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Il favoloso mondo di Amélie

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Il favoloso mondo di Amélie

Immagine Amélie, titre (recolorisé).png.
Titolo originale

Le Fabuleux Destin d'Amélie Poulain

Lingua originale francese
Paese Francia
Anno 2001
Genere commedia, romantico
Regia Jean-Pierre Jeunet
Sceneggiatura Guillaume Laurant
Produttore Claudie Ossard
Interpreti e personaggi

Il favoloso mondo di Amélie, film francese del 2001 con Audrey Tautou, regia di Jean-Pierre Jeunet.

Il 3 settembre 1973, alle 18, 28 minuti e 32 secondi, una mosca della famiglia dei Calliphoridi, capace di 14670 battiti d'ali al minuto, plana su rue Saint-Vincent, a Montmartre.
Nello stesso momento, in un ristorante all'aperto a due passi dal Moulin de la Galette, il vento si insinua magicamente sotto una tovaglia facendo ballare i bicchieri senza che nessuno se ne accorga. In quell'istante, al quinto piano del 28 dell'Avenue Trudaine, IX° Arrondissement, Eugène Koler, di ritorno dal funerale del suo migliore amico, Emile Maginot, ne cancella il nome dalla sua rubrica.
Sempre nello stesso momento, uno spermatozoo con il cromosoma X del signor Raphaël Poulain, si stacca dal plotone per raggiungere un ovulo della signora Poulain, nata Amandine Fouet. Nove mesi più tardi, nasce Amélie Poulain. (Narratore) [voce fuori campo]

Frasi

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Citazioni in ordine temporale.

