Masaniello

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Ritratto di Masaniello (O. Palumbo), 1647

Tommaso Aniello d'Amalfi detto Masaniello (1620 – 1647), rivoluzionario napoletano.

Citazioni di Masaniello[modifica]

  • Viva il re di Spagna, mora il malgoverno! (grido di rivolta) Fonte? Fonte?
  • Amici miei, popolo mio, gente: voi credete che io sia pazzo e forse avete ragione voi: io sono pazzo veramente. Ma non è colpa mia, sono stati loro che per forza mi hanno fatto impazzire! Io vi volevo solo bene e forse sarà questa la pazzia che ho nella testa. Voi prima eravate immondizia ed adesso siete liberi. Io vi ho resi liberi. Ma quanto può durare questa vostra libertà? Un giorno?! Due giorni?! E già perché poi vi viene il sonno e vi andate tutti a coricare. E fate bene: non si può vivere tutta la vita con un fucile in mano. Fate come Masaniello: impazzite, ridete e buttatevi a terra, perché siete padri di figli. Ma se invece volete conservare la libertà, non vi addormentate! Non posate le armi! Lo vedete? A me hanno dato il veleno e adesso mi vogliono anche uccidere. Ed hanno ragione loro quando dicono che un pescivendolo non può diventare generalissimo del popolo da un un momento all'altro. Ma io non volevo far niente di male e nemmeno niente voglio. Chi mi vuol bene veramente dica per me solo una preghiera: un requiem soltanto quando sarò morto. Per il resto ve lo ripeto: non voglio niente. Nudo sono nato e nudo voglio morire. Guardate!! (citato in Luciano De Crescenzo, Così parlò Bellavista, Arnoldo Mondadori, Milano, 1977)
Amice miei, popolo mio, gente: vuie ve credite ca io sò pazzo e forze avite raggione vuie: io sò pazze overamente. Ma nunn'è colpa da mia, so state lloro che m'hanno fatto'ascì afforza n'fantasia! Io ve vulevo sulamente bbene e forze sarrà chesta 'a pazzaria ca tengo 'ncapa. Vuie primme eravate munnezza e mò site libbere. Io v'aggio fatto libbere. Ma quanto pò durà sta libbertà? Nu juorno?! Duie juorne?! E già pecchè pò ve vene 'o suonno e ve jate tutte quante 'a cuccà. E facite bbuone: nun se pò campà tuttà a vita cu na scupetta 'mmano. Facite comm'a Masaniello: ascite pazze, redite e vuttateve 'nterra, ca site pat' 'e figlie. Ma si ve vulite tenere 'a libbertà, nun v'addurmite! Nun pusate ll'arme! 'O vedite? A me m'hanno avvelenate e mò me vonno pure accidere. E ci 'hanno raggione lloro quanno diceno ca nu pisciavinnolo nun pò addeventà generalissimo d'a pupulazione a nu mumento a n'ato. Ma io nun vulevo fa niente 'e male e manco niente voglio. Chi me vo' bbene overamente diccesse sulo na preghiera pe me: nu requia-materna e basta pé quanno moro. P' 'o rriesto v' 'o torno a dì: nun voglio niente. Annudo so' nato e annudo voglio murì. Guardate!!

Citazioni su Masaniello[modifica]

