Jennifer Lynch
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Jennifer Chambers Lynch (1968 – vivente), regista e scrittrice statunitense.
Il diario segreto di Laura Palmer
[modifica]Caro diario,
22 luglio 1984
Il mio nome è Laura Palmer, e da soli tre piccoli minuti, ho ufficialmente compiuto dodici anni! È il 22 luglio 1984, ed ho proprio avuto una bella giornata! Tu sei stato l'ultimo regalo che ho aperto e sono riuscita a stento ad aspettare di venire al piano superiore ed iniziare a dirti tutto riguardo me e la mia famiglia. Sarai l'unico con cui mi confiderò di più. Prometto di dirti tutto ciò che succede, tutto ciò che sento, tutto ciò che desidero. E ogni singola cosa che penso. Ci sono alcune cose che non posso dire a nessuno. Prometto di dire queste cose a te.
Citazioni
[modifica]- Sono così stanca di aspettare di diventare grande. Un giorno o l'altro succederà e io sarò la sola persona che giudicherà se sentirsi contenta o scontenta di quello che faccio. (p. 6)
- Non credo che i genitori smettano mai di essere una continua causa d'imbarazzo per i figli. (p. 7)
- Anche Donna desidera un pony da anni e suo padre non glielo compra mai. Chissà per quanto tempo vivrà Troy e se io piangerò in eterno quando morirà.
Donna ha appena visto quello che stavo scrivendo, e dice che penso a cose troppo tristi, e chissà cosa succederà se continuerò a fare così. Donna non sa tutto. A volte non posso fare a meno di pensare a cose tristi: sono le più vicine alla mia mente. (p. 8) - Tutt'e tre mangiamo sandwich, beviamo latte e scriviamo nei nostri diari. Quello di Maddy è così grande e pieno! Quello di Donna è più pieno del mio, però ti farò diventare più grande di quello di Maddy. Mi piace l'idea di tenere tutti i miei pensieri in un posto, come un cervello dove si può guardare. (p. 9)
- Ah! Ah! Ti avevo detto che avrei convinto Donna a fumare una sigaretta. Maddy le ha tirate fuori e ne ha accesa una, poi me l'ha passata perché provassi. Mi piace soffiare il fumo dalla bocca: è come se uscisse da me uno spirito, uno spirito che ondeggia e danza. Come se fossi una donna che tutta la gente intorno guarda desiderando essere come me. (p. 11)
- Nel profondo ci sono colline di donna che stanno per spuntare | Per vedere il cielo | Per vedere il sole e la luna | E le stelle minuscole nel nero della mano di un uomo | [...] | Fuori | Sto sbocciando | Dentro sono arida. (p. 15)
- Probabilmente se non sto attenta, sarò un bel regalo per Satana. (p. 17)
- A volte, a scuola chiamiamo Twin Peaks T.P. Il mondo si pulisce il sedere con T.P. Bobby Briggs è quello che lo dice di più. Poi tira i capelli a noi ragazze e ci rutta in faccia. Gli piacciamo tutte, naturalmente. (p. 19)
- A volte sogno di volare. Chissà se anche agli uccelli capita a volte di sognare di andare a scuola o al lavoro, di portare vestiti, invece delle piume. (p. 20)
- Sono avviluppata | In un incubo di mani | E di dita | E di vocine nel bosco. | Così sbagliata | Così bella | Così cattiva | Così Laura. (p. 21)
- Sai, penso che fra tutti gli uomini che conosco a questo mondo, il dottor Hayward è il più affettuoso con me. È altruista, buono e mi rivolge sempre un sorriso affettuoso o di perdono... o di un qualcosa che in qualche modo colma sempre perfettamente il vuoto che sento dentro di me. Tredici anni fa mi ha fatta venire al mondo e mi ha stretta fra le braccia per un momento. Nelle mie fantasticherie immagino che quello sia stato uno dei momenti più caldi della mia vita. Gli voglio bene perché ha tenuto in braccio quella bambina spaventata, nuova all'aria e alla luce, e senza una parola mi ha fatto capire che mi avrebbe consolata ancora se ne avessi avuto bisogno.