  • Il padre di Amélie, ex medico militare, lavora presso la stazione termale di Enghien-les-Bains. A Raphaël Poulain non piace: fare pipì accanto a qualcuno; sorprendere uno sguardo di disprezzo sui suoi sandali; uscire dall'acqua e sentirsi il costume appiccicato addosso. A Raphaël Poulain piace: strappare enormi pezzi di carta da parati; mettere in fila le sue scarpe e lucidarle con cura; svuotare la scatola degli attrezzi, pulirla bene, e riporre tutto, alla fine. La madre di Amélie, Amandine Fouet, maestra originaria di Gueugnon, è sempre stata una persona instabile e nervosa. Ad Amandine Poulain non piace: avere le dita lessate quando fa il bagno; essere - da qualcuno che non le va - sfiorata con la mano; avere il segno del cuscino stampato sulla guancia la mattina. Ad Amandine Poulain piace: il costume dei pattinatori artistici in tv; far brillare il parquet con le pattine; svuotare la borsetta, pulirla bene, e riporre tutto, alla fine. (Narratore) [voce fuori campo]
  • Amélie ha sei anni. Come tutte le bambine, vorrebbe che suo padre l'abbracciasse ogni tanto, ma lui ha un contatto fisico con lei solo durante il controllo medico mensile. La piccola, sconvolta da tanta intimità eccezionale, non riesce a contenere il batticuore, perciò, il padre la crede affetta da un'anomalia cardiaca. A causa di questa malattia fittizia la piccina non va a scuola. È sua madre che le fa da maestra. (Narratore) [voce fuori campo]
  • Senza contatto con gli altri bambini, sballottata fra lo stato febbrile di sua madre e la glacialità di suo padre, Amélie si rifugia in un mondo da lei inventato. In questo mondo i dischi di vinile sono preparati come delle crêpe, e la moglie del vicino in coma da mesi in realtà ha scelto di esaurire, tutte in una volta, le sue ore di sonno. (Narratore) [voce fuori campo]
  • L'unico amico di Amélie si chiama Capodoglio. Purtroppo, l'ambiente familiare ha reso il pesciolino rosso nevrastenico e incline al suicidio. (Narratore) [voce fuori campo]
  • Il mondo esterno appare così morto che Amélie preferisce sognare una sua vita in attesa di avere l'età per andarsene. (Narratore) [voce fuori campo]
  • Lei è Suzanne, la padrona. Zoppica un po', ma non ha mai rovesciato un bicchiere. Da giovane faceva la ballerina equestre al circo Medrano. Le piace: uno sportivo che piange per la delusione. Non le piace: vedere nel suo bar un uomo umiliato davanti a suo figlio. [...] Ai tabacchi c'è Georgette, la malata immaginaria. Quando non ha l'emicrania, ha il nervo sciatico infiammato. Non le piace la frase: "Sia benedetto il frutto del ventre tuo". Ecco Gina, collega di Amélie. Sua nonna era guaritrice. Le piace scrocchiarsi le ossa. Serve un kirsch al lampone a Hipolito, lo scrittore fallito. A lui piace soprattutto vedere in tv un torero che si fa incornare. Il tizio che li osserva truce è Joseph, un amante geloso respinto da Gina. Passa le giornate a spiarla per vedere se c'è un altro. La sola cosa che gli piace è schiacciare le palline della plastica da imballo. In ultimo c'è Philomène, l'hostess. Amélie le tiene il gatto Rodrigue quando lei parte. A Philomène piace: il rumore della ciotola sul pavimento. A Rodrigue invece piace: essere presente quando si raccontano le favole ai bambini. (Narratore) [voce fuori campo]
  • Ah, no. Grazie signorina, non lavoro mai la domenica. (Mendicante) [ad Amélie, rifiutando una moneta che gli ha lasciato]
  • L'idiota è Lucien. È vero che forse non è proprio un genio, ma ad Amélie è simpatico. Le piace quel suo modo delicato di afferrare l'indivia, come un oggetto prezioso da maneggiare con rispetto. È la sua maniera di esprimere amore per il lavoro ben fatto. (Narratore) [voce fuori campo]
  • Questo ragazzo che armeggia sotto le fototessera si chiama Nino Quincampoix. Negli anni in cui Amélie non aveva contatti con gli altri bambini, il piccolo Nino li avrebbe volentieri evitati. Spesso, nello stesso momento, a nove chilometri di distanza, uno sognava una sorella, l'altra un fratello con cui passare tutto il tempo. (Narratore) [voce fuori campo]
  • Strana la vita. Quando uno è piccolo, il tempo non passa mai. Poi, da un giorno all'altro ti ritrovi a cinquant'anni, e l'infanzia o quel che ne resta è in una piccola scatola, che è pure arrugginita. (Dominique Bretodeau) [dopo aver ritrovato la scatola con i suoi "tesori"]
  • Lei non ha mai saputo stringere dei rapporti con gli altri. Quando era piccola, era sempre tutta sola. (Amélie) [parlando tra sé e sé]
