Hirohito

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Hirohito nel 1928

Hirohito (1901 – 1989), imperatore del Giappone.

Citazioni di Hirohito[modifica]

  • Se non agiamo, la razza giapponese perirà e io non sarò in grado di proteggere i miei sudditi.[1]

Citazioni su Hirohito[modifica]

  • A undici anni Hirohito ricevette una lezione che lo influenzò per il resto della sua vita: il giorno in cui suo nonno, l'imperatore Meiji, venne sepolto, il giovane principe venne chiamato dal generale Nogi, il suo tutore, cui lui era legatissimo. Per tre lunghissime ore Nogi parlò a Hirohito di quel che l'imperatore era stato per lui e del fatto che, dopo averlo servito per tutta la vita, ora doveva seguirlo nella tomba. Nogi si congedò dal principe, rientrò nella sua residenza e lì, nella maniera tradizionale, si sventrò, dando al ragazzo un'ultima lezione su quel che aveva da essere «la via giapponese». (Tiziano Terzani)
  • La sua fu un'infanzia tristissima. Come futuro dio, al giovane Hirohito furono proibite tutte le relazioni che un ragazzo avrebbe potuto avere con dei comuni mortali. Crebbe senza amici e fin da allora ogni attimo delle sue giornate venne regolato dall'Agenzia imperiale che, fino alla sua morte, non lo ha lasciato un momento solo. Una delle gioie del giovane Hirohito era giocare a go, una sorta di dama. A 12 anni decise di rinunciarci: s'era accorto che tutti quelli che giocavano con lui lo facevano sempre vincere. (Tiziano Terzani)
  • Mc Arthur aveva stabilito che l'Imperatore diventasse un monarca borghese e Hirohito, prima di obbedire al generale americano ordinò di celebrare, per l'ultima volta, la «cerimonia del tè», convocando tutti i familiari, cioè tutti i principi del Giappone. A Shimoi fece dire dal suo maestro di cerimonie: «Venga ad allietarci con le sue storie di Napoli, in quest'ora triste». Nessun napoletano avrebbe immaginato il nome della sua città capace di consolare, anche per poco, la tragedia di un imperatore vinto. (Giovanni Artieri)
  • Nessun giapponese pensa che a sua maestà Hiro Hito («Copiosa Fortuna») arrivi ogni mattina il caffellatte per levitazione, o ch'egli possa trasformare in carbone, in riso, in oro, in sostanze utili, le sabbie del mare. L'errore sta nel dire, in lingue occidentali, «l'imperatore è un dio», mentre invece l'imperatore è un kami. Dio è creatore, onnipotente, eterno; un kami è invece un punto, una cosa, una persona in cui si manifesta in maniera augusta una carica più intensa di quel segreto divino ch'è nascosto per ogni dove intorno a noi. (Fosco Maraini)

Note[modifica]

  1. Citato in AA.VV., Il libro della Seconda guerra mondiale, traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 313. ISBN 9788858041406

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