Mario Cervi

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Mario Cervi (1921 – 2015), giornalista e saggista italiano.

Citazioni di Mario Cervi[modifica]

Per approfondire, vedi: Indro Montanelli e Mario Cervi.
  • Abbiamo così posto la parola "fine" a mezzo secolo di storia della Repubblica italiana: la prima, che non si sa bene se sia agonizzante o se sia defunta, e la seconda, che non si sa ancora se sia davvero nata, ma comunque sempre Repubblica è. È una storia travagliata quella che abbiamo narrato, una storia che non ha avuto molti momenti esaltanti, ma ha avuto di sicuro molti momenti interessanti. E che comunque ha fatto parte della nostra vita.[1]
  • [Su Marcello Marchesi] È quasi incredibile, ripensandoci, che un uomo abbia potuto essere, in una vita non lunghissima, tante cose insieme. Uomo di penna e uomo di spettacolo, inventore di caroselli e "signore di mezza età", cesellatore di battute e benevolo fustigatore dei costumi.[2]
  • È sintomatico dei nostri tempi che sia toccato a un partito conservatore, per etichetta e per tradizione, di lanciare una sfida rivoluzionaria. Perché è ben rivoluzionario, oggi in Gran Bretagna come in Italia, muovere battaglia ai miti di una socialità che ha fallito, ma che si guarda bene dal confessarlo: che imputa le sue sconfitte a boicottaggi e resistenze reazionarie, non all'intrinseca incapacità di risolvere i problemi economici, sociali, e quindi politici. [...] Maggie Thatcher ha promesso di essere il chirurgo risanatore; non il medicastro falsamente benevolo che lascia progredire la cancrena. [...] Che la Thatcher vinca la sua battaglia – come le auguriamo – o che la perda, rimarrà comunque intatta la nostra invidia per un Paese nel quale un partito osa assumere, rinunciando al conformismo molle, accomodante, pseudo-sociale, posizioni chiare. Nessuno si ammucchia con nessuno. Questa politica della franchezza perfino brutale, per incredibile che sembri, è risultata pagante.[3]
  • [Su Daniele Vimercati] È stato un confidente del guerriero di Cassano Magnano [Umberto Bossi], non un pretoriano o un cortigiano.[4]
  • Moralista, esaltatore delle virtù civiche e guerriere, conservatore, bastiancontrario, Buscaroli non concede nulla alle ideologie del progresso e alla sociologia dei salotti.[5]
  • Povero Allende, voleva convincere Pinochet e insieme voleva convincere i fanatici del Mir, movimento della sinistra (izquierda) rivoluzionaria, secondo i quali erano necessarie, per il bene del Cile, alcune cosette: come l'esproprio di tutte le imprese della grande borghesia industriale, l'esproprio senza indennizzo del capitale nordamericano, l'esproprio senza indennizzo della terra, lo scioglimento del Parlamento e la costituzione al suo posto di un'Assemblea del popolo. Pinochet fu feroce ma questi cosiddetti alleati di Allende, che lo portarono alla rovina, erano matti pericolosi.[6]

Note[modifica]

  1. Da La Storia d'Italia di Indro Montanelli – 18 – Dal governo Dini all'Ulivo, 1998; video disponibile su youtube.com.
  2. Da Umorista durante il fascismo; in Panta. Agenda Marchesi, a cura di Mariarosa Bastianelli e Michele Sancisi, Giunti, p. 73. ISBN 88-587-7230-X
  3. Da Tramonto del mito sociale, il Giornale nuovo, 6 maggio 1979.
  4. Citato in Pierluigi Saurgnani, Vimercati, gran borghese. Il giornalista che scoprì Bossi, ecodibergamo.it, 13 marzo 2012.
  5. Da «Figuri e figure» di Buscaroli, Gazzetta Ticinese, 6 giugno 1979, p. 3.
  6. Da Quel liberista sanguinario, il Giornale, 11 dicembre 2006.

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