Pietro Giannone
Pietro Giannone (1676 – 1748), storico, filosofo e giurista italiano.
Citazioni di Pietro Giannone
[modifica]- Ma nella fine di questo secolo discreditarono questa onorata impresa due Frati Domenicani, li quali non tenendo né legge né misura, ed oltrepassando le giuste mete [...] così posero in discredito coloro che volevano allontanarsene. Questi furono i famosi Giordano Bruno da Nola, e Tommaso Campanella di Stilo.[1]
- [...] quella necessità, ch'è la maggior maestra delle lingue [...].[2]
Il Triregno
[modifica]Se gli uomini avessero seriamente atteso ai successi che si narrano dopo questa dispersione delle genti e princìpi di tanti regni ed imperi sopra la terra stabiliti, a quella religione che fu da Noè tramandata a' suoi figliuoli e da questi a' loro posteri, alle loro leggi e costumi, ed a' premi che speravano ed a' castighi che temevano; certamente che saremmo ora fuori di tante vane larve e di tanti errori ed illusioni e di tanti vani timori e pregiudizi che abbiamo succhiato col latte delle nostre madri.
Citazioni
[modifica]- [...] non solo i corpi, ma, quel che è più, anche le anime, i cuori e gli spiriti de' sudditi si sottopose a' suoi piedi e strinse fra ceppi e catene. (vol. 3, p. 13)
Istoria civile del Regno di Napoli
[modifica]Quest'ampia e possente parte d'Italia, che Regno di Napoli oggi s'appella, il qual circondato dall'uno e dall'altro mare, superiore ed inferiore, non ha altro confine mediterraneo, che lo Stato della chiesa di Roma, quando per le vittoriose armi del Popolo romano fu avventurosamente aggiunta al suo Imperio, ebbe forma di governo pur troppo diversa da quella, che sortì da poi ne' tempi degli stessi romani Imperadori. Nuova politia sperimentò quando sotto la dominazione de' Re d'Italia pervenne. Altri cambiamenti vide sotto gl'Imperadori d'oriente. E vie più strane alterazioni sofferse, quando per varj casi trapassata di gente in gente, finalmente sotto l'Augustissima Famiglia Austriaca pervenne.
Citazioni
[modifica]- Quest'ampia, e possente parte d'Italia, che Regno di Napoli oggi s'appella, il qual circondato dall'uno, e dall'altro mare, superiore ed inferiore, non ha altro confine mediterraneo, che lo Stato della Chiesa di Roma, quando per le vittoriose armi del Popolo Romano fu avventurosamente aggiunta al suo Imperio, ebbe forma di governo non troppo diversa da quella, che sortì da poi ne' tempi degli stessi Romani Imperatori. Nuova politia sperimentò quando sotto la dominazione de' Re d'Italia pervenne. Altri cambiamenti vide sotto gli imperatori d'Oriente. E vie più strane alterazioni sofferse, quando per varj casi trapassata di Gente in Gente, finalmente sotto l'Augustissima Famiglia Austriaca pervenne. Non fu ne' tempi della libera Repubblica divisa in Provincie, come ebbe da poi; né comunemente altre leggi non conobbe se non le Romane. (vol. I, libro I, p. 25)
- Meritò anche in quelli tempi da Paolo Diacono esser chiamato Benevento Città opulentissima, e Capo di più Provincie: Città reputata allora la più colta, e la più magnifica di quante n'erano in queste nostre Provincie. (vol. II, libro VI, p. 228)
- [...] quando in Italia erano le lettere quasi spente, e toltone i monci, presso gli altri vi era somma ignoranza, Benevento solamente, in mezzo a tante barbarie, seppe, nel miglior modo che poté, mantenere la letteratura. (vol. II, libro VI, p. 229)
- Compilò Angelo di Costanzo quella sua grave e giudiziosa storia del regno di Napoli, che siccome oscurò tutto ciò che insin allora erasi scritto, cosi ancora per la sua gravità, prudenza civile, ed eleganza si lasciò indietro tutte le altre che furono compilate dopo lui dalla turba d'infiniti altri scrittori. Per questa cagione l'istoria di questo insigne scrittore sarà da noi più di qualunque altra seguitata, né ci terremo a vergogna, se alle volte colle sue medesime parole: come che assai gravi e proprie, saranno narrati i loro avvenimenti. (vol. V, libro XX, p. 162)
Io nacqui da onesti parenti a' sette di maggio dell'anno 1676, in una terra del monte Gargano, nella Puglia de' Dauni chiamata Ischitella, prossima a' lidi del mare Adriatico, dirimpetto all'isole Diomedee, ora dette di Tremiti. Allevato nell'infanzia dalla non men pia che savia mia madre, Lucrezia Micaglia, ed erudito negli esercizi di pietà con somma accuratezza e religione, fui mandato a scuola ad apprender grammatica dall'arciprete di quella chiesa, uomo versato nella lingua latina per quanto comportava la condizione del luogo, ma molto più commendabile per la sua probità e per l'esemplari ed incorrotti suoi costumi.
