Lúcia dos Santos

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Suor Lucia nel 1946

Lúcia de Jesus Rosa dos Santos, nota come Suor Lúcia di Fátima (1907 – 2005), mistica e monaca portoghese.

Memorie di Suor Lucia[modifica]

  • Prima dei fatti del 1917, eccetto i legami di parentela che ci univano, nessun altro affetto particolare mi faceva preferire la compagnia di Giacinta e Francesco a quella di qualsiasi altro bambino. Anzi, la sua compagnia diventava, talvolta, abbastanza antipatica, a causa del suo carattere troppo permaloso. Ogni minima questione, di quelle che sorgono tra bambini quando giocano, era sufficiente per farla restare stizzita in un cantuccio, imbronciata, imitando il mulo, come noi dicevamo. Per farle riprendere il suo posto nel gioco, non bastavano le carezze più dolci che, in occasioni simili, i bambini sanno fare. Bisognava allora lasciarle scegliere il gioco e la compagna con cui voleva far coppia. Aveva, però, già a quel tempo, un cuore molto ben inclinato; e il buon Dio l'aveva dotata d'un carattere dolce e tenero, che la rendevano, allo stesso tempo, amabile e attraente. (pp. 36-37)
  • Alla piccoletta piaceva pure molto andare, al calar della sera, in un'aia, che avevamo davanti a casa, per veder il bel tramonto e il cielo stellato, che lo seguiva. Si entusiasmava con le belle notti di luna piena. Ci sfidavamo per vedere chi era capace di contare le stelle che chiamavamo le lucerne degli angeli. La luna era quella della Madonna e il Sole quella del Signore. Per questo, Giacinta diceva, qualche volta:
    – Mi piace di più la lucerna della Madonna che non ci brucia e non ci accieca; quella del Signore invece, sì. (p. 40)
  • Ci avevano raccomandato di recitare, dopo la merenda, la Corona, però, siccome tutto il tempo ci pareva poco per giocare, trovammo una buona maniera per finirla in fretta: passavamo i grani, dicendo soltando: Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria! Arrivati allafine del mistero dicevamo, dopo lunga pausa, le semplici parole: Padre Nostro! E così, in un batter d'occhio, come si suol dire, la nostra Corona era finita! (p. 43)
  • La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. (p. 119)
  • [...] alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza:
    – Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Infine, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al Mondo un periodo di pace. (pp. 119-120)
  • Certe persone anche pie, non vogliono parlar dell'inferno ai bambini per non spaventarli; ma Dio non esitò a mostrarlo a tre, uno dei quali di 6 anni appena, e che Lui sapeva che ne avrebbe avuto tanto orrore da, quasi oserei dire, debilitarsi per lo spavento.
    Spesso si sedeva per terra o su qualche sasso e pensierosa esclamava:
    – L'inferno! L'inferno! Quanta compassione ho delle anime che vanno all'inferno! E la gente là dentro, viva, che brucia come legna sul fuoco!
    E, tutta tremante s'inginocchiava a mani giunte, per recitare la preghiera che la Madonna ci aveva insegnato:
    – O Gesù mio! Perdonate le nostre colpe, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in Cielo tutte le anime, specialmente quelle che più ne hanno bisogno.
    Adesso, Ecc.mo e Rev.mo Monsignore Vescovo, capirà perché a me restò l'impressione che le ultime parole di questa preghiera si riferissero alle anime che si trovano in maggiore o più imminente pericolo di dannazione.
    E restava così per lungo tempo in ginocchio, ripetendo la stessa preghiera. (p. 121)
  • A volte mi domandarono se la Madonna in qualche apparizione ci indicò che specie di peccati offendevano di più il Signore. Orbene, a quel che dicono, Giacinta a Lisbona nominò quello della carne. Forse, penso io adesso, siccome era una delle domande che faceva a me, le capitò, a Lisbona, di farla alla Madonna e che così le fosse indicato quel peccato. (pp. 122-123)
  • [...] ho voluto aprire il Nuovo Testamento, unico libro che voglio avere qui davanti a me, in un nascosto cantuccio della soffitta, dove mi ritiro, alla luce d'una povera tegola di vetro, per fuggire il più possibile dagli occhi umani. Da tavolo, mi servono le ginocchia; da sedia, una vecchia valigia.
    – Perché non scrive nella sua cella? – dirà qualcuno. Il buon Dio credette bene di privarmi anche della cella, benché qui in casa ce ne siano parecchie e vuote. [...] Ma son contenta e ringrazio Dio d'esser nata povera e di vivere, per Suo amore, ancor più povera. [...] E va bene. Non ho bisogno d'altro: obbedienza e abbandono in Dio, che opera in me. In realtà, non son altro che il povero e miserabile strumento di cui Egli vuol servirsi, e che fra poco, come il pittore che getta al fuoco il pennello che non serve più, affinché si riduca in cenere, così il Divino Pittore ridurrà alla cenere della tomba il Suo strumento diventato inutile, fino al grande giorno dell'alleluia eterno. E io desidero ardentemente quel giorno, perché la tomba non distrugge tutto, e la felicità dell'amore eterno e infinito comincia lì. (pp. 132-133)
  • Francesco non sembrava fratello di Giacinta, se non nelle fattezze del viso e nella pratica delle virtù. Non era capriccioso e vivace come lei. Al contrario, era di carattere pacifico e condiscendente. [...] Non manifestava, come Giacinta, la passione per il ballo; gli piaceva di più suonare il piffero, mentre gli altri bambini danzavano.
    Nei giochi, era abbastanza animato, ma pochi trovavano gusto a giocare con lui, perché perdeva quasi sempre. Io stessa confesso che avevo per lui poca simpatia, perché il suo carattere pacifico eccitava alle volte i nervi della mia troppa vivacità. (p. 134)
  • – Cosa vuole da me? – domandai.
    – Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese, che recitiate il rosario tutti i giorni, e che impariate a leggere. Poi vi dirò quel che voglio.
    Domandai la guarigione di un malato.
    – Se si converte, guarirà entro l'anno.
    – Vorrei chiederLe di portarci in Cielo.
    – Sì; Giacinta e Francesco, li porto fra poco, ma tu resti qui ancora per qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farMi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato.
    – Resterò qui da sola? – domandai addolorata.
    – No, figlia. E tu ne soffri molto? Non ti scoraggiare. Io non ti lascerò mai. Il Mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e il cammino che ti condurrà fino a Dio. Fu nel pronunciare queste ultime parole, che aprì le mani e ci comunicò, per la seconda volta, il riflesso di quella luce immensa, nella quale ci vedevamo come immersi in Dio. Giacinta e Francesco sembravano stare in quella parte di luce che si alzava verso il Cielo, io in quella che si diffondeva sulla terra. Davanti alla palma della mano destra della Madonna, c'era un cuore coronato di spine che vi sembravano confitte. Capimmo che era il Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati dell'umanità, che voleva riparazione. (pp. 171-172)
  • [...] la Madonna disse che bisognava recitare il rosario per ottenere le grazie durante l'anno. E continuò:
    – Sacrificatevi per i peccatori, e dite molte volte, specialmente ogni volta che fate qualche sacrificio: O Gesù, è per amor Vostro, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria. [...] Quando reciterete il rosario, dopo ogni mistero dite: «O Gesù mio! Perdonateci, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in Cielo tutte le anime, specialmente quelle che ne hanno più bisogno». (pp. 172-174)
  • [...] abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: [...] un Vescovo vestito di Bianco [...]. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio. (p. 209)

Bibliografia[modifica]

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