Helene Hanff

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Helene Hanff (1916 – 1997), scrittrice e sceneggiatrice televisiva statunitense.

84, Charing Cross Road[modifica]

Incipit[modifica]

14 East 95th St.
New York City
5 ottobre 1949

Marks & Co.
84, Charing Cross Road
London, W.C.2
England


Gentili Signori,
leggo dalla vostra inserzione sul «Saturday Review of Literature» che siete specializzati in libri fuori stampa. L'intestazione «librai antiquari» mi spaventa un poco, perché per me «antico» equivale a dispendioso. Sono una scrittrice senza soldi che ama i libri d'antiquariato, ma da queste parti è impossibile reperire le opere che desidererei avere se non in edizioni molto costose e rare, o in copie scolastiche, sudicie e scribacchiate, della libreria Barnes & Noble.
Allego un elenco delle mie necessità più pressanti. Se aveste qualche copia usata decente di uno qualsiasi dei libri in elenco, a non più di $5.00 l'uno, vi prego di considerare questa mia un ordine d'acquisto e di inviarmeli.
Con i più cordiali saluti

Helene Hanff

Citazioni[modifica]

  • Mi piacciono moltissimo i libri usati che si aprono alla pagina che l'ignoto proprietario precedente apriva più spesso. (8 dicembre 1949)
  • Sarà positivamente meravigliato di sentire (da me che odio i romanzi) che sono finalmente approdata a Jane Austen e che ho assolutamente perso la testa per Pride and Prejudice, al punto che non riesco a decidermi a restituirlo alla biblioteca fino a che lei non ne troverà una copia tutta per me. (11 maggio 1952)
  • Personalmente non riesco a immaginare nulla di meno sacrosanto di un libro brutto o addirittura di un libro mediocre. (18 settembre 1952)

La duchessa di Bloomsbury Street[modifica]

Incipit[modifica]

In teoria quello doveva essere uno dei giorni più felici della mia vita. Era il 17 giugno 1971, un giovedì. Il BOAC era decollato dall'aeroporto Kennedy alle dieci del mattino, in perfetto orario. Il sole splendeva in un cielo terso e io, dopo avere aspettato tutta una vita, finalmente ero in viaggio per Londra.
Ero tuttavia appena uscita dall'ospedale dopo un intervento improvviso, e la prospettiva di recarmi da sola all'estero mi terrorizzava (figuriamoci, mi spaventa anche solo l'idea di andare da sola dal Queens a Brooklyn, perché mi perdo). Non sapevo proprio cosa avrei fatto se qualcosa fosse andato storto e se all'aeroporto non si fosse presentato nessuno. Soprattutto mi chiedevo come me la sarei cavata con quella valigia gigantesca presa a prestito, che non riuscivo a spostare, e tanto meno a sollevare.

Citazioni[modifica]

  • «Se non fosse per la gente, potrei anche immaginare di vedere entrare Shakespeare».
    E non appena l'ho detto, ho capito di avere sbagliato.
    Ma lui l'ha rimarcato prima di me:
    «Oh, no. La gente è sempre la stessa».
    Ed era vero. Ho guardato meglio, e qui c'era un giudice Shallow, biondo e barbuto, che parlava al barista. Un po' più in là, al bancone, un Bottom il tessitore raccontava le sue magagne inenarrabili a un Bardolfo dalla faccia spigolosa. E al tavolo vicino al nostro, una madama Quickly con abito a fiori e cappello bianco e panciuto stava ridendo a crepapelle. (domenica, 20 giugno)
  • Avevo ormai superato l'età in cui si raccolgono i frutti del proprio lavoro, avevo avuto la mia occasione, avevo fatto del mio meglio e avevo fallito. E come potevo immaginare che proprio dietro l'angolo, nel pieno della mia maturità, stava per accadermi un miracolo? (lunedì, 28 giugno)
  • Essere una celebrità significa anche venir chiamati al telefono tre volte mentre si fa colazione, e la prima volta che si torna al tavolo si scopre che le uova si sono freddate, la seconda che sono SPARITE e la terza ci si porta dietro nella cabina della hall un altro piatto di uova. (mercoledì, 30 giugno)

Bibliografia[modifica]

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