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Loris Reggiani

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Loris Reggiani (1992)

Loris Reggiani (1959 – vivente), pilota motociclistico italiano.

Citazioni di Loris Reggiani[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [«Com'è cambiato da quando correva il motomondiale?»] Ci sono più sponsor, più persone che girano attorno a questo mondo che non sono dei veri appassionati. Si è acuito in un certo senso il mondo del professionismo. Sono cambiate certamente tante cose. Motociclismo meno romantico? Forse si. Ma quando iniziavo io a correre, quelli che avevano smesso dicevano la stessa cosa del mondo del motociclismo precedente...[1]
  • [«[...] l'introduzione delle Crt le piace?»] Non condivido [...], ma capisco che la Dorna sperimenti questa strada nel tentativo di far spendere di meno ai team e capire se questa può essere la soluzione migliore per il futuro e per ridurre i costi dell'affitto delle moto private, che hanno raggiunto vette insostenibili. Però di fatto avremo due gare molto diverse [...]. [«Almeno però la griglia di partenza sarà più ricca di partenti...»] L'anno scorso si è corsa l'intera stagione in deroga al regolamento che prevede almeno 18 piloti alla partenza di un Gran Premio. Almeno questa cosa non si ripeterà più, non vedremo più una griglia desolante, ma non è questo che fa lo spettacolo [...].[2]
  • La Moto2? Una bestemmia del Motomondiale.[3]
  • [Sull'aerodinamica nel motociclismo] Per me è impensabile che oggi non si possa stare dietro a un pilota e giocarsela fino all'ultima curva solo perché se si sta troppo attaccati si finisce per far aumentare troppo la pressione delle gomme.[4]
  • [Su Valentino Rossi] È uno di questi personaggi che vanno ben oltre il motociclismo: la capacità comunicativa che ha è brutale.[4]

Loris Reggiani: "La 250 iniziò come un ripiego, poi divenne casa mia"

Intervista di Giovanni Cortinovis, motosprint.it, 15 dicembre 2021.

  • Dopo un po' scoprii che la 250 era la mia categoria ideale, mi sentivo forte, padrone della situazione, riuscivo a guidarla e a svilupparla bene. Non mi è nemmeno più tornata la voglia di passare in 500. A quell'epoca non c'era la rincorsa massima alla classe regina e la 250 era comunque un campionato del Mondo. [«Moto3 e Moto2 oggi non lo sono?»] Da fuori non sembrano campionati, sono classi propedeutiche: in una c'è il limite d'età, l'altra è un monomarca. Non le chiamerei nemmeno più Mondiali.
  • [«Qual era l'aspetto più piacevole di quelle 250?»] La guidabilità, erano molto leggere e agili, pur avendo una potenza già rilevante, gli 85-90 cavalli ci permettevano di raggiungere i 270 km/h. Un buon compromesso. [...] non bisognava mai spigolare, né "impiccarsi" troppo in frenata. Andava lasciata scorrere e puntare sulla velocità di percorrenza della curva. Il motore, per spingere bene, dovevi tenerlo dagli undici ai tredicimila giri/minuto. [«L'altra faccia della medaglia erano le frequenti rotture»] Il grippaggio era talmente normale che siamo nati con le dita della mano sinistra sulla frizione: ti aspettavi che succedesse.
  • [«Qual è il pilota più forte incontrato in 250?»] In assoluto Tetsuya Harada, perché non sono mai riuscito a trovare una curva in cui ero superiore a lui: in alcune andavamo uguale, in altre era più forte. In nessuna lo ero io, a differenza di quanto accadeva invece con gli altri [...]. Secondo me Harada era proprio fatto per la 250 [...].
  • [Su Max Biaggi] L'ho incontrato soltanto per due stagioni in 250 e gli sono sempre arrivato davanti in classifica. Sicuramente poi lui è migliorato ma nel triennio iridato con l'Aprilia ha vinto con una moto molto superiore. Gli riconosco invece i meriti per il trionfo con la Honda nel 1997 perché l'Aprilia era fortissima.
  • [...] non amavo allenarmi in palestra e a casa, arrivavo in condizioni non ottimali, ma probabilmente se mi avessero imposto la preparazione fisica non avrei fatto il pilota, non ce l'avrei fatta.
  • [«Rimpiangi l'assenza del tuo nome dall'albo d'oro?»] Conosco piloti che hanno vinto due o tre Mondiali e sono incazzati perché pensano che potevano vincerne quattro o cinque. Io invece mi guardo indietro e sono felice per quanto ho fatto nel motociclismo. Preferisco essere felice che non vincente ma incazzato.
  • In certi anni sono stato il più forte di tutti, ma per diventare campioni del Mondo bisogna anche avere un altro talento: quello, talvolta, di sapersi accontentare. Io non ce l'avevo e se pensavo di poter vincere la gara, anche se era troppo rischioso, ci provavo sempre. Poi magari cadevo e spesso mi facevo tanto male. E poi... [«E poi?»] Puntavo troppo sul pilota e poco sul team. Preferivo una squadra di amici a una in cui la conoscenza della moto era superiore. L'importanza della squadra [...] l'ho capita soltanto molto tardi. E anche con i compagni di squadra puntavo su questo: nel 1993 Jean-Philippe Ruggia era più veloce di me in metà delle gare eppure quando veniva a chiedermi suggerimenti glieli davo. Faccio fatica a capire le persone che basano la loro vita sui risultati.
  • [«Perché la 500 era la classe degli americani e la 250 quella degli italiani?»] Non l'ho mai capito. Loro venivano dalle Superbike, moto da 200 chilogrammi, forse consideravano la 250 una categoria da ridere e così la snobbavano, anche se secondo me erano superiori. Ricordo nel 1984 Wayne Rainey con una Yamaha 250 privata che andava come la mia Kawasaki: io però faticavo a qualificarmi e lui saliva sul podio, faceva cose disumane.

