Leonid Gozman
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Leonid Yakovlevič Gozman (1950 – vivente), politico russo.
Intervista di Vincenzo Giardina sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, dire.it, 4 marzo 2022.
- Si dovrebbe tornare a discutere di sicurezza dopo una serie di errori, commessi ancora a dicembre, quando forse si sarebbe stati in tempo per scongiurare l'offensiva in Ucraina, e già anni fa, nel 2019, quando gli Stati Uniti si sono ritirati dal Trattato sui missili nucleari a medio raggio.
- Il malessere sta crescendo e non credo che i russi sosterranno più la guerra quando che ne avranno capito il prezzo, economico e in termini di vite umane
- Non ne ho le prove, ma credo che il suo piano per l'Ucraina fosse diverso. [...] Anche i nostri officiali si aspettavano un'offensiva rapida, mentre hanno trovato una resistenza forte e anche eroica.
- Alla fine è stato Putin a decidere di voler modificare gli equilibri, cominciando dall'Ucraina e forse sognando di diventare come Stalin nel 1945, quando Mosca comandava su metà del pianeta.
- Se missili nucleari fossero dispiegati in Lituania invece che a Kiev la minaccia atomica per le città russe sarebbe più o meno la stessa. [...] Se fossi al posto di Putin mi preoccuperei di questo più che dell'adesione dell'Ucraina alla Nato in sé
- In Ucraina ci sono gruppi radicali come in Russia, in Germania e in ogni altro Paese del mondo. Non credo che a Kiev queste formazioni abbiano un ruolo particolare, anche perché in nessuna delle tre ultime elezioni né i paramilitari di Pravy Sektor né altri estremisti sono riusciti a conquistare spazi in parlamento.
internazionale.it, 8 marzo 2022.
- Il nostro paese, quello in cui abbiamo vissuto negli ultimi anni, non c'è più.
- In tarda epoca sovietica, non che mancassero gli intrighi, [...] i meccanismi per assicurare la sopravvivenza funzionavano, come, per esempio, la metropolitana. Quei meccanismi ormai sono scomparsi da molto tempo e quelli vecchi ora vengono distrutti davanti ai nostri occhi a un'inimmaginabile velocità. E con loro se ne andrà anche la vita a cui eravamo abituati: i computer, le automobili, fare acquisti senza dover mettersi in fila.
- Siccome ogni sistema tenta di far leva su chi è in sintonia con esso, in vari periodi della storia varie persone divengono la base del sistema ed emergono. Da noi, gli sfregiatori di automobili hanno subodorato che è arrivato il loro momento. Il nuovo sistema – nuovo, che però ha conservato l'amministrazione precedente – conterà proprio su di loro, farà di loro le persone giuste, il collante nazionale, i portatori della spiritualità e del patriottismo. A dire il vero, la loro visione del mondo da tempo veniva riflettuta dalle tv di stato, dove tuttavia, a fare propaganda, erano semplicemente persone pagate e interessate, questi invece sono in buona fede. Credono a tutto: nemici, cospirazioni e, naturalmente, nella vittoria. Saranno incoraggiati, promossi e alle loro marachelle, tipo massacri e pestaggi di persone potenzialmente sospette, si guarderà con indulgenza. Noi vivremo in un paese in cui saranno loro a dettar legge.
Intervista sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, fanpage.it, 14 marzo 2022.
- Di sicuro Putin non è pazzo. È perfettamente sano. È intelligente. Ma ha creato attorno a sé un mondo artificiale. Non vive nella realtà. Vive una sua vita fatta di sogni. E non ha alcun feedback, da molti anni. Ciò è molto pericoloso. Per capirsi: se il primo ministro italiano nel suo ufficio accende il televisore, può vedere quel che succede fuori. Invece quando Putin accende il televisore vede solo quello che i suoi collaboratori ordinano di far vedere in tivù. [...] Negli ultimi due anni, poi, si è completamente isolato. Vive in uno spazio asettico e solitario. Putin è un uomo solo. Così sogna di eventi storici: di Lenin che ha "creato l'Ucraina", della crudeltà della Nato, dell'occupazione dell'Europa da parte degli americani, e così via. La sua vita è questa. Ed è piena di stupide idee come queste.
