Jerzy Grotowski
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Jerzy Marian Grotowski (1933 – 1999), regista e teorico teatrale polacco.
Citazioni di Jerzy Grotowski
[modifica]- Quando il pubblico entra nella sala prima dell'inizio della rappresentazione, viene a contatto con attori che vivono qui e ora, non in altra epoca, tempo e luogo.[1]
- Se viviamo pienamente, la parola nasce dalle reazioni del corpo. Dalle reazioni del corpo nasce la voce, dalla voce il linguaggio.[1]
Per un teatro povero
[modifica]- Condizioni essenziali al lavoro di tutti gli attori sono l'ordine e l'armonia; senza di esse non può esservi un atto creativo.
- Il rispetto per l'autonomia dell'attore non significa anarchia, indulgenza nelle richieste, discussioni interminabili, e sostituzione dell'azione con fiumi incessanti di parole. Il rispetto per l'autonomia, invece, implica vastissime richieste, l'aspettarsi il massimo sforzo creativo e la più personale penetrazione. Compreso questo, la sollecitudine per la libertà dell'attore può essere generata dalla pienezza della guida e non dalla sua carenza di pienezza. Una tale carenza presupporrebbe soperchieria, dittatura e ammaestramento superficiale.
- Il ritmo della vita nella civiltà moderna è caratterizzato dalla velocità, dalla tensione, da una sensazione di catastrofe; dal desiderio di nascondere le nostre motivazioni personali, assumendo una quantità di ruoli e di maschere esistenziali.
- Il teatro, grazie alla tecnica dell'attore, quest'arte in cui un organismo vivo lotta per motivi superiori, presenta una occasione di quel che potremmo definire l'integrazione, il rifiuto delle maschere, il palesamento della vera essenza: una totalità di reazioni fisico mentali.
- Il teatro ha un significato solo se ci permette di trascendere la nostra visione stereotipata, i nostri livelli di giudizio, non tanto per fare qualcosa fine a se stessa ma per verificare la realtà e, avendo rinunciato già a tutte le finzioni di ogni giorno, in uno stato totalmente inerme, svelare, donare, scoprire noi stessi.
- L'arte è una maturazione, una evoluzione, un elevamento che ci permette di emergere dall'oscurità in un bagliore di luce.
- L'atto dell'attore, questo rifiuto delle mezze misure, la penetrazione, l'apertura, l'uscir fuori da se stesso invece di chiudercisi, costituisce un invito rivolto allo spettatore.
- L'attore, almeno in parte, è un creatore, un modello e una creazione racchiusi in un unico oggetto. Non deve essere sfrontato poiché ciò porta all'esibizionismo. Deve aver coraggio, non soltanto il coraggio di esibire se stesso, un coraggio passivo, potremmo dire, il coraggio dell'indifeso, ma anche il coraggio di penetrare se stesso.
- L'attore deve essere disposto sempre ad intraprendere l'atto creativo nel momento esatto deciso dal gruppo. Da questo punto di vista, la sua salute, le sue condizioni fisiche, e tutte le sue faccende private cessano di essere soltanto affare suo personale.
- L'attore non deve illustrare ma compiere un "atto dell'anima" tramite il suo organismo. Si aprono così, davanti a lui, due alternative estreme: egli può vendere, disonorare, il suo essere concreto e "incarnato" facendo di sé un oggetto di prostituzione artistica: oppure può donare se stesso, santificando il suo essere concreto e "incarnato".
- La creatività, soprattutto per quanto riguarda la recitazione, è sincerità senza limiti benché disciplinata: cioè articolata mediante segni. Il creatore da questo punto di vista non dovrebbe perciò incontrare limiti nel suo materiale.
- Nella nostra ricerca di liberazione raggiungiamo il caos biologico. Soffriamo soprattutto di una mancanza di totalità, che ci porta alla dispersione e alla dissipazione di noi stessi.
- Noi concepiamo il teatro, soprattutto nel suo aspetto carnale e palpabile, come un luogo di provocazione, una sfida che l'attore lancia a se stesso e anche, indirettamente, agli altri.
- Poiché il materiale dell'attore è il suo corpo, dovrebbe essere allenato ad obbedire, ad essere duttile, a dare una rispondenza passiva ad impulsi psichici come se si annullasse nell'attimo della creazione.
Citazioni su Jerzy Grotowski
[modifica]- Con Jerzy Grotowski la cosiddetta avanguardia del teatro moderno raggiunse il punto estremo, quello dopo il quale non c'è che involuzione, o ripartenza; in altre parole, Grotowski fu colui che più di ogni altro mostrò che per sopravvivere il teatro doveva spogliarsi, rinunciare non solo a scenografie, costumi, effetti di luce, e insomma a ogni pretesa di creare un'illusione con metodi che apparivano ridicoli nell'età del cinema e della televisione, ma addirittura azzerarsi, fino a restare col solo attore, fatto di corpo e voce. (Masolino D'Amico)
Note
[modifica]- ↑ a b Citato in Masolino D'Amico, La poetica del "senza", La Stampa, 16 gennaio 1999.
Bibliografia
[modifica]- Jerzy Grotowski, Per un teatro povero, Bulzoni editore, Roma, 1970.
Voci correlate
[modifica]Altri progetti
[modifica]- Wikipedia contiene una voce riguardante Jerzy Grotowski
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