Paestum
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Citazioni su Paestum
Citazioni
[modifica]- Al mattino la roccia calcarea di Paestum è grigia, a mezzogiorno color miele, al tramonto fiammante. La tocco e sento il calore del corpo umano. Verdi lucertole vi passano correndo come un brivido. (Zbigniew Herbert)
- Ben io qui canterei, qual sia de gli orti | la cultura miglior, come di Pesto | due volte rifioriscano i rosai. (Virgilio)
- È come se un dio, qui, avesse costruito con enormi blocchi di pietra la sua casa. (Friedrich Nietzsche)
- Entrammo per una Porta che si presentava ancora ben solida, e camminamo per alcuni minuti sopra una un'antica pavimentazione. Subito dopo ci colpì la vista di tre grande edifici che era l'uno parallelo all'altro, ma separati da una diversa distanza. Le forme del primo e del terzo edificio sembrano vicine a quelle delle più antiche Basilicae. La forma del secondo, invece è più straordinaria e difficile da spiegare. Sono templi? Sono Basilicae? Che cosa sono mai? (Lord Frederick North)
- Finalmente, incerti se stessimo avanzando tra rupi o macerie, finimmo col riconoscere in alcune grandi, lunghe masse quadrangolari che avevamo già avvistate di lontano, i templi e i monumenti superstiti e memorie di un'antica, fiorente città. (Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia)
- Io non credo, che antichità più ragguardevoli incontrar si possano in tutta Europa. L'ambito intero delle mura con alcune torri e colle porte annunziano la città da lontano, e ne segnano i confini. Le tre solenni fabbriche, dette volgarmente tempj, torreggiano vittoriose di molti secoli, e non cessò di maravigliare, che sì poco note per tanto tempo restassero alla curiosità degli antiquarj e dei forestieri. I monumenti Paestani a buon titolo si possono attribuire all'insegno degli Etruschi. Ben più malagevole parmi il dire cose fossero queste tre fabbriche. Una d'esse (dessa) fu Tempio; ma le altre due per avventura dir si debbano Pritaneo, Calcidica, Ginnasio (Carlo Gastone Della Torre di Rezzonico)
- Mentre il sole cominciava a immergersi maestosamente nel mare dietro di noi, abbiamo camminato senza meta in questo bosco pieno di cinguettii, e all'improvviso ci siamo ritrovati al suo margine. Al nostro sguardo si è offerta una scena di incanto soprannaturale. A qualche centinaio di metri si ergevano in fila, perfetti, i tre templi di Paestum, superbi e splendenti di luce rosata negli ultimi raggi del sole. È stata come un'illuminazione, una delle grandi esperienze della vita. (Norman Lewis)
- Mi permetto di dire, da un punto di vista imprenditoriale, che il business core di Paestum è certamente il Tempio di Nettuno. [Dopo aver visitato la Basilica] La Basilica, per la sua età, è forse ancora più incredibile del Tempio di Nettuno (Luca Cordero di Montezemolo).
- Nessuna città o villaggio ravviva questo tratto di 25 miglia, eccetto il feudale paese di Eboli, e il Reale sito di caccia di Persano, con una foresta di 28 miglia di circonferenza, e poche case coloniche lungo la via, i cui abitanti rassomigliano a spettri errabondi.
Dopo aver lasciata la via maestra (che si intendeva proseguire così fino a Reggio), presi una via di traverso che conduce a Pesto o Paestum, fra il mare e la strada maggiore; e non appena ebbi attraversato il fiume Sele – Silurus degli antichi – rimasi subito colpito dalla vista dei tre tempii, elevantisi maestosamente in distanza.
Questi venerabili avanzi dell'antichità, non rimangono né molto in basso nascosti dai boschi, né accerchiati da montagne, come io credevo, dominano invece la vista del mare e della campagna circostante, in modo che se fosse vero – come alcuni viaggiatori attestano – che essi sono stati da poco scoperti, dovrebbe attribuirsi a non altra causa, se non a quella dell'essere questa parte del Regno di Napoli raramente visitata da stranieri. (Carl Ulysses von Salis Marschlins) - Non è un fatto stupefacente che nessuno prima abbia scritto su questo? (Johann Joachim Winckelmann)
- Sono davvero molti anni ormai, che mi chiedo – e chiedo agli specialisti e alle autorità locali – come mai la solenne città di Poseidonia sia ancora per più della metà sottoterra, anzi sotto il granturco che la ricopre. Come mai non possiamo ammirare gli altri settori dell'antica città greca anche nel suo quartiere degli affari, delle botteghe e delle abitazioni? E come mai dell'anfiteatro solo un terzo appare visibile al di là della strada asfaltata, che ancora interrompe a mezzo la città? Perché tutto il resto sta esso pure sotto le «proprietà private» che, ovviamente, potrebbero – anzi dovrebbero – essere requisite o comunque liberate da ogni interferenza data la ineffabile importanza di questo «sito archeologico»; certo il più solenne di tutta la Magna Grecia? (Gillo Dorfles)