Modi di dire aliminusani
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Raccolta di modi di dire aliminusani.
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A
[modifica]- 'A lingua 'unn'havi ossa e rumpi l'ossa. (p. 99)
- La lingua, pur non avendo ossa, è capace di romperne.
- Con le parole si può fare più male che con le stesse mani.
- A lu portu di Palermo c'era scrittu: curri quantu voi ca ccà t'aspettu. (pp. 102-103)
- Al porto di Palermo c'era scritto: corri quanto vuoi che io qui di aspetto.
- Lo si dice a chi vuole fuggire dal gruppo di appartenenza per inseguire altri interessi.
- Addattari a du' minni. (p. 103)
- Allattare a due seni.
- Attingere contemporaneamente a più cespiti.
- Allura 'un ci cridi ca 'u lignu vicinu 'o focu s'abbruscia! (pp. 101-102)
- Sperare, nel fare una cosa, di ottenere effetti diversi da quelli risaputi; appunto, come mettere legna sul fuoco e sperare che non si bruci.
- Ammugghiarici 'u pani. (p. 100)
- Inzupparci il pane.
- Trarre giovamento da una complicità.
- Arristari a menzu vudeddu. (p. 99)
- Ritrovarsi con metà dei budelli vacanti.
- Restare digiuno.
- Aviri 'a canazza. (p.103)
- Essere stanco come i cani nei giorni di canicola.
- Aviri 'a furtuna du paracquaru quannu c'è 'u suli. (p. 102)
- Avere la fortuna dell'ombrellaio quando c'è il sole.
- Aviri 'a musca. (p. 103)
- Essere intrattabile, come le bestie disturbate da nugoli di mosche.[1]
- Aviri 'a testa sbintata. (p. 99)
- Avere la testa che perde aria.
- Succede a chi è innamorato o a chi insegue strane chimere.
- Aviri 'u peri cutulatu. (p. 100)
- Avere un'andatura lesta e felpata.
B
[modifica]C
[modifica]- C'è cu' ci isa 'u peri . (p. 100)
- C'è chi gli alza il piede.
- C'è chi lo aizza.
- Cacari fora du rinali. (p. 104)
- Caca fuori dal pitale chi dice una cosa in un momento e in un luogo inopportuni.
- Cadi acqua a celu apertu. (p. 101)
- Cade acqua a cielo aperto.
- Si dice quando c'è un temporale.
- Ci 'u fici nesciri di naschi. (p. 103)
- Fare uscire (cibarie, sesso, oggetti) dalle narici.
- Si dice quando l'offerta è copiosa.
- Circari radici p'arruttari. (p. 99)
- Cercare radici per ruttare.
- Arrampicarsi sugli specchi.
- Cu' si curca cu' 'i carusi, 'a matina agghiorna pisciatu. (p. 102)
- Chi si corica accanto ai bambini, al mattino si sveglia bagnato.
- Suggerisce di non fidarsi dei giovani immaturi.
D
[modifica]E
[modifica]- È chiù liccu da iatta du vicariu. (p. 104)
- È più goloso della gatta del vicario.
- Essiri 'ncusciati. (p. 100)
- Sono 'ncusciati coloro che intrattengono rapporti frequenti ed intensi.
- Essiri nenti ammiscatu cu nuddu. (p. 101)
- Essere niente mischiato con nessuno.
- Valere poco.
F
[modifica]- Fa' beni a porci e ti l'arrenninu a 'nnuccati. (p. 101)
- Fai del bene ai porci e te lo renderanno a grugnate.
- Fari 'a sarsa. (p. 100)
- Fare la salsa.
- Sfottere.
- Fari canceddu. (p. 100)
- Si fa canceddu quando un fratello e una sorella si fidanzano con un'altra coppia di fratelli.
- Fari 'i argi un panicottu. (p. 100)
- Far gonfiare, a forza di schiaffi, le guance come un pane cotto.