  • La sera di una scintillante giornata di luglio, mentre sulle spiagge i bagnanti si divertono in un clima di ritrovata spensieratezza, e a Parigi i curiosi oppressi dal caldo ammirano i primi scoppi dei fuochi d'artificio tradizionali, Amélie Poulain, soprannominata anche "la madrina di tutti gli emarginati", o "la Madonna degli indesiderati", ha ceduto al peso dell'ennesima fatica. Sotto le finestre di una Parigi schiantata dal dolore, milioni di persone in lutto si stringono lungo il corteo funebre a testimonianza silenziosa del loro incommensurabile dolore di sentirsi ormai orfani. Strano il destino di questa giovane donna privata di se stessa, eppure tanto sensibile al fascino discreto dalle piccole cose della vita. Come Don Chisciotte, lei aveva deciso di combattere l'implacabile mulino di tutte le miserie umane. Una battaglia perduta in partenza che ha logorato prematuramente la sua vita. Ad appena ventitré anni, Amélie Poulain, esangue, ha lasciato che la sua breve esistenza si immergesse nel vortice del malessere universale. È allora che l'ha assalita il rimorso lancinante d'aver lasciato morire suo padre senza avere mai tentato di restituire a quest'uomo asfissiato la ventata d'aria che era riuscita a instillare in tanti altri. (Narratore in TV)
  • Pagine intere di foto tessera scadenti che la gente delusa ha spiegazzato, strappato, abbandonato, e che un tipo stravagante ha minuziosamente ricomposto e archiviato. Quando si dice "album di famiglia". (Narratore) [voce fuori campo]
  • È chiaro che una donna senza amore è come un fiore senza sole. Deperisce. (Edicolante)
  • L'angoscia del tempo che passa ci fa parlare del tempo che fa. (Hipolito)
  • Da piccolo l'innaffiavano con l'acqua dei broccoli! (Collignon) [insultando Lucien]
  • Senza di te, le emozioni di oggi sarebbero la pelle morta delle emozioni passate. (Hipolito) [voce fuori campo, lettura del romanzo]
  • Una ragazza normale correrebbe il rischio di chiamarlo subito. Gli darebbe appuntamento in un bar per ridargli il suo album, e in pochi minuti saprebbe se vale la pena di continuare a sognare. Questo si chiama confrontarsi con la realtà, ma è una cosa a cui Amélie non tiene affatto. (Narratore) [voce fuori campo]
  • Lo sa, la fortuna è come il giro di Francia. Uno l'aspetta a lungo e poi passa in fretta! (Raymond)
  • [...] se il dito indica il cielo l'imbecille guarda il dito. (Bambino) [a Nino]
  • So chi è lo sconosciuto delle foto, signor Quincampoix. È un fantasma. Nessuno lo può vedere, signor Quincampoix. Compare solo sulla superficie sensibile della pellicola fotografica. Quando una ragazza si siede sullo sgabello, lui si avvicina al suo orecchio e fa: "Uuuh!" carezzandole dolcemente la nuca. È allora che si fa scoprire, signor Quincampoix. (Amélie) [a Nino, al telefono]
  • [Lettera] Mia cara Mado, la tua assenza mi diventa sempre più insopportabile. Sono in esilio in un mondo disperatamente color kaki. Non dormo più, non mangio più. Ho commesso il peggiore errore della mia vita accettando questo corso che mi priverà della mia adorata moglie per cinque interminabili settimane. Penso sempre a te.
    Tuo Adrien.
  • [Lettera]Ho rinunciato ai soldi della mia ultima commissione per attutire l'effetto delle mie dimissioni un po'... improvvise. A volte mi ritrovo a sognare che un giorno o l'altro verranno tempi migliori. Un giorno color arancio. Ti ricordi, cara Madeleine?
    Il tuo Adrien, che non ti ha mai amata tanto.
  • [Lettera] Buone notizie, cara Mado. Tra non molto guadagnerò abbastanza bene per comperare una macchina. Potrò tornare a dormire a casa ogni giorno. Intanto spero che potrai raggiungermi, venerdì sera, così usciremo insieme. (Adrien)
  • Nino è in ritardo. Per Amélie ci sono due spiegazioni possibili. La prima: non ha trovato la foto. La seconda: non ha ancora avuto il tempo di ricomporla, perché tre banditi, multirecidivi, che assaltavano una banca, l'hanno preso in ostaggio. Seguiti da tutti i poliziotti della zona, sono riusciti a seminarli, ma lui ha provocato un incidente. Quando ha ripreso conoscenza, non ricordava nulla. Un camionista ex detenuto l'ha raccolto, e credendolo in fuga l'ha messo in un container in partenza per Istanbul. Là, è finito tra avventurieri afgani, che gli hanno proposto di andare a rubare testate missilistiche sovietiche. Ma il camion è saltato su una mina alla frontiera col Tagikistan. Unico superstite, è stato accolto in un villaggio di montagna, ed è diventato militante mujahiddin. Perciò, Amélie non vede perché deve stare in quello stato per uno scemo che mangia la minestra di cavolo per tutta la vita con uno stupido portavasi in testa. (Narratore) [voce fuori campo]
[...] rater sa vie est un droit inaliénable!
  • Scrittore fallito, destino fallito. Mi piace questa parola. Fallito. Il destino dell'uomo si compie nel fallimento. [...] E a forza di fallimenti uno si abitua a non andare mai oltre la brutta copia. La vita è solo un'interminabile replica di uno spettacolo che non avrà mai luogo. (Hipolito)
  • Mia piccola Amélie, lei non ha le ossa di vetro: lei può scontrarsi con la vita. Se lei si lascia scappare questa occasione, con il tempo sarà il suo cuore che diventerà secco e fragile come il mio scheletro. Perciò si lanci, accidenti a lei! (Raymond) [video registrato]

