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Livio Garzanti

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Da sinistra, Enzo Siciliano, Livio Garzanti e Luigi Silori

Livio Garzanti (1921 – 2015), editore e scrittore italiano.

Da PPP, una vita per la morte

Intervista di Marisa Rusconi, L'Espresso, 24 settembre 1998.

  • Attilio Bertolucci era molto legato sia a Pasolini che a me e ha avuto un'influenza grandissima sulle nostre vite.
  • [Sul primo incontro con Pasolini] Pensai a un personaggio uscito dall'Inferno di Dante: era magrissimo, il viso ossuto, gli occhi immensi, la bocca vuota quasi da morto; indossava un incongruo completo gessato da quattro soldi. Il tormento era già espresso lì, nella sua presenza.
  • Con Parise provavo un assoluto distacco morale dalla persona eppure ne apprezzavo la criminalità geniale.
  • [Sul rapporto con Pasolini] Una comunione di tipo quasi mistico. È stata la persona che mi ha dato di più. Non sul piano intellettuale: su quello emozionale.
  • Pasolini mi colpiva come un grande personaggio da tragedia. Non aveva paura della morte, viveva della morte.
  • [Su Pasolini] Il tormento nasceva dall'inestricabile intreccio dentro di lui di spiritualità, omosessualità, bisogno di fede, angoscia del peccato.
  • Moravia mi raccontò che quando erano andati insieme a Bombay, Pasolini usciva ogni sera in cerca di ragazzini prostituti: si può immaginare quali pericoli questo comportasse, in una metropoli come Bombay. Io lo chiamo coraggio, anzi eroismo.
  • [Sul periodo di maggiore interesse nelle opere pasoliniane] Senza dubbio il primo periodo, il periodo friulano, quando la sua freschezza, la sua forza e autenticità non sono ancora intaccate da certe sovrastrutture culturali e manieriste che vennero più tardi.

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