- Fari 'i spaddi viola viola. (p. 100)
- Ridurre la schiena, a forza d nerbate, come dei viottoli che si incrociano.
- Fari sciauru di tabbutu. (p. 103)
- Odorare di bara.
- Essere sul punto di morire.
- Farisi pisciari 'mmucca. (p. 104)
- Essere talmente sottomesso da farsi addirittura pisciare in bocca.
G
[modifica]H
[modifica]I
[modifica]- I guai da pignata 'i sapi 'a cucchiara chi l'arrimina. (p. 101)
- Solo la persona interessata conosce a fondo i propri guai, così come è solo il mestolo a conoscere il contenuto (e i guai) della pentola sopra il fuoco.
L
[modifica]- Ladia comu 'a maravigghia. (p. 104)
- Brutta come la meraviglia.
- Si dice di una cosa orripilante.
- Larga 'un ci trasi, stritta 'un ci capi. (p. 99)
- Larga non ci entri e stretta ci sguazzi.
- Si dice agli incontentabili.
- Lassari maniati. (p. 100)
- Lasciare tracce del passaggio delle proprie mani.
- Lassari 'ntridici. (p. 100)
- Lasciare in tredici.
- Lasciare incompiuto un lavoro, a metà una discussione).
- Lignati a cotulapilu. (p. 100)
- Legnate a scuotipelo.
M
[modifica]- Manciari pani di tanti furna. (p. 102)
- Quando si attinge a più fonti affettive (mangiare pani di tanti forni), non si resta legati a nessuna di esse.
- Mettisi 'a strata sutta 'i peri. (p. 99)
- Il cammino s'inizia ponendo materialmente i piedi sul selciato della strada.
- Mi fa fari 'a scuma. (p. 102)
- Fa la schiuma nella bocca chi, non venendo ascoltato, è costretto a ribadire un'infinità di volte i suoi consigli.
- Mi fici 'na tagghiatina di faccia. (p. 104)
- Mi ha fatto uno sgarbo, ed è come se mi avesse sfregiato il viso.
N
[modifica]- 'Na vota si e 'na vota sempri. (p. 99)
- Come luna tantum, una volta sì e l'altra pure.
O
[modifica]- Ognunu travagghia cu' 'i so ferri. (p. 103)
- Ognuno lavora con i propri ferri.
- Lo dicono gli artigiani per giustificare le differenze di prezzo.
P
[modifica]- Pani duru e cuteddu c'un tagghia. (p. 100)
- Pane duro e coltello che non taglia.
- Si dice di due che non riescono ad andare d'accordo.
- Parra picca e muzzica assai. (p. 94)
- Parla poco e morde molto.
- Prima viti, subitu 'nzolia. (p. 101)
- Con il primo innesto cresce la qualità d'uva desiderata, la 'nzolia.
- Si dice quando si trova al primo tentativo la soluzione migliore.
Q
[modifica]- Quantu è brutta 'a vista 'i l'occhi. (p. 104)
- Quanto è brutta la vista degli occhi.
- Lo si dice ai curiosi.
R
[modifica]S
[modifica]- S'appoia all'arbulu p'affirrari 'u ramu. (p. 101)
- Si appoggia all'albero per agguantare il ramo.
- Far credere d'interessarsi a tutto un insieme mirando in realtà solo ad un elemento di esso.
- Scantarisi puru di l'ummira sua. (p. 99)
- Spaventarsi perfino della propria ombra.
- Si ci manca 'u tiziu ci sbenta 'u sciancu. (p. 101)
- Se gli manca il tizio gli svapora il fianco.
- Si dice di uno quando non riesce a fare a meno della presenza di una certa persona (evidentemente il tizio standogli allato impedisce la fuoruscita di aria da un presumibile buco che ha nel fianco).
- Si ogni petra chi 'ncontru ci dugnu 'na pidata... (p. 104)
- Guai a lasciarsi prendere da tutte le futili questioni; decisione saggia come quella di non dare calci a tutte le pietre in cui ci si imbatte.
