Juan Andrés

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Juan Andrés

Juan Andrés (1740 – 1817), gesuita, umanista e critico letterario spagnolo.

Citazioni di Juan Andrés[modifica]

  • Avevo visto Valencia e Barcellona, avevo visto Genova, Milano, Venezia, Firenze e anche Roma; tuttavia non sapevo cosa fosse una grande Città fino a quando non sono giunto a Napoli. Altre la superano per la bellezza degli edifici e il gusto degli ornamenti, ma quella folla immensa, quello strepito di persone; quello splendore e frastuono di carrozze, quell'abbondanza di cose, quell'allegro tumulto e quella pacifica confusione destano scompiglio nell'animo di chi la vede per la prima volta. [...] Una splendida corte, una milizia brillante, un'innumerevole e ricca nobiltà, un altrettanto numeroso e ricco foro, un popolo chiassoso, una folla infinita fanno di Napoli una grande città come solo se ne possono vedere in Inghilterra e in Francia, ma non certo in altre nazioni europee.[1]
  • In tutte le chiese si vedono lapidi sepolcrali di spagnoli, e molte in castigliano, e qualcuna in catalano. La grande strada di Toledo, e quasi tutti gli edifici e monumenti pubblici, portano il nome di qualche spagnolo, e tutto è pieno di memorie di spagnoli, ma soprattutto ad ogni passo si avverte la presenza del nostro augusto monarca Carlo III. La Strada Nuova, l'Albergo dei Poveri, Capo di Monte, Portici, Caserta, tutta Napoli e i suoi dintorni testimoniano l'animo generoso di Carlo III, e il Re Cattolico è un nome che si sente ripetere ad ogni occasione dai napoletani, e con un particolare sentimento di tenerezza e gratitudine.[2]
  • Napoli ripolita fin dal XIII secolo per opera di Federigo II, Napoli gloriavasi nel re Roberto del più letterato principe d'Europa, il quale la biblioteca da se raccolta fidò a Paolo perugino, e questi seppe di molti codici arricchirla greci e latini. Nel XV secolo sotto Alfonso nobile teatro divenne, dove molti spiccarono e gravissimi letterati. Nacque allora la famosa accademia eretta per Antonio panormita, ma da Gioviano Pontano, da cui nome ne trasse, amplificata: in essa uomini d'anco rimote nazioni ogni maniera d'erudizione trattavano.[3]

Note[modifica]

  1. Da Cartas familiares, citato in L'averno e il cielo, Napoli nella letteratura spagnola e ispanoamericana, a cura di Teresa Cirillo Sirri e José Vicente Quirante Rives, Libreria Dante & Descartres, Napoli, 2007, pp. 35-36. ISBN 978-88-6157-015-3
  2. Da Cartas familiares, (Viaje de Italia), Editorial Verbum S.L., Madrid, 2004, citato in L'averno e il cielo, Napoli nella letteratura spagnola e ispanoamericana, a cura di Teresa Cirillo Sirri e José Vicente Quirante Rives, traduzione per Juan Andrés di Teresa Cirillo Sirri, Libreria Dante & Descartres, Napoli, 2007, p. 37. ISBN 978-88-6157-015-3
  3. Da Storia d'ogni letteratura di Giovanni Andrés, breviata e annotata per Alessio Narbone, Tipografia Giovanni Pedone, Palermo, 1838, vol. I, p. 146.

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