Napoleone Colajanni

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Napoleone Colajanni

Napoleone Colajanni (1847 – 1921), scrittore e politico italiano.

Citazioni di Napoleone Colajanni[modifica]

  • Alfredo Niceforo, ha creduto di scrivere un libro[1] in cui fossero accoppiate le attrattive delle spigliate note di viaggio col rigore scientifico dello statistico ed è riuscito a darci una calunniosa requisitoria che va a colpire non una piccola zona della Sardegna, ma una buona metà dell'Italia. Egli ha trovato anzitutto che l'intera Sardegna ha un suo reato speciale e territoriale, che la caratterizza: la grassazione. Ogni suo circondario, ogni sua zona ha poi la sua specialità: in Alghero, ad esempio, prevale il furto e vi è, piaga immedicabile, la corruzione femminile; a Bosa – limitrofa di Alghero – prevalgono le ingiurie e le diffamazioni... perché nelle vene dei suoi abitanti scorre molto sangue vanitoso spagnuolo; nel Nuorese spesseggiano furto e danneggiamento. Il Nuorese e l'Alta Ogliastra con l'appendice di Villacidro costituiscono la zona delinquente per antonomasia. In contrapposto a questa zona delinquente sta la Gallura, ch'è la parte moralmente più sana della Sardegna (p.11 a 30). (da Per la razza maledetta, Remo Sandron, Palermo, 1898, pp. 3-4)
  • L'Italia, tale quale è dà la più brutale smentita, in ogni sorta di manifestazioni, ai ciechi che la considerano come un museo storico, il reliquiario di una civiltà che muore dopo avere generato quelle dell'avvenire; che la chiamano miserabile terra dell'arte e dell'eroismo, la cui esistenza è precaria. (da Latini e anglosassoni (Razze inferiori e razze superiori), presso la Rivista Popolare, Roma-Napoli, 19062, cap. XXIX, p. 428)
  • La Nuova Sardegna, valoroso giornale democratico di Sassari, si è data ad un esame statistico per respingere da Sassari e dal Nuorese il triste primato [della delinquenza], che il Niceforo ha loro assegnato e con mal celata compiacenza, ricordandogli ch'egli è siciliano e che in Sicilia c'è qualche provincia, che in quanto ad omicidî è la prima, pare abbia voluto dirgli: medice cura te ipsum!
    Il richiamo per quanto sanguinoso è giusto. Non me ne ho a male io che sono pure siciliano; e di sicuro non se ne offenderà il mio conterraneo Niceforo che non credo affetto dal pregiudizio patriottico[2] regionale. Sono convinto che egli al suo studio è stato mosso da criteri obiettivi, assolutamente disinteressati: non può ignorare che anche lui appartiene alla razza maledetta e della medesima porta intoccabili alcuni caratteri, tra i quali la bassa statura. Il cranio non glie l'ho misurato. (da Per la razza maledetta, Remo Sandron, Palermo, 1898, p. 13)
  • Nell'imperialismo come risultato finale della lotta economica e come mezzo per la soddisfazione dei bisogni crede il Woltmann; ed a questa credenza logicamente deve condurlo la teoria antropo-sociologica fondata sulla superiorità naturale di una razza sulle altre. Nessuna meraviglia, quindi, se egli dà addosso alle applicazioni socialistiche dell'antropologia fatte dal De Lapouge[3] e se ammette un collettivismo brutale, in cui ci sia uguaglianza senza libertà in basso e supremazia colla libertà in alto cioè lo sfruttamento e il parassitismo. (da Latini e anglosassoni (Razze inferiori e razze superiori), presso la Rivista Popolare, Roma-Napoli, 19062, cap. XXIX, pp. 432-433)
  • Senza preamboli si entrò in argomento e il Pantaleoni[4] dissemi che nella Banca Romana vi erano delle gravi irregolarità; che vi si consumavano reati a danno del credito, e che era semplicemente turpe una nuova concessione che prorogasse a questo istituto il privilegio dell'emissione.
    "Ma come provare tali gravi accuse?" chiesi naturalmente.
    Allora il mio interlocutore mi pose sotto gli occhi un grosso plico contenente una copia della relazione sulla ispezione fatta nella Banca Romana dal senatore Alvisi per incarico avutone nel 1889 dai ministri on. Giolitti e on. Miceli, e mi lesse le conclusioni ed alcuni brani salienti della relazione del comm. Biagini, uno dei due impiegati dello Stato che avevano fatta l'ispezione.
    Rimasi fortemente impressionato dalle notizie apprese ch'erano tanto gravi e tanto enormi da sembrarmi inverosimili. (da Banche e Parlamento. Fatti, discussioni e commenti, Fratelli Treves, Milano, 18932, cap. I, pp. 6-7)
  • Nessuno, infine, tra quanti frequentano Montecitorio può negare, che a frenare le manifestazioni sincere dell'animo contribuì molto l'accennato chauvinisme italiano abilmente suscitato. "Sì! molti e molti dicevano; tutto quanto si afferma sulla Banca Romana è vero; ed è vero altresì che non sono pochi i deputati corrotti e prevaricatori; ma non bisogna dirlo in pubblico per non metterci a livello della Francia![5]" Però la pubblica opinione, in Italia e fuori, che non conosce queste gesuiterie, queste meschine astuzie di una politica ancora più meschina, dette il suo verdetto e riconobbe che se in Francia c'era il Panama[5], l'Italia aveva il Panamino. (da Banche e Parlamento. Fatti, discussioni e commenti, Fratelli Treves, Milano, 18932, cap. I, p. 37)

