La casa dalle finestre che ridono
La casa dalle finestre che ridono
Titolo originale |
La casa dalle finestre che ridono |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1976 |
Genere | thriller, orrore, giallo |
Regia | Pupi Avati |
Soggetto | Pupi Avati e Antonio Avati |
Sceneggiatura | Pupi Avati, Antonio Avati, Gianni Cavina e Maurizio Costanzo |
Produttore | Antonio Avati e Gianni Minervini |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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La casa dalle finestre che ridono, film del 1976, con Lino Capolicchio e Gianni Cavina, regia di Pupi Avati.
I colori. I miei colori. Escono dalle mie vene. Son dolci i mì culor. Dolci. Iè dolz come l'autun, iè cheld cum al sanguv, sono lisci come la sifilide e vanno, vanno dentro agli occhi della gente, portando a tutti l'infezione. I mì culor. I mì culor. Sono dentro al mio braccio i miei colori. Meo Deus. Lontano, lontano vanno i miei colori. I van luntan, i posn ander luntan. Ma bisogna morire per loro. Aprirsi dentro. Oh Deus Señor. Purificarsi. Via, via, via tutto. La purezza. La purezza. Sono tutti i miei colori. Sono tutti i miei colori. Figlio de puta. Si ecco, Meo Deus. Ecco. Ecco, Meo Deus. Sento che sta morendo, sta morendo. Ecco, muore. Purificarsi, purificarsi. Sta morendo. Purificarsi. Tenetelo fermo, tenetelo fermo, tenetelo fermo... (Buono Legnani [voce fuori campo])
Frasi
[modifica]- Non appena finito quel suo bel lavoro, quel dipinto diventerà una delle quattro specialità della zona. Oltre le donne, l'acqua e il silenzio. (Solmi)
- Ma questo è un grande pittore. Solo un grande artista può dare un senso così vero alla morte. Ha capito tutto. (Stefano)
- Non la prenda subito così di petto il suo lavoro. Se si aspetta gratitudine qua, aspetta un pezzo. (Don Orsi)
- Lo sai una cosa? Hai una faccia triste. Dai, volevo dire che sei simpatica. (Stefano)
Dialoghi
[modifica]- Voce al telefono: Se ne vada via, lui non vuole.
Stefano: Pronto? Ma chi parla?
Voce al telefono: Non tocchi quel quadro!
Citazioni su La casa dalle finestre che ridono
[modifica]- Pupi Avati ha costruito un horror «semi-naif», con le atmosfere grasse e sanguigne della campagna padana, inserendovi un «plot» zeppo di intricati contraccolpi narrativi. (Dario Argento)
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