- In un certo senso [Putin] ha anche ragione a dire che abbiamo bisogno di valori tradizionali. Ma il principale di questi valori "russi" secondo lui è la samovlastye, il potere di una sola persona. Un potere che vale a tutti i livelli. Nella famiglia, per esempio, il padre è il padrone assoluto. Per questo motivo in Russia non abbiamo leggi contro la violenza in famiglia: se sono il capofamiglia, posso picchiare chi mi pare. E per lo stesso motivo in Russia non abbiamo i sindacati: il proprietario o il manager dell’azienda è una specie di padre. Come succedeva prima del 1861: il proprietario terriero era il "padre" dei contadini. Al livello più alto, quindi, tutti devono dipendere dal capo della nazione – che si chiami zar, khan o presidente. Così in Russia non abbiamo né un parlamento indipendente né un sistema giudiziario indipendente né media indipendenti. È la "tradizione russa". Putin non cerca di tornare all'Unione Sovietica. Cerca di tornare a quel sistema.
- Il suo è un regime personalistico. Non può esistere senza Putin. Non si è inventata alcuna leggenda che ne giustifichi la permanenza dopo di lui. Quindi, quando se ne sarà andato, noi russi avremo la possibilità di costruire un nuovo Paese. Perché Putin lascerà solo rovine. Ci dobbiamo preparare a quel momento: alla ricostruzione della nazione. Come fecero i tedeschi dopo la Seconda guerra mondiale.
- Per proteggere la nostra dignità dobbiamo resistere. Non perché crediamo che questa resistenza sarà vittoriosa. Saremo sconfitti. Ma dobbiamo resistere. Per rispettare noi stessi.
Testo scritto in carcere pubblicato su Novaja gazeta, ottobre 2022; citato in lanuovaeuropa.org, 28 novembre 2022.
- Il corso e le conseguenze delle grandi riforme di Alessandro II, gli sviluppi dell'economia durante il periodo della NEP, il rapido sviluppo degli anni '90 e i successi degli emigrati russi di tutte le varie ondate testimoniano in modo inequivocabile che i nostri connazionali sono adatti a vivere in condizioni di libertà e che in questo contesto si comportano in modo adeguato come chiunque altro.
- Bisogna rendere il dovuto al potere costituito: lo abbiamo sottovalutato e non abbiamo tenuto conto di quanto fosse solido. Nel tentativo di mantenere le sue posizioni, nella lotta contro qualsiasi minaccia comprese quelle dell'opposizione democratica, si è dimostrato pieno di inventiva, deciso e coerente, naturalmente calpestando la morale e il diritto. È interessante notare tra parentesi che in tutti gli altri campi, ad esempio in economia o in politica internazionale, il regime è estremamente inefficace.
- L'opposizione democratica [russa] è composta da un numero immenso di persone molto diverse. Alcuni si aggregano attorno a un leader come Naval'nyj, qualcun altro aderisce a piccole associazioni, ci sono – e sono tanti – gli oppositori singoli, che seguono solo il proprio senso morale. Di conseguenza, persone che appartengono chiaramente allo stesso campo democratico, spesso di fatto si comportano in modo diametralmente opposto.
- Lamentarsi della mancanza di unità significa cercare di spiegare il problema complesso della disfatta con fattori elementari che non hanno gran peso e dei quali, soprattutto, non dobbiamo rispondere personalmente, perché è sempre colpa dei politici che non sono riusciti a mettersi d'accordo.
- Persone che concordano nel giudicare orribile ciò che sta accadendo nel nostro paese, ritengono al tempo stesso che non si possa fare altrimenti, che per la Russia questo sia l'unico possibile ordine delle cose. Le emozioni antigovernative avrebbero dovuto essere coronate da un rifiuto reale di questi pregiudizi, dalla dimostrazione che nel nostro paese si può vivere diversamente. Purtroppo questo lavoro tra il grande pubblico non è stato fatto, si è discusso di questo problema solo fra «esperti». Così è successo che la gente, dopo aver visto queste efficaci denunce, dopo essersi indignata un po' degli episodi di corruzione e gli abusi, dopo aver compianto un po' le vittime, ritornava al solito tran tran.
- La nostra visione della società è falsata, ed è naturale, non potrebbe essere altrimenti, ma bisogna correggere continuamente questo errore cognitivo. Purtroppo la gente non lo fa molto spesso, e ciò si ripercuote sulla qualità del lavoro politico.
- A fare danni enormi è la supponenza, purtroppo ampiamente diffusa negli ambienti dell'opposizione, verso coloro che non condividono le nostre opinioni o semplicemente non sono disposti a partecipare attivamente alla lotta. Non parlo solo dei termini offensivi al loro indirizzo, ma anche del modo in cui effettivamente li guardiamo dall'alto in basso, con la sensazione che noi il bene lo facciamo non assieme a loro, ma per loro. Questa supponenza, anche se non la si esprime a parole, si percepisce a distanza e suscita una naturale repulsione.