- Sparari puru ai pittiddi. (p. 102)
- Sparare pure ai coriandoli.
- Essere pignoli.
T
[modifica]- Tèniri a marteddu. (p. 101)
- Martellare.
- Come i mass media quando insistono su un argomento.
- Ti sdettiru 'i senzi? (p. 99)
- Ti è sfuggita la ragione?
- Tira ô porcu e acchiappa 'u purcaru. (p. 103)
- Mira al porco e colpisce il porcaio.
- Sbagliare il bersaglio.
- Trasi firruzzu, addiventa rasolu. (p. 104)
- Entrando è appena un ferretto, dentro diventa un rasoio.
- Si comporta così chi mostrando all'inizio poche pretese, in brevissimo tempo rivela le sue vere e consistenti ambizioni.
- Travagghiu orbu . (p. 103)
- Lavoro orbo.
- È così l'impiego che del lavoro ha la paga ma non la fatica.
- Tu mancu sai si si misu additta. (p. 99)
- Non sai nemmeno se stai in piedi.
- Lo si dice alla persona ritenuta insignificante.
U
[modifica]- 'U banneri vinni 'a robba chi havi. (p. 103)
- Il banditore vende solo la merce che ha.
- È la spiegazione del meccanismo psicoanalitico della proiezione, secondo la quale ognuno vedrebbe negli altri quei difetti che in realtà sarebbero in lui.
- 'U sacciu unni mi dormi 'u lebbru . (p. 104)
- Sapere dove si rintana la lepre, dà la certezza che sarà presa.[2]
- 'U sceccu 'a carria 'a pagghia e 'u sceccu s’a mancia. (p. 102)
- È l'asino a trasportare la paglia dall'aia alla pagliera ed è l'asino stesso a mangiarla.
- 'U sceccu unni cadi si susi. (p. 102)
- L'asino si rialza nello stesso posto in cui è caduto.
- Se una persona fallisce svolgendo un'attività commerciale, potrà riprendere quota con un'altra attività commerciale.
- 'U surci ci dissi 'a nuci: dammi tempu, ca ti perciu. (p. 102)
- Con la perseveranza si riesce a raggiungere qualsiasi obiettivo; come insegna il topo che, col tempo, riesce a forare la noce.
- 'Un si vidi mancu a santiari. C'ia 'u scuru ca si po fiddari. (p. 104)
- È talmente buio che non si vede nemmeno a bestemmiare; e tanto è fitto che lo si potrebbe perfino affettare.
- 'Unn'aviri carni 'nfacci. Aviri 'a facci allannata. (p. 104)
- Non avere carne in faccia. Avere la faccia rivestita di lamiera.
- Si dice così di coloro che ostentano sfacciataggine.
- 'Unn'u pozzu vidiri mancu scrittu a muru . (p. 103)
- Provare avversione per una persona al punto da non sopportarne nemmeno il nome scritto sul muro.
- Unu tinci e l'autru mascaria. (p. 100)
- Uno macchia e l'altro sporca.
- Per dire che le due persone chiamate in causa sono una peggiore dell'altra.
V
[modifica]- V'arrimina acqua 'a brivatura. (p. 99)
- Vai ad agitare l'acqua dell'abbeveratoio.
- Lo si dice agli importuni; è anche l'espressione che indica la condizione del fannullone.
Z
[modifica]Note
[modifica]- ↑ Essere irrequieto. Cfr. Vocabolario Siciliano, a cura di Giovanni Tropea, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, Palermo, 1985, vol. II, p. 913.
- ↑ Essere sicuro del fatto proprio, non avere preoccupazioni di sorta. Cfr. Vocabolario Siciliano, a cura di Giovanni Tropea, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, Palermo, 1985, vol. II, p. 470.
Bibliografia
[modifica]- Lillo Gullo e Tano Gullo, Aliminusa. Strada, donna, religiosità. Prospettive socio-antropologiche della cultura contadina, Savelli, Roma, 1977.