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Eugène Ionesco

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Eugène Ionesco nel 1993

Eugène Ionesco, nato come Eugen Ionescu (1912 – 1994), scrittore e drammaturgo francese di origini rumene.

Citazioni di Eugène Ionesco

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  • C'è forse un solo uomo, oggi, che può fare qualcosa subito: Gorbaciov. È a lui che faccio appello, perché intervenga, fermi la mano al mostro di Bucarest. Gli tagli i viveri. Rompa i legami economici. È la prima cosa da fare. Gorbaciov è il solo che potrebbe interrompere i rifornimenti alla Romania e far saltare da un giorno all'altro la dittatura di Ceausescu.[1]
  • Ceausescu è un pazzo. Come si può lasciare un folle al potere? Come possono le nazioni civili sopportare questo mostro nel cuore dell'Europa?[1]
  • Ci sono più persone morte che vive. E il loro numero è in aumento. Quelle viventi diventano sempre più rare.[2]
  • Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene.[3]
Dieu est mort, Marx est mort et moi-même je ne me sens pas très bien[4]
  • Dio non può morire. È l'unica cosa che non può fare. Se l'uomo è stato creato a immagine di Dio, l'uomo non morirà. Dio non lascerà estinguere la propria immagine.[5][3]
  • Dove non c'è umorismo non c'è umanità; dove non c'è umorismo (questa libertà che si prende, questo distacco di fronte a se stessi) c'è il campo di concentramento.[6]
  • Il critico deve descrivere e non prescrivere.[7]
  • La Commedia Umana non mi assorbe abbastanza. Non appartengo interamente a questo mondo.[8]
  • La matematica è nemica mortale della memoria – eccellente in altri campi – ma nefasta aritmeticamente parlando.[9]
  • Noi ci siamo abbandonati alla nostra opulenza, alle nostre piccole cose, mentre il tiranno di Bucarest faceva della Romania un enorme campo di prigionia.[1]
  • Un tribunale internazionale dovrebbe intervenire per cacciare il mostro di Bucarest che ancora resiste ai cambiamenti politici che hanno sconvolto l'Europa dell'Est in questi ultimi mesi e settimane. Il regno del re Ubu romeno era terribile prima, è ancor più tremendo ora e non capisco come il mondo intero possa tollerare che si schiacci la libertà coi carri armati e con le baionette.[1]

Intervento all'VIII Meeting di Rimini, 26 agosto 1987

Il bambino, il paradiso, il teatro

  • Si parla della propria infanzia quando non c'è più, quando non la si capisce più molto bene.
  • Uno dei motivi principali per cui scrivo è senza dubbio per ritrovare il meraviglioso della mia infanzia, al di là del quotidiano, la gioia al di là del dramma, la freschezza al di là della durezza.
  • Tutti i miei libri, tutte le mie opere di teatro, sono un appello, l'espressione di una nostalgia, io cerco un tesoro caduto nell'oceano, perduto nella tragedia della storia.
  • Scrivo nella notte e nell'angoscia, con l'illuminazione dell'umorismo di tanto in tanto.
  • Quando lo stupore è al suo apice, in quel momento non dubito più di nulla.
  • Ho la certezza di essere nato per l'eternità, che la morte non esiste, che tutto è miracolo.
  • Gli anni di storia personale sono come i secoli tempestosi, tristi, demoniaci della Storia universale. Passati tumultuosi, come se fossero i ricordi, come se fossero la memoria del mondo, mi separano e ci separano dall'inizio.
  • Non poter concepire un mondo senza limiti, non poter immaginare l'infinito, è questa la nostra infermità di fondo.
  • La giustizia non è equità, è vendetta e castigo.
  • Vivere al di là del bene e del male, considerare una cosa al di là del bene e del male, come voleva Nietzsche, non è possibile. Egli stesso è diventato pazzo di pietà, vedendo un vecchio cavallo cadere a terra e morire.
  • Il mondo è forse solo un enorme scherzo che Dio ha fatto all'uomo.
  • Una fraternità fondata sulla metafisica è più sicura di una fraternità o di un cameratismo fondati sulla politica.
  • La politica mi pare che sia anch'essa un divertimento, talvolta terribile, comunque un divertimento.
  • Ogni scrittore, ogni artista, ogni poeta, non vuole forse imitare Dio, non vuole anch'egli essere un piccolo Dio che vuole creare gratuitamente, senza ragione, per gioco, per Libertà e in piena libertà?
  • Noi siamo qui con i nostri quadri, le nostre musiche, le nostre poesie, i nostri libri alla ricerca di una parvenza di immortalità.

Tutto è assurdo quando manca Dio

Intervista di redazione, Tracce, novembre 2009

  • [La santità] è la perfezione, il grado supremo che un uomo che ami Dio può raggiungere.
  • Io non trovo affatto assurdo il mio teatro.
  • Tutto è assurdo, e tutti sono assurdi, quando manca Dio.
  • Anche i laici possono avere delle virtù, il fatto è che sono vicini alla divinità ma non lo sanno. Sono vicini in modo irrazionale.
  • Io sono un costruttore di letteratura che è sempre stato un cercatore di spiritualità.
  • L'intermittenza è proprio la debolezza dell'uomo.