- Noi accusiamo giustamente il potere di non avere un'immagine del futuro e di cercarla nel passato. Ma anche «il futuro come lo vogliamo noi» non è molto chiaro e per molti aspetti consiste solo nella negazione delle aberrazioni attuali. Non ci saranno più brogli elettorali, non ci saranno più abusi di potere e torture, né persecuzioni politiche, non ci sarà più una corruzione così spaventosa, non ci contrapporremo più al mondo civilizzato, non saremo più in combutta con i dittatori. Ma cosa ci sarà? Se ne parla in modo vago e carente.
- Quando parliamo della Russia dei nostri sogni, di solito non pensiamo che anche lì avremo come concittadini non solo quelli con cui siamo scesi in piazza, ma anche le decine di milioni che hanno votato per «Russia unita» e non perché costretti, ma perché sostengono sinceramente la guerra e la politica di Putin in toto. Decine di milioni di persone convinte che la Crimea è nostra, e che l'Occidente, USA in testa, ci vuole morti e ci costringe a difenderci. Non si tratta di delinquenti che vanno puniti, ma di gente comune che, per via di un intelletto non proprio eccelso, di un'istruzione carente, di un atteggiamento passivo e sottomesso, e della poca informazione, si è fatta un'immagine del mondo così irragionevole. [...] Questa gente avrà diritto di partecipare a elezioni oneste e trasparenti, insegnerà nelle scuole e nelle università e infine educherà i propri figli. E questo è il trampolino di lancio da cui il nuovo Drago salirà al potere: in modo legittimo, per elezione. Saranno loro a evocarlo, perché ne hanno bisogno.
- Questo round l'abbiamo perso, ma se comprenderemo e analizzeremo i nostri errori, forse quelli che verranno dopo di noi, che dovranno essere più forti di noi, non li ripeteranno e vinceranno. Allora la Russia sarà libera.
Intervista di Irene Soave, corriere.it, 17 febbraio 2024.
- Ora non siamo in grado di cambiare il regime, ma quella missione ora è in mano alla resistenza ucraina. Però un’opposizione così variegata sarà capace di costruire una società. Senza, cosa sarebbe la Russia? Un’autogestione di gang rivali che competono per la valigetta nucleare.
- Serve che si mandino all’Ucraina armi decisive. Non più per resistere, ma per vincere. Poi si deve trovare un modo di non punire tutti i russi in esilio, a prescindere dalla loro contiguità al regime. Il mio conto è congelato. Ingiusto: i russi in esilio sono anche oppositori.
- [Su Aleksej Naval'nyj] Poteva essere il nostro Nelson Mandela: mezza vita in carcere, e poi la luce del Sudafrica. Poteva. Ma il governo russo se n’è accorto per tempo. Non so se fosse credente, ma è stato un santo. È morto per le sue idee.
Intervista di Massimiliano Melley sulla morte di Aleksej Naval'nyj, today.it, 17 febbraio 2024.
- Se fossi papa, gli darei il cappello del santo, perché è morto per ciò in cui ha creduto: credeva nella Russia e nei russi.
- Non è l'unico ad essere così in Russia, ne conosco tanti fin dalla mia stessa esperienza in prigione. Pensano che la dignità sia più importante della stessa vita. Lui era un eroe, un eroe di tipo antico.
- Il mondo occidentale, dopo la seconda guerra mondiale, aveva vinto; ora questo sistema mi sorprende sempre di più. Vedo Trump, Marine Le Pen, Afd in Germania: tutto questo è la crisi di quel sistema di valori. La Russia è una parte di questa crisi, ma è molto più avanti nella capacità di distruzione.
- Decenni fa, i migranti russi erano la parte migliore della società: artisti, politici e così via. Avevano lasciato la Russia per il bolscevismo, ma non hanno fatto niente per cambiare il Paese da fuori, pur avendo a disposizione giornali, case editrici, società. Io ora credo nelle persone dentro la Russia. Noi dobbiamo aiutarli, ma non abbiamo alcun diritto di dire che noi siamo i leader. Navalny era un leader, perché era in prigione. Altre persone si trovano in carcere: loro sono i veri leader.
Intervista di Aleksandr Bajanov, vita.it, 19 febbraio 2024.