Loris Reggiani si confida "Tante gioie ed un dolore incancellabile"

Intervista di Marianna Giannoni, corsedimoto.com, 6 luglio 2023.

  • [«[...] diamo uno sguardo al passato. Cosa vedi?»] Un motociclismo più umano, più vero, in cui contavano di più le persone e meno il business però mi piace anche quello di oggi, continuo a seguirlo come un normalissimo spettatore, seduto sul divano. Se dovessi andare in pista però non sarei troppo contento. Per fortuna non corro più perché non ce la farei a fare la vita dei piloti di oggi: hanno troppi impegni extra sportivi.
  • [Sul Gran Premio motociclistico di Francia 1983] Ho ancora davanti gli occhi quegli istanti, un dolore impossibile da cancellare, che rimane dentro. Ero al mio secondo anno nella classe 500, durante le prove libere a Le Mans. Ho avuto un problema alla moto e sono rimasto senza freni. C'è stato un incidente ed è rimasto coinvolto il pilota giapponese Iwao Ishikawa, collaudatore Suzuki, ed ha ha perso la vita. Sono passati tanti anni ma è impossibile dimenticare, certi momenti segnano.
  • Ho provato a fare il manager di piloti, ho seguito Marco Melandri ma no, non fa per me. Io sono un appassionato vero e non riesco a vedere il motociclismo sportivo come un business, preoccuparmi del profitto, degli affari e gestire con il giusto distacco certe situazioni. Era stata un'esperienza negativa: non ci sono proprio portato. Fare il Team Manager sarebbe ancor peggio: mai e poi mai.

Loris Reggiani grande ex: "Poveri piloti di oggi, fanno una vita da piangere"

Intervista di Marianna Giannoni, corsedimoto.com, 7 luglio 2023.

  • [«[...] perché hai smesso di fare il commentatore televisivo?»] Se ne sono dette tante, l'ho fatto per dieci anni ed alla fine la fatica superava di gran lunga il gusto. È un lavoro stupido, perché spesso si dicono delle gran banalità, che richiede poca fatica e consente di guadagnare bene senza sforzi. È un lavoro che considero veramente poco interessante. Si prendono tanti aerei, si vedono sempre le solite mille persone e gli stessi posti perché si trascorre tutto il tempo dentro il paddock. È vero, si cambiano le nazioni ma si rimane lì per il week-end, lo stretto indispensabile. Non c'è mai il tempo di conoscere le altre culture e visitare bene le città. È come se si rimanesse chiusi per alcuni giorni in uno stesso paese che però si sposta da una nazione all'altra. In più il modo di fare le telecronache non mi piaceva più come all'inizio e non è migliorato, anzi. Più si va avanti peggio è.
  • Seguo le gare da casa, m'immedesimo spesso nei piloti e mi viene da piangere per loro. Viene fatto tutto nel nome dello spettacolo, dei soldi, il Motomondiale sta diventando sempre più simile alla Formula 1. Raddoppiano le gare [...], si prendono delle decisioni sulla pelle dei piloti senza coinvolgerli minimamente. Loro devono subire e basta. Ora i ragazzi, anche giovanissimi, devono essere tutti dei professionisti e viene a meno l'entusiasmo, la passione, lo slancio di un tempo. [«I piloti vorrebbero fare tutt'altro?»] Un pilota in realtà vuole solo andare in moto, dare il gas, e dentro di sé se ne frega di tutto il resto. Correrebbe anche gratis, lo fa per passione. Quando inizia non lo fa certo pensando di arrivare a guadagnare chissà che cifre, non gli interessano gli sponsor. Invece ora i ragazzi devono andare in circuito già il giovedì vestiti di tutto punto, essere a disposizione per le televisioni che devono creare contenuti per riempire. Devono partecipare gli eventi istituzionali e fare quello che gli dicono di fare da sopra. Sono tutti uguali ed uniformati. È pazzesco. Il motociclismo dovrebbe essere passione non queste cose, questo è business ma ormai va così.
  • Le gare di oggi mi piacciono abbastanza [...]. In teoria dovrebbe contare per un cinquanta per cento la moto e per un altro cinquanta per cento il pilota invece non è assolutamente così. Oggi conta molto di più la moto e non è troppo bello, non si riescono a vedere tutti i reali valori in campo.

Note[modifica]

  1. Dall'intervista di MOTO GP ARAGONA/ Loris Reggiani: per Stoner una vittoria quasi scritta, ilsussidiario.net, 16 settembre 2011.
  2. Dall'intervista di Mauro Mantegazza, MOTOGP 2012/ Reggiani: ecco cosa non mi piace di questo motomondiale. Valentino Rossi? L'unico che fa davvero spettacolo, ilsussidiario.net, 5 aprile 2012.
  3. Da un intervento ad Aspettando DopoGP; citato in Giovanni Zamagni, Aspettando DopoGP. Loris Reggiani: "Rossi la sorpresa, Lorenzo la delusione", moto.it, 3 dicembre 2014.
  4. a b Dall'intervista di Emanuele Pieroni, Loris Reggiani: "Pedrosa meglio di Lorenzo e Marc Marquez ha già un erede". E su Valentino Rossi..., mowmag.com, 17 settembre 2023.

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