La cantatrice calva

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Interno borghese inglese, con poltrone inglesi. Serata inglese. Il signor Smith, inglese, nella sua poltrona e nelle sue pantofole inglesi, fuma la sua pipa inglese e legge un giornale inglese accanto a un fuoco inglese. Porta occhiali inglesi; ha baffetti grigi, inglesi. Vicino a lui, in un'altra poltrona inglese, la signora Smith, inglese, rammenda un paio di calze inglesi. Lungo silenzio inglese. La pendola inglese batte diciassette colpi inglesi.

Signora Smith: Già le nove. Abbiamo mangiato minestra, pesce, patate al lardo, insalata inglese. I ragazzi hanno bevuto acqua inglese. Abbiamo mangiato bene, questa sera. La ragione si è che abitiamo nei dintorni di Londra e che il nostro nome è Smith.
Signor Smith: (continuando a leggere, fa schioccare la lingua).
Signora Smith: Le patate sono molto buone col lardo, l'olio dell'insalata non era rancido. L'olio del droghiere dell'angolo è di qualità assai migliore dell'olio del droghiere di fronte, ed è persino migliore dell'olio del droghiere ai piedi della salita. Non voglio dire però che l'olio di costoro sia cattivo.
Signor Smith: (continuando a leggere, fa schioccare la lingua).
Signora Smith: Ad ogni modo l'olio del droghiere dell'angolo resta il migliore...
Signor Smith: (continuando a leggere, fa schioccare la lingua).

Citazioni

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  • Com'è bizzarro, curioso, strano! Dunque, signora, noi abitiamo nella stessa camera e dormiamo nello stesso letto, cara signora. Forse è lì che ci siamo incontrati![10]
  • Signor Smith: Un medico coscienzioso deve morire con il malato, se non possono guarire assieme.
  • Signor Smith: Che tutti i medici sono ciarlatani. E anche tutti i malati. Solo la marina è sana, in Inghilterra.
    Signora Smith: Ma non i marinai.
    Signor Smith: Beninteso. (scena I)
  • Signora Smith (che ha una crisi di furore): Non mandarmi più ad aprire la porta. Hai visto che è inutile. L'esperienza insegna che quando si sente suonare alla porta è segno che non c'è mai nessuno. (scena VII)
  • Pompiere: Molto male. Non accade quasi nulla, qualche sciocchezzuola, un camino, una stalla. Niente di serio. Cose che non rendono. E siccome non c'è rendimento anche il premio di produzione è molto magro.
    Signor Smith: Andiamo male. In tutti i campi è la stessa storia. Il commercio, l'agricoltura, proprio come il fuoco, quest'anno... non si riesce a ingranare.
    Signor Martin: Niente grano, niente fuoco.
    Pompiere: Neppure inondazioni.
    Signora Smith: Ma c'è dello zucchero.
    Signor Smith: Perché lo fanno venire dall'estero.
    Signora Martin: Per gli incendi sarebbe più difficile. Troppe tasse. (scena VIII)
  • Signor Martin: Giustissimo, d'altronde la verità non si trova nei libri ma nella vita. (scena VIII)
  • Pompiere: (si dirige verso l'uscita poi si ferma) A proposito, e la cantatrice calva?
    Silenzio generale, imbarazzato.
    Signora Smith: Si pettina sempre allo stesso modo! (scena X)
  • Signor Smith: Prendete un circolo, coccolatelo, diventerà vizioso!

Incipit de Il solitario

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A trentacinque anni è ora di ritirarsi dalla corsa. Se esiste una corsa. Ne avevo fin sopra i capelli del mio impiego. Era già tardi, avevo quasi quarant'anni. Sarei morto di noia e di tristezza se non avessi ereditato inaspettatamente. È raro, ma ci sono ancora zii d'America, sempre che il mio non fosse l'ultimo. In ogni caso, nessuno dei colleghi della piccola azienda aveva un padre, un cugino o uno zio americano. Se ne mostrarono gelosi: figurarsi, non aver più bisogno di lavorare!

Note

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  1. a b c d Citato in "Ceausescu, il mostro, la Repubblica, 20 dicembre 1989
  2. Berenger, da Il rinoceronte.
  3. a b Citato in Stefano Lorenzetto, Chi (non) l'ha detto, Marsilio Editori, 2019. ISBN 9788829703241
  4. Un homme en question, Gallimard, 1979, p. 164. (Il mondo è invivibile, trad. it. di Isabella Facco, Milano, Spirali, 1989)
  5. Da La quête intermittente (La ricerca intermittente), Gallimard, 1987
  6. Da Note e contronote.
  7. Da Improvvisazione; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  8. Da Diario in frantumi.
  9. Da La lezione.
  10. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X

Bibliografia

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  • Eugène Ionesco, La cantatrice calva, a cura di Gian Renzo Morteo, Einaudi, 1958.
  • Eugène Ionesco, Il solitario (Le solitaire), traduzione di Gabriella Bosco, Mondadori, 1989. ISBN 8804320109
  • Eugène Ionesco, La lezione (La leçon), traduzione di Gian Renzo Morteo, Einaudi, Torino, 1961.

Altri progetti

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Opere

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