- Non mi considero emigrato, ma esiliato. Voglio tornare a casa, non voglio vivere qui. Cioè, amo moltissimo l’Europa, soprattutto l’Italia, tra l’altro, ma la mia casa è in Russia.
- La propaganda sta facendo effetti anche qui da voi. Ogni italiano informato su quello che sta succedendo in Russia deve parlare con chi pensa che Putin sia un grande leader e che sta agendo bene, e digli che non è così, che è un disastro.
- Se Navalny non fosse andato incontro alla morte, nessuno ora si curerebbe di lui. [...] Quando ai dissidenti sovietici veniva chiesto perché rischiavano, loro rispondevano che non volevano vergognarsi davanti ai propri figli. Quando andavo a qualche evento, mi chiedevano perché volevo mettermi nei guai, mi dicevano che non sarebbe servito a niente, che ne sarebbero derivati solo problemi. Ma io sapevo che era giusto fare così, non potevo perdere la stima per me stesso. Così sono tornato in Russia non per amor di patria, ma per me stesso. La cosa più importante è salvare la propria anima. E poi è importante continuare a vivere, nessuna tragedia cancella la vita, la vita va vissuta e goduta.
fanpage.it, 19 febbraio 2024.
- Il sistema diventerà più crudele, scorrerà ancora più sangue di prima, ci sarà sempre maggior repressione. [...] Ora Putin può infischiarsene di tutto, non gli importa più di cosa si pensi in Occidente delle sue azioni.
- Le condizioni carcerarie lo stavano comunque uccidendo ed è chiaro che il governo è il responsabile della sua morte.
- È accaduta una tragedia, ma la storia della Russia ne ha viste tante. E continuo a pensare che la sua naturale evoluzione sia nella direzione di una normale democrazia, e non in quella dell'arcaica dittatura che vediamo oggi all'opera. E l'esempio di Navalny resterà di grande importanza. In molti saranno influenzati dalla sua forza morale, nel futuro: i russi cercheranno di essere un po' più coraggiosi e un po' più forti.
Intervista di Michele Migone, gariwo.net, 8 maggio 2024.
- L’aggressione all’esterno e la repressione all’interno è l’unica ricetta che [Putin] può adottare per mantenere il dominio sulla Russia. Sa che la vittoria in Ucraina è ben lungi dall’essere raggiunta. Ha conquistato solo una piccola porzione dei territori che voleva prendere. Nel paese c’è una situazione sociale molto difficile. Che lui non può certo risolvere, visto che l’ha creata. Le persone sono più povere, la Russia è isolata. L’unico modo per rimanere al Cremlino è mantenere il paese in uno stato di guerra permanente.
- Putin ritiene che la Nato non sia pronta per una vera guerra, valuta che le società occidentali, dopo questi lunghi decenni di pace e benessere, non siano in grado di sopportare un bagno di sangue; pensa che non ci sia abbastanza coraggio per reagire a una sua mossa improvvisa. In questo senso ragiona su di uno scenario simile alla "Strana Guerra", quando, dopo l’occupazione della Polonia, Hitler si fermò. Per mesi il conflitto rimase congelato prima dell’attacco alla Francia.
- Non credo che ci sia un immediato pericolo per i Baltici. Mi sembra invece che la Moldavia, che non è membro della Nato, possa essere in cima alla lista del Cremlino.
- Tornare in Russia era da pazzi, molto miei amici me lo dicevano, ma io e mia moglie decidemmo di farlo perché era una questione di dignità, della nostra dignità umana. Così tornammo. Le autorità russe allora iniziarono un’inchiesta criminale su di me, ma lo fecero anche su mia moglie. Una cosa che, a mio giudizio, rompeva ogni regola dal punto di vista del diritto perché voleva dire che tutta la mia famiglia avrebbe rischiato il carcere.
- [Sulla morte di Aleksej Naval'nyj] Non so se la sua morte sia stata determinata da un atto criminale, compiuto da persone dei servizi di sicurezza, se sia stata ordinata direttamente dal Cremlino o sia stata provocata dalle condizioni in cui era detenuto ormai da tempo il leader dell’opposizione e dalle torture che aveva subito. Se è stato un omicidio, è stato ordinato perché Putin temeva che Navalny potesse influenzare il processo elettorale, dando vita a qualche protesta molto visibile ai seggi. Lo scopo delle elezioni era dimostrare ai russi che Putin era o meglio, è in totale controllo della situazione, un controllo capillare di tutto il paese. Putin era terrorizzato che qualche dimostrazione di protesta a sorpresa potesse smentire questa narrazione.
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