Lisa Vittozzi
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Lisa Vittozzi (1995 – vivente), biatleta italiana.
Citazioni di Lisa Vittozzi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- [«Perché proprio il biathlon, in principio?»] Ho iniziato con il fondo per passare il tempo con i compagni di classe. E se metti un fucile in mano a una ragazzina, dalle mie parti, è facile che se ne innamori. [...] L'ho voluto bianco: il mio colore preferito. Lo personalizzo, lo pulisco quando devo ma non ci parlo. È uno strumento di lavoro.[1]
- [«[...] andrebbe in tv a promuovere il suo biathlon?»] Ci andrei, ma il problema in Italia è il troppo spazio che si dà al calcio. Anche quando vinciamo, ci dedicano un trafiletto. Intorno al pallone girano troppi soldi: non si cambierà mai.[1]
- Non è che tutti debbano essere amici di tutti: negli sport individuali, anzi, le amicizie non esistono.[2]
- Non mi sento la leader della squadra azzurra perché è quello che percepisco e, al tempo stesso, non intendo mettermi addosso responsabilità che non voglio avere. Mi sento sullo stesso piano dei miei compagni e sono a mio agio. Qualche volta cerco di dare dei consigli a qualche compagna più giovane [...] che, magari dopo una gara storta, hanno bisogno di una parola di conforto. Non è sempre semplice perché so che a volte si preferisce stare per conto proprio.[3]
Intervista di Marina D'Incerti, donnamoderna.com, 16 maggio 2018.
- [Nel biathlon] Al top si arriva intorno ai 28, 30 anni. Io ho dimostrato che posso raggiungere alti livelli anche se ne ho 23.
- Vincere non significa stare davanti agli altri ma avere la conferma che quello che fai ha senso. Che hai avuto ragione tu. Sono una che non riesce a perdere. È così che sono entrata nel professionismo: vedevo i risultati. Ho cominciato tardi, in seconda media. Ma quando ho scoperto la carabina, me ne sono innamorata. Già dalla prima volta ha capito che sarei riuscita bene. Alle superiori ho iniziato a impegnarmi duramente. Alla mattina frequentavo ragioneria a Santo Stefano di Cadore, tornavo a casa, mangiavo, mi cambiavo, andavo ad allenarmi, tutti i giorni. Mi divertivo e mia madre mi ha lasciato fare, senza pressioni: è stata la mia fortuna. Molte famiglie stanno addosso agli atleti. Ma non sempre trasmettono energia positiva. Quando sono cominciati i sacrifici, per esempio non uscire la sera, non è stata una grande rinuncia. L'ho fatto volentieri perché la passione per lo sport era tanta.
- [Sul biathlon] Arrivi nella piazzola, ti metti in posizione, e respiri. Devi calmare l'affanno, abbassare le pulsazioni e sparare i 5 colpi. Tra un colpo e l'altro controlli il respiro e la pressione del grilletto. Al poligono sei pieno di emozioni e devi gestirle. C'è il pubblico che ti guarda, tanti rumori, magari ti stai giocando la medaglia e lo speaker della gara urla il tuo nome proprio mentre stai mirando. Ce la fai solo se sai isolarti. C'è chi deve lavorarci, io ce l'ho dentro. Casomai, il mio problema è l'eccesso di sicurezza. È lì che arrivano errori che non mi aspetto.
- Allo sparo maschi e femmine sono allo stesso livello e una donna può essere anche più forte di un uomo. Noi ragazze non ci sentiamo inferiori e loro non si sentono superiori.
Adesso punto sulla mia Juve
Intervista di Luca Castaldini, SportWeek nº 13 (930), 30 marzo 2019, pp. 62-66.
- Se sono nervosa, piango. Io il pianto lo associo più ai momenti di rabbia e di delusione che non ad altro.
- [Sul biathlon, «quanto tu spari vedi "solo" il bersaglio come noi (tele)spettatori oppure c'è "altro"?»] No, anch'io vedo semplicemente un bersaglio. Però faccio fatica a spiegare esattamente che cosa mi succede quando in gara arrivo al poligono. In pratica mi scatta un meccanismo per cui mi viene naturalmente da fare ciò che faccio di solito. Non penso a nulla, semplicemente arrivo, sparo e riprendo a sciare.
- [«Al tiro al bersaglio del luna park [...] hai mai fatto strabuzzare gli occhi ai presenti?»] Si... Anche prima di iniziare col biathlon, alle fiere per me era solo pistola e lattine da buttare giù. Una volta ho sbalordito tutti e ho vinto un peluche, poi però mi hanno portata via se no finiva che lo sbancavo...
- Agli esordi [...], come tutti i giovanissimi, non dai peso a ciò che ti gira intorno. Poi, con gli anni, ti rendi conto di quanto il doping rappresenti la rovina dello sport che ami.
Intervista di Flavio Vanetti, corriere.it, 17 luglio 2024.
- [«Brignone, Goggia, Bassino, lei, Wierer: perché le donne delle nevi attirano?»] Perché dimostriamo che anche al femminile lo sport può essere declinato in modo coinvolgente.
- [«Scorza friulana. Come Manuela Di Centa»] Sicuramente gli sportivi della mia terra mi hanno ispirato: Manuela, suo fratello Giorgio, Pietro Piller Cottrer. Pietro è stato il mio idolo da bambina e mi ha trasmesso la passione per lo sci. In età giovanile li vedevo in tv, ora li conosco e sono orgogliosa di essere il loro "sequel".
- [Sul biathlon] È uno sport complesso: il fisico è importante, ma molto lo fa la testa.
- [«La rivalità con Dorothea Wierer: l'ha condizionata, l’ha limitata? Non crede di aver sbagliato?»] In certe occasioni mi ha fatto sprecare energie. Ma non mi pento di nulla: per diventare la persona che sono c'era bisogno pure degli errori. La rivalità mi ha fatto crescere e migliorare.
- [Su Jannik Sinner] [...] lo ammiro. In qualche modo mi rivedo in lui: pensa al lavoro e alla prestazione più che all'apparire come personaggio al di fuori dello sport.
Note
[modifica]- ↑ a b Dall'intervista di Gaia Piccardi, Lisa ha gli occhi blu e il fucile in spalla carico: «Io, donna da battere», corriere.it, 5 marzo 2019.
- ↑ Dall'intervista di Gaia Piccardi, Lisa Vittozzi (biathlon): «Uscita dal buio, con Wierer c'è rispetto non amicizia», corriere.it, 6 febbraio 2023.
- ↑ Da un'intervista al Corriere dello Sport - Stadio; citato in Stefano Dolci, Lisa Vittozzi: "Mi rivedo in Sinner in un aspetto. Non mi carico di responsabilità ma mi sento doppiamente forte", eurosport.it, 7 febbraio 2024.
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