Dialoghi

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Citazioni in ordine temporale.

Cafè des 2 Moulins, Parigi
  • Narratore [voce fuori campo]: A volte, il venerdì sera, Amélie va al cinema.
    Amélie: Mi piace molto voltarmi nel buio e osservare le facce degli altri spettatori. [...] E poi mi piace cogliere quei particolari che nessuno noterà mai. Invece non mi piace, nei vecchi film americani, quando il guidatore non guarda la strada.
    Narratore [voce fuori campo]: Non ci sono uomini nella vita di Amélie. Ci ha provato un paio di volte, ma il risultato non è stato all'altezza delle sue aspettative. In compenso, coltiva un gusto particolare per i piccoli piaceri: tuffare la mano in un sacco di legumi; rompere la crosta della crème brulée con la punta del cucchiaino; e far rimbalzare i sassi sul canale Saint-Martin.
  • Narratore [voce fuori campo]: Lui è l'uomo di vetro. Per una malattia congenita, le ossa gli si rompono come fossero di cristallo. I suoi mobili sono ricoperti da imbottiture. Una semplice maniglia rischia di fratturargli i metacarpi. Sono vent'anni che evita di uscire di casa. Col tempo non è cambiato nulla. Amélie continua a rifugiarsi nella solitudine. Si diverte a porsi domande cretine sul mondo o sulla città che si stende davanti ai suoi occhi. Per esempio, quante coppie in questo preciso istante stanno per avere un orgasmo?
    Amélie [camera-look]: Quindici.
  • Amélie: Mi piace molto questo quadro!
    Raymond: È La colazione dei canottieri, di Renoir. Ecco, ne faccio uno all'anno, da vent'anni. La cosa più dura sono gli sguardi. A volte ho l'impressione che cambino espressione apposta, ma non appena volto le spalle, eh?
    Amélie: Qui sembrano piuttosto contenti della vita.
    [...]
    Raymond: Ebbene, dopo tutti questi anni la sola persona che faccio ancora fatica a delineare è la ragazza con il bicchiere d'acqua. È al centro eppure ne è fuori.
    Amélie: Forse è solo diversa dagli altri.
  • Amélie: La ragazza col bicchiere d'acqua...
    Raymond: Sì?
    Amélie: Se sta un po' di lato, è forse perché sta pensando a qualcuno.
    Raymond: Ah, qualcuno del quadro?
    Amélie: No. Piuttosto un ragazzo incontrato altrove. Ma... Lei ha l'impressione di essere un po' simile a lui.
    Raymond: Ah, in altri termini, preferisce immaginare un... un rapporto con qualcuno che non c'è piuttosto che creare un legame con quelli che sono lì con lei.
    Amélie: Magari è il contrario. Si fa in quattro per risolvere i pasticci della vita degli altri.
    Raymond: Sì, ma lei? Dei pasticci della sua vita chi è che se ne occupa?
    Amélie: Ma... è meglio consacrarsi agli altri che a un nano da giardino.
  • Hipolito: Di fesserie ne scrivo parecchie, ma nessuno vuole pubblicarle.
    Suzanne: Va ancora male?
    Hipolito: Trentesimo rifiuto.
    Suzanne: E quel suo cugino che è critico letterario?
    Hipolito: Figuriamoci, signora Suzanne. I critici letterari sono dei cactus ricoperti di aculei tra avvoltoi che vivono della loro penna.
    Amélie: E il suo libro, invece... È una storia d'amore?
    Hipolito: No, è la storia di uno che scrive un diario. Solo che non scrive le cose che man mano gli càpitano, ma la versione catastrofica di quello che potrebbe capitargli. Il risultato: si deprime, e quindi... non fa niente.
    Gina: Insomma, la storia di uno che non combina niente.
  • Raphael: Tutto bene in questo momento?
