Juliet Mitchell

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Juliet Mitchell (1940 – vivente), psicanalista e femminista socialista britannica.

La condizione della donna[modifica]

Incipit[modifica]

L'atmosfera degli anni sessanta
Che origini ha avuto il Women's Liberation Movement? Perché è venuto alla ribalta nella seconda metà degli anni sessanta?
Non solo in alcune analisi esterne, come ho già detto, ma nel movimento stesso dal suo interno, c'è una tendenza a ricollegarlo con le lotte femministe dell'Ottocento e del primo Novecento, a tutto scapito dalla sua novità. Non si può certo negare che fra le lotte femministe più remote e quelle più recenti esistano delle somiglianze, eppure va osservato che si tratta di una coincidenza relativa alle loro caratteristiche più che alle loro origini.

Citazioni[modifica]

  • La povertà da sola non è [...] in grado di protestare. (p. 24)
  • Il rivoluzionario non è mai il prodotto di privazioni estreme. (p. 24)
  • Come l'operaio si ritrova alienato nel suo stesso prodotto, così, grosso modo, la donna trova la sua alienazione nella commercializzazione del suo corpo. (p. 61)
  • L'emancipazione della donna, non sarebbe stata solamente, come la vedeva il Fourier, preoccupato soprattutto della libertà sessuale, un indice di umanizzazione nel senso civico di vittoria della natura umana sulla brutalità, ma nel senso più fondamentale di progresso dell'uomo nei confronti dell'animale, del fatto culturale su quello naturale [...]. (pp. 84-85)
  • Le idee di Fourier rimasero al livello di monito utopistico e morale. Marx ne fece uso e le trasformò, inserendole in una critica filosofica della storia dell'uomo, ma anche lui mantenne l'astrattezza della concezione di Fourier sulla posizione femminile, intesa come indice del progresso generale della società. (p. 85)
  • La coscienza femminista è stata insufficientemente rappresentata nella formazione dell'ideologia socialista, allo stesso modo che l'oppressione femminile non è stata combattuta a sufficienza nelle rivoluzioni socialiste. (p. 105)
  • Alle donne [...] è concesso un universo tutto loro: la famiglia. Esse sono sfruttate sul lavoro e relegate nella casa; sono queste le due posizioni che compongono la loro oppressione. (p. 109)
  • La «libertà» della casalinga sta [...] nel suo isolamento. (p. 178)

Bibliografia[modifica]

  • Juliet Mitchell, La condizione della donna (Woman's Estate), traduzione di Giovanna Stefancich, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1972.

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