  • A 29 Giugno 1620 Thomaso Aniello figlio di Cicco d'Amalfi et Antonia Gargano è stato battezzato da me Don Giovanni Matteo Peta, et levato dal sacro fonte da Agostino Monaco et Giovanna de Lieto al Vico Rotto. (dall'atto di battesimo conservato nella Chiesa di Santa Caterina in Foro Magno, citato in Salvatore Di Giacomo, Celebrità napoletane, Trani, Vecchi, 1896)
  • Era un giovine di ventisette anni, d'aspetto bello e grazioso, il viso l'aveva bruno ed alquanto arso dal sole: l'occhio nero, i capelli biondi, i quali disposti in vago zazzerino gli scendevano giù per lo collo. Vestiva alla marinaresca; ma d'una foggia sua propria, la quale, come scrivono quelli che non per fama ma coi propri occhi loro il conobbero, alla mezzana ma svelta sua persona molto di gaio e di pellegrino aggiungeva (Cronista anonimo del Seicento, citato in Aurelio Musi, La rivolta di Masaniello nella scena politica barocca, Napoli, Guida Editori, 1989)
  • È morto colui che ha dato smacco al Nobile, | È morto colui che ha fatto crescere il peso delle panelle, | È morto colui che ha abbattuto le gabelle, | È morto colui che ha sollevato un Regno. | Napoli tiene nascosto e abbandonato | Colui che l'ha fatta salire alle stelle; | Lo ha ucciso con mano da congiurato | Un panettiere soggetto frustrato. | Quale errore! Si ama stamattina, | Stasera si odia e si fa gran guerra. | Prima si onora e poi si uccide. | Oggi si vede senza testa in giù, | E si trascina per tutta la città; | Domani da Generalissimo si seppellisce. (Anonimo poeta del Seicento, citato in Giuseppe Campolieti, Trionfo e caduta del celebre capopopolo nello sfondo della tumultuosa Napoli del Seicento, Istituto geografico De Agostini, Novara, 1989)
È muorto chi lu Nobile ha smaccato, | È muorto chi ha cresciuto li panelle, | È muorto chi ha strette li Gabelle, | È muorto chi nu Regno ha sorzellato. | Napole scuso tene e derropato | Chi l'ha fatto saglì 'ncopp' a li stelle; | L'acciso co na mano de rebbelle | Nu panettiere suggeco frustrato. | Che sbarione! S'amma stammatina, | Sta sera s'odia e se le fa gran guerra. | Mprimma s'onora, appresso s'assassina. | Hoje se vede senza capa 'nterra, | Pe tutta la cetate se trascina; | Craje da Generalissimo s'attera.
  • La plebaglia ebbe un capo che la precipitò nei più grandi disordini. Desso chiamavasi Masaniello, o sia Tommaso Aniello. Questo capo nativo di Amalfi in età di 24 anni era della più vile estrazione, non avendo altro mestiere, che quello di servire un pescivendolo . Egli era vivo, audace e non respirava che vendetta contro i ricevitori dei dazj d'introduzione, che avevano maltrattato la sua moglie per essere stata dai medesimi sorpresa con un carico di poca farina, ch'ella voleva far passare in controbando. (Pierre-Jean-Baptiste Nougaret)
  • Masaniello fu eletto capitan generale del popolo li 9 luglio; il suo coraggio, la sua fermezza e la sua buona condotta rendevano sempre considerabile la sua autorità. Gli fu innalzato una specie di trono nella piazza del mercato, ov'egli saliva co' suoi consiglieri per dare udienza a tutti, colla spada in mano in luogo di scettro, e vestito semplicissimamente da pescatore: cencinquantamila uomini armati erano ai suoi ordini, senza contare le donne ed i ragazzi che prendevano parte alla ribellione, e gli ubbidivano al minimo segno: dall'alto del suo tribunale regolava il destino de' suoi compatriotti, ed indicava dov'era d'uopo portare il ferro o il fuoco. (Pierre-Jean-Baptiste Nougaret)
  • Masaniello, senza i nostri lumi, ma nel tempo stesso senza i nostri vizi e gli errori nostri, suscitò in tempi meno felici una gran rivoluzione in quel regno; la spinse felicemente avanti perché la nazione lo desiderava ed ebbe tutta la nazione con lui perché egli voleva solo ciò che la nazione bramava. Con piccolissime forze, Masaniello ardì opporsi, e non invano, alla immensa vendetta della nazione spagnola; Masaniello morì, ma l'opera sua rimase. (Vincenzo Cuoco)
  • Masaniello, tra tutti i personaggi storici, comici, politici e artistici nati a Napoli, è quello che maggiormente incarnò lo spirito napoletano. E questo perché espresse le contraddizioni, l'istinto di amore, l'incapacità di esercitare il potere, la generosità e l'ignoranza del suo popolo. Masaniello è amore e disordine. (Luciano De Crescenzo)
  • Maso Aniello il pescatore di Amalfi, il forte popolano di mercato, sorge a personificare l'onnipotenza della rivoluzione.
    Sorge, combatte, trionfa.
    L'albagia dello straniero si piega dinanzi al capitano vincitore della libertà.
    La fierezza castigliana si umiglia dinnanzi al pescatore fatto padrone di un regno. (Franco Mistrali)
  • Pochi altri momenti e figure storiche del Mezzogiorno d'Italia ebbero altrettanta risonanza europea e lasciarono una scia altrettanto consistente di memoria e di mito. (Giuseppe Galasso)
  • Qual biasimevole contrasto opponete ora Voi a' vostri avoli de' tempi del gran Masaniello! Senza tanto lume di dottrine e di esempj, quanti ora ne avete, diè Napoli le mosse, proseguirono i vosti avoli, insorsero da per tutto contra il dispotismo, gridarono la Repubblica, tentarono stabilir la democrazia, e per solo ragionevole istinto reclamarono i diritti dell'Uomo. Ora proclamano l'uguaglianza, e la democrazia i nobili, la sdegnano le popolazioni! [riferendosi all'opposizione dei ceti umili di Napoli al governo repubblicano del 1799] (Eleonora Pimentel Fonseca)
  • Una volta questo popolo si è atteggiato a rivoluzionario, volendo liberarsi della dominazione spagnola. L'infelice Masaniello, uomo degno di miglior sorte, commise l'imprudenza di prendere sul serio i suoi compatrioti. In quindici giorni, la folla sediziosa da umile pescatore lo fece diventare generale, duca e re e, dopo averlo portato in alto, lo fece cadere, stando a guardare, con la più grande indifferenza, come lo assassinavano. (Vicente Blasco Ibáñez)