    Amélie: Piuttosto bene. Le cose stanno cambiando, e... e ho avuto due crisi cardiache, e ho dovuto abortire perché ho fumato crack mentre ero incinta. A parte questo, tutto bene.
    Raphael: Tanto meglio. Tanto meglio.
  • Lucien: Come sta, signora Wallace?
    Madeleine: Quando uno non si aspetta più niente dalla vita, sai...
  • Joseph [provando a essere romantico]: Com'è bella Georgette, quando arrossisce! Sembra un fiore di campo.
    Georgette: No, è l'effetto dell'aerofagia questo.
  • Amélie: È da molto che fa questa collezione?
    Eva: Oh, da quando lavora qui, da un anno. L'ho fatto assumere io. Prima collezionava impronte di passi nel cemento. Sì, faceva la guardia notturna. E poi passava le sue giornate a fotografare tutti i posti dove qualcuno camminava per sbaglio sul cemento fresco. Ah, vive in un mondo tutto suo. L'ho conosciuto che faceva Babbo Natale ai grandi magazzini. E poi altre cose, che so... Le risate, per esempio... quando sentiva ridere un po' strano, si precipitava a registrare.
    Amélie: Be', per la sua fidanzata non dev'essere una cosa semplice.
    Eva: Ah, ma non è stato mai capace di tenersene una! Tempi duri per i sognatori.
  • Narratore [voce fuori campo]: Un buon suggeritore, come in teatro nascosto dietro le finestrelle dei seminterrati, pronto a fornire una risposta sferzante. I timidi avrebbero finalmente l'ultima parola.
    Suggeritore [ad Amélie]: "Lei certamente non rischia di essere un ortaggio, perché perfino un carciofo ha un cuore."
    Amélie [a Colignon]: Lei certamente non rischia di essere un ortaggio, perché perfino un carciofo ha un cuore!
  • Raymond: Be', credo sia venuto il momento per lei di correre davvero il rischio.
    Amélie: Ci sta pensando. Sta escogitando uno stratagemma...
    Raymond: A lei piacciono molto, ah, gli stratagemmi.
    Amélie: Sì.
    Raymond: In effetti è un po' vigliacca. Credo sia per questo che non riesco ad afferrare il suo sguardo.
  • Gina: Come regola generale, più un ragazzo lo trovo simpatico, meno è a posto con la testa. Mi piacerebbe conoscerla meglio.
    Nino: Mi chieda qualcosa.
    Gina: Ah... Cos'è che non fa una rondine?
    Nino: Una rondine? Primavera?
    Gina: E l'abito?
    Nino: Il monaco.
    Gina: Chi si contenta...
    Nino: ...gode.
    Gina: chi di spada ferisce...
    Nino: ...di spada perisce.
    Gina: Chi dorme non...
    Nino: ... piglia pesci.
    Gina: chi ruba poco...
    Nino: ...ruba assai.
    Gina: Del senno di poi...
    Nino: ...son piene Le fosse.
    Gina: Ah, molto bene.
    Nino: Ne conosce altri?
    Gina: A casa mia si dice che chi conosce bene i proverbi non può essere del tutto cattivo.

È il 28 settembre 1997 e sono le undici in punto del mattino. Alla Giostra del Trono, a due passi dal trenino dei Carpazi, la macchina per impastare i dolci impasta i dolci. Nello stesso momento, su una panchina di Place Villette, Félix L'Herbier scopre che ci sono più connessioni possibili nel cervello umano che atomi nell'universo. Nel frattempo, ai piedi del Sacre-Coeur, delle benedettine migliorano il rovescio. La temperatura è di 24 gradi Celsius, il tasso di umidità di 77, e la pressione atmosferica di 990 ettopascal. (Narratore) [voce fuori campo]

Note

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  1. Da una scena del film del 1942 Oborona Tsaritsyna. 1 seriya: Pokhod Voroshilova, regia dei fratelli Vasilev, sottotitolata secondo la fantasia della protagonista.

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