Luigi Cossa (economista)

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Luigi Cossa, Primi elementi di scienza delle finanze, 1905

Luigi Cossa (1831 – 1896), economista e accademico italiano.

Introduzione allo studio dell'economia politica[modifica]

Incipit[modifica]

Se si considerano le azioni dell'uomo, o in uno stato supposto di isolamento, od in quello reale di convivenza nella società domestica, civile e politica, risulta che le medesime sono, in gran parte, rivolte a procacciargli, o direttamente colla produzione od indirettamente collo scambio, il complesso dei beni materiali, necessarii per la sua conservazione e per il suo perfezionamento.
Lo studio dei fenomeni che sono il risultato di tale attività forma la materia di due discipline, le quali hanno un ufficio totalmente diverso, che parecchi scrittori (Hermann, Schäffle, Wagner, Sax) tentarono di determinare con maggiore o minore precisione. Esse sono la tecnologia, che studia le ricchezze nel rispetto fisico ed obbiettivo, e che, giovandosi delle verità insegnate dalle scienze matematiche e naturali, addita i processi da seguirsi, per ottenere prodotti pienamente conformi allo scopo cui devono servire, e l'economia, che studia le ricchezze nel rispetto morale e subbiettivo, cioè in relazione alla rete complessa di interessi pubblici e privati, che sorgono dalla lotta incessante che l'uomo, stimolato da bisogni suscettibili d'aumento indefinito, deve sostenere colla natura limitata sì nelle materie che nelle forze che la costituiscono.

Citazioni[modifica]

  • Del sistema mercantile, nel suo complesso, bisogna giudicare con mente libera dai preconcetti di un superficiale razionalismo, non meno che da quelli di intempestive riabilitazioni. Nelle sue manifestazioni pratiche, più schiette e grandiose ed in pari tempo più temperate, cioè nell'atto di navigazione di Cromwell (1651) e nelle riforme economiche e fiscali di Colbert (1661–1683), il mercantilismo ha contribuito alla creazione della marina inglese ed a quella delle manifatture francesi. (cap. 4, p. 231)
  • Il merito insigne d'avere creato un sistema scientifico d'economia politica, o per meglio dire di diritto filosofico sociale, considerato principalmente nel riguardo economico, un sistema, cioè, dedotto da pochi principii e perfettamente omogeneo, che abbraccia l'economia pura e la politica economica e finanziaria, compete indubbiamente ad un uomo di genio, Francesco Quesnay, il capo della scuola, che si chiamò da prima, per antonomasia, degli economisti, e che, dopo il 1768, si disse fisiocratica, perché propugnava l'impero delle così dette leggi naturali. (cap. 7, p. 280)
  • La politica economica dei fisiocrati è molto semplice e di carattere negativo, perché si riassume nell'aforismo laissez faire, laissez passer, cioè nella libertà assoluta, che è conforme all'ordine naturale, per cui ciascun produttore, guidato dal proprio interesse, contribuisce alla prosperità generale, senza bisogno d'alcuna ingerenza governativa. (cap. 7, p. 291)
  • Il sistema fisiocratico, considerato in confronto delle teorie empiriche, alle quali succedeva, presenta un tale miscuglio di verità e di errori, di pregi e di difetti, che ha reso malagevole un equo giudizio, anche a coloro che lo esaminarono obbiettivamente, senza il preconcetto di chi lo condanna senz'altro, come una assurda utopia, oppure lo identifica, in tutto e per tutto, al sistema di Smith, al quale si concede soltanto di avervi praticate inconcludenti modificazioni. (cap. 7, p. 292)
  • Ingegno originale, ispido nella forma, talvolta paradossale, isolato, non però totalmente come egli si vorrebbe far credere, dal movimento generale degli studii economici dell'epoca, è il prete veneziano Giammaria Ortes (1713-1790), il più illustre tra gli economisti veneti del secolo scorso, del quale si sono già accennate le idee corrette in fatto di popolazione. (cap. 7, p. 305)
  • Ricardo non ebbe mai il proposito di scrivere un trattato compiuto, perché, come risulta da ripetute dichiarazioni epistolari, egli, non solo conosceva, ed esagerava anzi modestamente, la sua imperizia nello scrivere, ma era anche molto scettico circa alla possibilità ed alla utilità d'una teoria scientifica della produzione della ricchezza. (cap. 8, p. 333-334)

Primi elementi di scienza delle finanze[modifica]

Incipit[modifica]

Per conservare e perfezionare le loro facoltà fisiche, intellettuali e morali e per raggiungere gli scopi più elevati della vita, gli uomini costituiscono la società domestica, la civile e la politica.
Forme principali della società politica sono il Comune, la Provincia e lo Stato, che hanno un proprio ordinamento giuridico e sono governati da autorità che ne rappresentano, difendono e promuovono gli interessi, provvedendo ai bisogni pubblici.

Citazioni[modifica]

  • La scienza delle finanze è la dottrina del patrimonio pubblico. Essa insegna il modo migliore di costituirlo, amministrarlo ed impiegarlo. (sez. I, cap. 1, p. 4)
  • La scienza delle finanze è un ramo della politica, intesa nel suo significato più ampio di dottrina del governo: perciò dicesi anche politica finanziaria. Essa entra in quella parte della politica interna che si chiama scienza della pubblica amministrazione. (sez. I, cap. 1, pp. 4-5)
  • Spese pubbliche chiamansi quelle che si fanno dalle autorità competenti, per soddisfare ai bisogni del consorzio politico, prelevando i fondi occorrenti dal patrimonio nazionale, del quale, come già si disse, il patrimonio pubblico è una parte.
    Le spese pubbliche si distinguono dalle private:
    1°. per la durata illimitata delle persone alle quali devono giovare;
    2°. per il monopolio di vendita e di compera di cui godono i corpi politici rispetto alla produzione ed al consumo di certi beni e di certi servigi. (sez. II, cap. 1, p. 27)

Bibliografia[modifica]

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