Ascanio Filomarino[modifica]

  • Da questo incidente del pane n'è risultato, che dove la morte del Masaniello non era stata sentita più che tanto, né avea fatta grande impressione negli animi de' suoi seguaci (perché con la sua pazzia s'era reso a tutti esoso); il mercoledì l'incominciarono a piangere, a sospirare, esaltare e preconizzare; e desiderando la sua sepoltura, di cui prima non si curavano, vennero a chiedermela in grazia, timorosi che per gli uffici fatti io non fossi per concedercela; ma gliela concedei di buona voglia, e prontamente.
  • [riferendosi all'uccisione di Masaniello] Quelle prudenza, giudicio e moderazione mostrata per avanti nelle risoluzioni che prendeva, dopo il giuramento datosi dal Viceré e Collaterale, il sabato 13, in questa mia Cattedrale, per l'osservanza e adempimento de' concordati a favore del popolo, stabiliti il mercoledì 11, giorno dedicato alla Beatissima Vergine del Carmine, di cui tutta questa città è divotissima, l'aveva affatto perduta, e convertita in temerità, furore e tirannide; a segno tale che, sendosi reso esoso allo stesso popolo e suoi fautori, questa mattina, partito che io sono stato dalla chiesa del Carmine, dopo avervi celebrata messa, per solennizarsi oggi la sua generale festa, e ritornato a casa, nel claustro del medesimo convento è stato ucciso e troncatagli la testa. A questo avviso, montato di nuovo in carrozza, mi sono portato volando dal Viceré, al cui palazzo è concorsa anco in un tratto tutta la nobiltà. E perché si poteva temere di qualche nuova sollevazione in questo punto; per mantenere la città in fede, e sossegata, si è preso ispediente di uscire in cavalcata, come abbiamo fatto, il Viceré ed io, col Collaterale, senza nobiltà, licenziata ad ogni buon fine; e siamo in quest'ora, che sono le quindici in sedici, venuti all'arcivescovato a renderne grazie a Dio benedetto, alla Beatissima Vergine, ed al glorioso S. Gennaro, il cui sangue e testa ho fatto stare esposti in questi giorni di turbolenze, per consolazione de' devoti, e per implorare il suo patrocinio, dal quale, ma principalmente da quello della Beatissima Vergine, questa città e popolo deve riconoscere la grazia fattagli in questa giornata da Sua Divina Maestà, con avergli estinto il perturbatore, e restituita la perduta quiete.
  • Questo Masaniello è pervenuto a segno tale di autorità, di comando, di rispetto e di ubbidienza, in questi pochi giorni, che ha fatto tremare tutta la città con li suoi ordini, li quali sono stati eseguiti da' suoi seguaci con ogni puntualità e rigore: ha dimostrato prudenza, giudizio e moderazione; insomma era divenuto un re in questa città, e il più glorioso e trionfante che abbia avuto il mondo. Chi non l'ha veduto, non può figurarselo nell'idea; e chi l'ha veduto non può essere sufficiente a rappresentarlo perfettamente ad altri. Non vestiva altro abito che una camicia e calzoni di tela bianca ad uso di pescatore, scalzo e senza alcuna cosa in testa; né ha voluto mutar vestito, se non nella gita dal Viceré. La confidenza e l'osservanza e il rispetto ch'egli ha avuto in me, e l'ubbidienza che ha mostrato in ordinare e fare eseguire tutte le cose che gli venivano dette e suggerite da me, è stato il vero miracolo di Dio in questo così arduo negozio: il quale era altrimenti impossibile di condurre a fine in così poche ore, come si è fatto, con tanta lode e gloria di Sua Divina Maestà, e della Beatissima Vergine, che l'hanno guidato, e protetto ed assistito, a me nelle vigilie, fatiche e diligenze impiegate.

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