In ogni caso, da qualche anno, i copioni che scrivo, li scrivo per me. Ci ho fatto la mano, come si dice.

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