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Malcolm McDowell

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McDowell nel 2008

Malcolm McDowell, pseudonimo di Malcolm Taylor (1943 – vivente), attore britannico.

Citazioni

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  • Dovete rendervi conto che io sono un attore professionista, e non porto mai nessuno dei miei personaggi a casa con me. Mia moglie ne sarebbe infastidita: non credo che le piacerebbe sedersi a tavola per cena con Evilenko... (citato in Dizionario degli attori: Gli attori del nostro tempo, a cura di Gabriele Rifilato, Rai-Eri, 2005, Roma. ISBN 8839712895)

Intervista di Maria Pia Fusco su Evilenko, La Repubblica, 8 novembre 2003

  • Non serve la tecnica per interpretare uno psicotico dall'apparenza normale, uno che potresti incontrare in autobus. Bisognava cercarlo in cose diverse, come il suo modo diretto di guardare le telecamere durante il processo sorridendo con il labbro sollevato. Poi, avendo già interpretato russi e serial killer, so che funzionano i capelli corti, li ho tagliati, ho aggiunto il parrucchino preparato dal truccatore, i tipici occhiali sovietici e il vestito di polyestere, ho cercato un tipo di camminata.
  • Sono stato io a convincere David a fare il regista, siamo amici da anni, abbiamo case vicine in Toscana, parliamo di questa storia da tempo. Non è un film horror all'americana, di quelli se ne fanno fin troppi, non si vedono bambini squartati, ci sono scene dure, ma non è macelleria.
  • Nel nostro film non ci sono battute tipo "voglio mangiare il fegato accompagnato dal Chianti" e in fondo Hannibal è il più sano del film. Evilenko è uno shizofrenico, un uomo spaesato, spossato, uno schizofrenico vero.
  • Sono uno dei pochi occidentali ad aver fatto un film sovietico, L'assassino dello zar che forse nessuno ha visto, nel '92, in piena perestrojka, girato a Mosca. La gente era generosa, calda, ma c'era tanta confusione, tanta incertezza per i cambiamenti nell'aria, e molti rimpiangevano Stalin. Oggi Mosca è nelle mani della mafia, noi abbiamo girato a Kiev, un posto bellissimo, gente meravigliosa, che però vive il disagio della mancanza d'identità. Ricevo tante mail da quelli che hanno lavorato nel film, sono grati per il lavoro e le speranze che abbiamo portato, ma sono tristi per il grigiore quotidiano in cui sono ripiombati.

Intervista di Fulvia Caprara su Evilenko, La Stampa, 16 aprile 2004

  • Faccio l'attore e sono abituato a non portare a casa mai nulla di quello che divento sul set. Pensate un po' che cosa succederebbe se una moglie fosse costretta a sedersi a tavola per la cena con un tipo come Alex oppure, adesso, con un tipo come Evilenko.
  • Pensate che gli attori vadano in giro a copiare i personaggi fatti dai loro colleghi? Non è così. Ritengo che Hopkins abbia offerto in quel ruolo una performance assolutamente straordinaria, ma il mio lavoro è stato completamente diverso. Il personaggio di Hannibal è frutto di fantasia, può persino permettersi delle raffinate ironie; quello di Evilenko è tutt'altra cosa, s'ispira alla realtà ed è terribilmente serio.
  • M'interessava soprattutto acquistare la fisicità di Evilenko, i suoi gesti, le sue espressioni facciali, perché è proprio lì che si nasconde la chiave della sua schizofrenia. L'aspetto più terrificante delle storie di serial killer è che spesso questi individui appaiono del tutto normali.

Intervista di Antonio Monda su Evilenko, La Repubblica, 15 febbraio 2006

  • Non voglio azzardare interpretazioni filosofiche sul problema del fascino del male, e mi limito a dire che come attore cerco di confondere le emozioni del pubblico. Il mio lavoro ha successo se il pubblico finisce per tifare per me. È una delle situazioni più inquietanti di "Arancia Meccanica".
  • Mi ha molto colpito apprendere che la storia è ispirata a fatti assolutamente autentici, e che le autorità sovietiche dell'epoca non potevano concepire che nel loro paese avvenisse qualcosa di così mostruoso. Fino a quel momento in Unione Sovietica il serial killer era definito una persona affetta da "malattia americana", e con il crollo del sistema si sono verificati molti altri episodi terribili.
  • L'aspetto che colpisce immediatamente nelle produzioni del vostro paese è quello che gli italiani chiamano l'arte di arrangiarsi: la capacità di risolvere le situazioni più improbabili con delle ammirevoli trovate di ingegno. Mi sembra evidente che tutto ciò sia dovuto al fatto che, a prescindere da singoli professionisti di eccellente qualità, l'industria non ha la struttura sufficiente per competere con quella degli altri paesi. Per quanto riguarda il cinema americano, oggi vediamo sempre più spesso film che costano in maniera sproporzionata, che per garantirsi un rientro economico sono strutturati a tavolino da gruppi di lavoro che tengono conto di ogni possibile fascia di mercato. Il risultato è quello di film che non scontentano nessuno, cavalcano le mode e sconfinano perennemente nel politicaly correct.

Io, la vera vittima di Arancia meccanica

Intervista de Il Venerdì di Repubblica, 28 settembre 2007

  • Kubrick aveva un talento incredibile, ha fatto tanti capolavori differenti tra loro e io sono fiero di essere stato il protagonista di uno di questi.
  • A 28 anni non ero mica un profeta, mi pareva un buon film e basta. Non immaginavo che sarebbe diventato eterno: sono stato fortunato, ed è bello essere sempre ricordato soprattutto per quel ruolo, anche da generazioni e persone tanto diverse. Nessun rimpianto, ci mancherebbe...
  • Molti registi sono terrorizzati dall'idea di uscire da quel che c'è scritto sul copione, ma non quelli che hanno fiducia nelle proprie capacità.

Filmografia

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Altri progetti

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