Citazioni su Pietro Giannone
[modifica]- Al cospetto di tanta denegazione di fatti storici, e di altrettanta dissimulazione di autorità antiche e recenti, che dichiarano solennemente il contrario delle dimostrazioni di Pietro Giannone, non si può dare ad un uomo erudito ed ingegnoso come lui la taccia d'ignoranza: è forza accusarlo di negligenza, non potrei dire di mala fede. Una sola considerazione può per una parte scusarlo, mentre per l'altra ne aggrava l'opera. Ed è la formazione della sua mente, ch'egli alimentò di continuo colla lettura di autori o protestanti o giansenisti, non tenendo conto dello spirito del paglietta che animava il Giannone, uno fra i tantissimi di quel corpo di avvocati, che erano una piaga della cittadinanza, paragonabile ad una di quelle onde Iddio ne' tempi antichi colpì la terra de' Faraoni[3]. (Ilario Rinieri)
- Così dal Sarpi, senza citarlo punto, prende il Giannone molti brani, e tutta l'orditura d'una sua digressione; come mi fu fatto osservare da una dotta e gentile persona. E chi sa quali altri furti non osservati di costui potrebbe scoprire chi ne facesse ricerca; ma quel tanto che abbiam veduto d'un tal prendere da altri scrittori, non dico la scelta e l'ordine de' fatti, non dico i giudizi, l'osservazioni, lo spirito, ma le pagine, i capitoli, i libri, è sicuramente, in un autor famoso e lodato, quel che si dice un fenomeno. Sia stata, o sterilità, o pigrizia di mente, fu certamente rara, come fu raro il coraggio; ma unica la felicità di restare, anche con tutto ciò (fin che resta), un grand'uomo. (Alessandro Manzoni)
- L'avvocato Pietro Giannone faticò intorno ad una parte della istoria italiana, come fatto aveva il Maffei, ed al par di lui si rendette immortale. (Giuseppe Maffei)
- La Storia civile del Regno di Napoli è un' opera singolare ed utilissima, perché tende ad istruire i lettori nella parte filosofica della storia medesima, cioè nel governo, nelle leggi, nella religione, nei costumi, nello stato delle arti e delle scienze. (Giuseppe Maffei)
- Ma il plagio più grave e più significativo di quanti si possa riscontrare nei primi dieci libri è quello che si osserva a proposito de' Normanni, nel IX, proprio in quella parte dell'Istoria che, negli intendimenti dell'autore, avrebbe dovuto colmare le lacune lamentate nelle opere degli scrittori precedenti. Si tratta di quel Buffier, di cui si è fatto cenno in precedenza, il quale, scrisse, fra tanti altri, un libro uscito a Parigi nel 1701, ch'ebbe il suo quarto d'ora di celebrità e che fu anche tradotto in italiano, ma che il tempo non ha tardato a seppellire nell'oblio. E qui il plagio è più vistoso, perchè piuttosto che copiare dal testo francese, come vorrebbe il Bonacci, l'Istoria civile toglie brani e brani dalla versione italiana, alla quale ha fissi gli occhi e dalla quale riproduce, spesso con le stesse parole, non solo fatti ma talora apprezzamenti, riflessioni o giudizi. (Carmelo Caristia)
- Tutta l'opera giannoniana, nell'intendimento finale dell'autore, tende alla dimostrazione storica di un principio: non essere cioè la Chiesa una società perfetta, ma una società come a dire puramente spirituale, e quasi non umana: quindi dover dipendere dalla potestà secolare in ogni cosa. La Chiesa ha la potestà delle chiavi, ma non forza coercitiva; ha vigilanza e facoltà di censura su i costumi, ma non giurisdizione perfetta. Per tanto al Papa non competere altra autorità se non quella della scomunica, il vescovo non essere per istituzione se non un osservatore de' costumi pubblici, un vero e semplice magister morum. (Ilario Rinieri)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Immagini di Giordano Bruno 1600-1725, Procaccini, Napoli, 1996.
- ↑ Da Vita scritta da lui medesimo.
- ↑ I "paglietti si attaccarono come mignatte al corpo sociale; rappresentati generalmente, con giudizio concorde, avidi faccendieri, intriganti, sfacciati". (M. Schipa, Il regno di Napoli sotto i Borboni (1900), pag. 8). Il loro numero, secondo la testimonianza di più scrittori, giungeva fino a' trentamila. (Lalande, Voyage en Italie (1790), V, 421) [N.d.A.]
Bibliografia
[modifica]- Pietro Giannone, Il Triregno, vol. I, a cura di Alfredo Parente, Laterza, Bari, 1940.
- Pietro Giannone, Il Triregno, vol. II, a cura di Alfredo Parente, Laterza, Bari, 1940.
- Pietro Giannone, Il Triregno, vol. III, a cura di Alfredo Parente, Laterza, Bari, 1940.
- Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, vol. I, per Nicolò Bettoni, Milano, 1821.
- Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, vol. II, per Nicolò Bettoni, Milano, 1821.
- Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, vol. III, per Nicolò Bettoni, Milano, 1821.
- Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, vol. IV, per Nicolò Bettoni, Milano, 1821.
- Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, vol. V, per Nicolò Bettoni, Milano, 1821.
- Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, vol. VI, per Nicolò Bettoni, Milano, 1822.
- Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, vol. VII, per Nicolò Bettoni, Milano, 1822.
- Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, vol. VIII, per Nicolò Bettoni, Milano, 1822.
- Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, vol. IX, per Nicolò Bettoni, Milano, 1822.
- Pietro Giannone, Vita scritta da lui medesimo, Feltrinelli, Milano, 1960.
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