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Pallavolo ai Giochi della XXXIII Olimpiade - Torneo femminile

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L'Italia, vincitrice dell'edizione, posa al villaggio olimpico con il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. Saint-Denis, 25 luglio 2024.

Citazioni sul torneo femminile di pallavolo ai Giochi della XXXIII Olimpiade.

  • [Sulla vittoria dell'Italia] A Paola Egonu, a Myriam Sylla, a Ekaterina Antropova, a Sarah Fahr, a tutta l'Italia meticcia e di radici mobili che hanno fatto del «muro» un ponte verso la vita (e non una fuga da essa). Orro o mai più. (Roberto Beccantini)
  • [Sulla vittoria dell'Italia] Abbiamo assistito, nello sport più di squadra che esista a una meraviglia di una squadra con la S maiuscola, che è anche un modello di società che rappresenta il presente non il futuro, capace di essere d'esempio di multiculturalità, che è una ricchezza. Chi vuole decidere di avvitarsi su se stesso e chiudere gli occhi, può farlo, ma chi li tiene aperti si circonda di tutta la bellezza, la gioia che ieri sono state in grado di darci le nostre atlete. (Mauro Berruto)
  • [Sulla vittoria dell'Italia] L'America sembravamo noi. Non solo per il livello stratosferico del gioco; per la mescolanza. L'unità nella differenza. Ekaterina Antropova, nata in Islanda da genitori russi, abbraccia Sarah Fahr figlia di uno skipper tedesco e cresciuta sull'isola d'Elba, che abbraccia Myriam Sylla nata a Palermo da genitori ivoriani e cresciuta a Valgreghentino in provincia di Lecco, che abbraccia Alessia Orro avvolta nella bandiera sarda [...], che abbraccia Paola Egonu nata a Cittadella da genitori nigeriani, il padre camionista di Lagos la madre infermiera di Benin City, già capitale di un grande impero africano. Tutte indossano la maglia azzurra. E tutte abbracciano Julio Velasco: padre peruviano morto di pancreatite quando aveva sei anni, madre argentina, un fratello desaparecido; arrivato in Italia nel 1983, nel 1989 già allenatore della nazionale maschile. [...] da oggi chi nega che l'Italia possa essere un Paese multietnico ha un argomento in meno. (Aldo Cazzullo)
  • [Sulla vittoria dell'Italia] L'oro delle ragazze di Julio Velasco nel volley qui a Parigi è forse l'emozione estrema mia. Perché dentro c'è una storia scritta da Edmondo De Amicis, il papà di "Cuore" [...]. Italia-USA, finale per l'oro [...], è stata un monologo. [...] Con ogni probabilità, a questa sfida non saremmo mai arrivati se non fosse stata per la irriducibile tenacia di un esuberante signore di Romagna. [...] Giuseppe Brusi, storico imprenditore portuale a Ravenna, ha dedicato la passione di una vita al volley. È stato lui, sul finire del Novecento, a creare la leggenda della Teodora, squadra femminile [...] capace di vincere undici scudetti consecutivi [...]. È stato Brusi a portare nella nostra A1, stavolta versione maschile, il più grande giocatore di tutti i tempi, lo statunitense Karch Kiraly [...]: diventato allenatore, Kiraly ha guidato la Nazionale a stelle e strisce al trionfo di Tokyo. Facendo sapere di dovere molto al suo amico romagnolo. Ieri Kiraly guidava le avversarie delle Azzurre. Che avevano al timone Julio Velasco, carismatico guru che ad una grandissima competenza tecnica somma una capacità di affabulazione degna di Cicerone. Ebbene, più o meno un anno fa Giuseppe Brusi, Peppone per gli amici, ha deciso che Velasco [...], beh, doveva smetterla di fare il predicatore. Tu sei l'unico, ha spiegato Peppone al diretto interessato, che [...] può battere il mio pupillo Kiraly. E tanto ha fatto, Brusi, che ci è riuscito. [...] Giuseppe [...] è morto pochi giorni prima che la nomina di Velasco, che gli ha [...] dedicato la medaglia d'oro, venisse ufficializzata. [...] Perché la vita è fantastica, sì. Ma a volte è anche bastarda, sapete? (Leo Turrini)
  • [Sulla vittoria dell'Italia] Loro sono scese in campo con la vittoria assolutamente scritta negli occhi. [...] pur essendo alla prima finale olimpica, si sono rese conto che per il loro gruppo – per quello che aveva già fatto, per quello che potrà ancora fare – questo era il momento della vita, il momento chiave. E non hanno sbagliato praticamente niente. (Paolo Condò)

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