Mi fa venire in mente qualcuno che non mi dispiacerebbe vedere tutti i giorni della mia vita. La dolcezza di un nonno nella mano soccorrevole di un padre. (p. 28) - Jupiter è l'altra notizia. Di solito usciva a giocare dietro la casa che non è recintata ma non si allontanava mai. Era troppo furbo per lasciare una famiglia che gli voleva bene e che gli dava da mangiare tante cose buone. [...] Mi amava sempre e non badava al mio aspetto e non si chiedeva se quel giorno mi ero comportata bene o male. [...] Mamma ha sentito il rumore e mi ha detto di restare in casa mentre andava a vedere cos'era successo. Ma a volte io e mamma abbiamo gli stessi pensieri e gli stessi presentimenti, e sapeva che non sarei rimasta nella mia camera perché sapevo. Non l'ho ascoltata e sono uscita; l'ho visto mentre respirava ancora e sanguinava dagli occhi e dalla pancia.
Non riesco a credere che qualcuno possa investire così un gatto in pieno giorno senza dire niente a nessuno. Non ha ritenuto opportuno fermarsi e venire in casa a riferire che cos'era successo. Mamma ha sentito il rumore delle gomme, e papà dice che gli dispiace di non essere stato a casa perché avrebbe capito dal rumore che macchina era. Ne dubito, però è un pensiero gentile.
Adesso è sepolto là fuori. Se n'è andato un buon amico, mentre voglio tanto bene ai pochi che ho. Vorrei che fosse morto qualcun altro al posto di Jupiter. (p. 30) - [La Signora del Ceppo] Ha detto che a volte il bosco è un posto per imparare le cose e per imparare a conoscere se stessi. Altre volte il bosco è un posto fatto per altri esseri e non per noi. Ha detto che a volte la gente va a campeggiare e impara cose che non dovrebbe. Qualche volta i bambini sono prede... Mi pare che abbia detto così. E poi che altro? Mi sono sforzata di ricordare. Oh. Mi ha detto che osservava tutto e che un giorno la gente scoprirà che lei vede le cose e le ricorda.
Ha detto che è importante ricordare le cose che si vedono e si sentono. A volte i gufi sono grossi. Ecco! Ecco, questo l'avevo dimenticato. A volte i gufi sono grossi. (p. 46) - Credo che il mondo | dovrebbe addentrarsi nel bosco | ascoltare con attenzione | le voci delle foglie. | Vedere i dettagli, le minuscole mappe | dei passi e a volte le macchie, | dovrebbe vedere che le foglie | hanno forma di lacrime. (p. 48)
- Non avrei più lasciato che quell'uomo mi facesse soffrire e mi ossessionasse, un uomo che conosco solo di nome. Non so dove vive e da dove viene. Ma lo farò tornare. Giocare alla tortura non è divertente se la vittima dice «ancora, ancora». (p. 65)
- Devo far contenti i miei genitori. Devo continuare a volergli bene come deve fare la loro bambina. Devo continuare quello che non ho scelto ma che mi è stato dato. Due vite. Due vite molto diverse. (p. 65)
- Forse le morti sulle strade sono più di ciò che sembrano. Messaggi, come stanotte... oppure esempi cui non prestiamo mai attenzione. Ecco che cos'è. Silenzio. Privacy eterna. Stanotte non volevo restare con i ragazzi. Volevo andare a casa, dormire nel mio letto, tornare a essere una bambina. Fingere di essere malata o di aver i crampi e chiedere alla mamma di aver cura di me. Farmi leggere La bella addormentata o qualche altra storia e bere il caffè mentre lei gira le pagine e mi guarda. (pp. 106-107)
- Le mie sono state menzogne, continuamente. Ne arriva sempre una nuova per aiutare le altre menzogne a vivere... a rimanere reali. (p. 107)