L'Italia nel 1898 (tumulti e reazione)[modifica]

  • [...] guardando alla superficie e alle dichiarazioni di alcuni capi del cartismo, si potrebbe credere che questo movimento celebre, durato circa dieci anni, sia stato essenzialmente politico. Erano, infatti, d'indole politica i famosi sei articoli della Charta del popolo; ma nella intenzione dei cartisti delle due scuole, essi dovevano servire come mezzo per ottenere il miglioramento economico delle masse lavoratrici.
    I promotori ed organizzatori del movimento trovarono grande seguito per lo appunto perché tristissime erano le condizioni economiche degli operai nella grandissima maggioranza.
    Ciò era a conoscenza dei capi del cartismo; tanto che il reverendo Stephens, uno dei più audaci e dei più infervorati, predicava che il cartismo era soprattutto una quistione di forchetta e di coltello! (cap. 1, p. 10)
  • Il saccheggio e la devastazione di Milano ricca e colta [nei moti del 1898] furono inventati per suscitare l'indignazione contro i barbari contemporanei; ma queste menzogne forse non erano sufficienti per determinare l'azione energica del governo.
    Chi poteva assicurare che al Ministero stessero proprio a cuore gl'interessi delle civiltà! Bisognava creare il pericolo delle istituzioni; inventare, perciò, o esagerare le forze e la resistenza dei tumultuanti. Presto fatto: donne e bambini, uomini inermi furono tramutati in combattenti, cui onestamente accordossi anche l'eroismo che faceva comodo. (cap. 7, p. 69)
  • In quanto alle sozze calunnie di chi disse i moti di Milano e del resto d'Italia voluti e preparati dai socialisti e repubblicani agli ordini ed agli stipendi del Papa e della Francia, esse non meritano che il più profondo disprezzo. (cap. 13, p. 246)

Incipit di alcune opere[modifica]

Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause[modifica]

Dopo le elezioni politiche generali del 1890, e più ancora dopo quelle del 1892, la stampa che rispecchia le tendenze, i bisogni e i timori delle classi dirigenti italiane, gittò un grido di allarme, additando una macchia grigia sulla carta geografica d'Italia, che rappresentava la zona dove maggiormente si era rivelato potente per numero di adepti e per organizzazione il socialismo. La macchia era più scura nel Modenese, nella provincia di Reggio Emilia e di Parma; ma si manteneva abbastanza cupa in alcuni punti della provincia di Cremona, nel Mantovano, nel Polesine ecc., mentre si era rischiarata nel più antico centro di diffusione: nelle Romagne.

La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi (1860-1900)[modifica]

La sera del 1° febbraio 1893 in un vagone di 1a classe nel tratto della ferrovia Termini-Palermo – e precisamente nei tratto Termini-Trabia-Altavilla – venne barbaramente assassinato il commendatore Notabartolo.
Le eccezionali qualità morali dell'uomo – era notissima la sua rettitudine – la sua posizione sociale, le cariche elevate ch'egli aveva occupato; tutto contribuì a far sí che il doloroso avvenimento destasse una profonda impressione nel paese.
Nell'intera Italia e specialmente in Sicilia si levò un grido d'indignazione, che ebbe anche la sua eco in Parlamento con alcune interrogazioni rivolte (dall'on. Di Trabia e da me) al Presidente del Consiglio e ministro dell'Interno del tempo: l'on. Giolitti.

Manuale di Demografia[modifica]

Avendo riconosciuto nella parte prima di questo manuale che la Statistica è essenzialmente un metodo e che il carattere di scienza le sarà conservato sino a quando nella sua trattazione verrà compresa la Demografia, si comprende agevolmente che quest'ultima connetto alla prima provvisoriamente per comodità didattica, anziché per ragione scientifica. Poiché, anche non assegnando alcuna importanza alla asserita priorità della nascita della demografia fondata da Süssmilch sulla statistica fondata dall'Achenwall, riconoscendo che la prima è una scienza e la seconda un metodo, in nome della logica più elementare si deve ammettere nel Contento che non si può considerare la demografia come una parte della statistica, poiché nessuna scienza può essere considerata come una parte di un metodo.

Nel regno della mafia[modifica]

La sera del 1° Febbraio 1893 in un vagone di 1ª classe nel tratto della ferro­via Termini-Palermo — e precisamente nel tratto Termini-Trabia-Altavilla — venne barbaramente assassinato il Commendatore Notarbartolo.
Le eccezionali qualità morali dell'uomo — era notissima la sua rettitudine — la sua posizione sociale, le cariche elevate ch'egli aveva occupato; tutto contri­buì a far sì che il doloroso avvenimento destasse una profonda impressione nel paese. Nell'intera Italia e specialmente in Sicilia si levò un grido d'indignazione, che ebbe anche la sua eco in Parlamento con alcune interrogazioni rivolte (dall'on. Di Trabia e da me) al Presidente del Consiglio e ministro dell'Interno del tempo: l'on. Giolitti.

Note[modifica]

  1. La delinquenza in Sardegna, Remo Sandron, Palermo, 1897.
  2. Nel testo "patriotico".
  3. Georges Vacher de Lapouge (1854 – 1936), antropologo francese.
  4. Maffeo Pantaleoni (1857 – 1924), economista, politico e accademico italiano.
  5. a b Riferimento allo scandalo di Panama, vicenda di corruzione legata al taglio del Canale omonimo, che travolse molti uomini politici e industriali francesi, mandando in rovina centinaia di migliaia di risparmiatori.

Bibliografia[modifica]

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