- Abbiamo continuato a bere per un pezzo, e a stare lì seduti a farci le piste e a guardare Leo: non sapevo perché, ma sapevo che dovevo essere pronta. Poteva darsi che fosse carino e poteva darsi di no. Non guardavo mai Bobby. Ho fatto in modo che mi vedesse con Leo. Non mi andava che Bobby sentisse la mancanza della dolce Laura. Non posso svegliarla, adesso. A lei non piacciono le notti come queste. Non vuole giocare. Io sì. Avevo bisogno di essere diversa da lei... Dovevo liberarmi da quello che attira BOB alla mia finestra. Liberarmi dell'odore dell'innocenza. (p. 108)
- Appartengo agli uomini libidinosi che in realtà sono bambini piangenti. (p. 120)
- Mi piace essere presa da qualcuno, ma mi piace essere provocata, avere piccoli sogni e idee. Non mi piacciono le paure, le menzogne e le grida; e molte foto invece sono così. Le tenebre nel sesso vanno bene, purché siano tenebre strane e misteriose, e non le tenebre dell'inferno o degli incubi o della morte. (p. 124)
- «Tu, con la pistola... stai in guardia», diceva. «Quelli che muoiono così ricordano la faccia dell'assassino e ne parlano con la Morte. La Morte viene a cercarti. Si porta via i tuoi amici, o un genitore. La Morte si porta via quello che le lasci prendere. Uccidere è un modo per stringere la mano alla Morte e dirle: 'Quel che è mio è tuo'.» (p. 126)
- So sempre che sarà una notte pazza quando mamma dice che la telefonata è per me... (p. 127)
- Per gli adolescenti i genitori sono come la peste. (Sarah Palmer: p. 135)
- Io sono la più grande dei pazzi. | Un difetto nel ciclo della vita. | Nessuna creatura che abbia | Rispetto | Per la vita | Per se stessa | Per il suo avversario | Si pone di continuo | Sulla strada del nemico. (p. 141)
- Bobby sembrava adatto a me. C'era. Era simpatico, popolare, di buona famiglia... e continuava a giurarmi amore fino a che ha capito che adesso non posso amare niente e nessuno. Innamorarsi è come sventolare una bandiera bianca davanti ai tuoi nemici e dire: «Ci arrendiamo, siamo innamorati, l'amore è resa». (p. 155)
- Non so dirti quanto è speciale e prezioso un sogno... Non ne sentivo la mancanza fino a quando non è svanito. Senza il sogno la vita è diventata fredda paranoia, ostile, aperta a ogni genere di cose orribili. (p. 159)
- E il sesso! Più di quanto dovrebbe sapere una ragazza della mia età. Molto di più. Il sesso che diventa sempre più tenebroso... diventa un atto di vendetta anziché d'amore. (p. 160)
- In questi giorni penso alla morte come a una compagna che desidero incontrare. (p. 166)
- A VOLTE LA VITA È QUELLO CHE SUCCEDE PRIMA DELLA MORTE. VOLEVO VEDERE COSA SI POTEVA FARE. (BOB: p. 168)
- Ho chiuso gli occhi e ho tenuto stretta la mano dell'infermiera. Vorrei che il bambino, chiunque sia, potesse tornare al momento giusto.
Quando sarò sposata. Quando ci sarà un'unione dalla quale nascerai, e non ne sarai responsabile. Tu, bambino, dovresti essere un dono per coloro che sono pronti, e non un peso come tanti altri prima di te. Torna, bambino mio, quando io non sarò più una bambina. (p. 171)
Film
[modifica]- Boxing Helena (1993)
Bibliografia
[modifica]- Jennifer Lynch, Il diario segreto di Laura Palmer, traduzione di Roberta Rambelli, Sperling & Kupfer, Milano, 1991. ISBN 88-200-1155-7
Voci correlate
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