Paolo Maurensig

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Paolo Maurensig (1943 – 2021), scrittore italiano

Citazioni di Paolo Maurensig[modifica]

  • [Su Bobby Fischer] È difficile capire perché un uomo che viveva, mangiava, respirava, pensando solo agli scacchi, e che aveva un ideale di aristocrazia intellettuale, cui solo il successo poteva elevarlo, abbia deciso di rinunciarvi proprio quando era riuscito a ottenere ciò che voleva. Forse è proprio questo che lo rende ancora più grande, che lo distingue dagli automi che si misurano con altri automi, che gli rende tutta la sua umanità e ci fa capire come anche le nostre ambizioni più sfrenate possano tramutarsi a volte in un percorso di salvezza individuale.[1]
  • Fischer, come Mozart per la musica, sembra essere il Gioco stesso fattosi carne. Per quanti di noi hanno seguito la sua avventura egli rimane però un eroe nel vero senso della parola, l'ultimo eroe di quest'America ferita a morte, un uomo che da solo ha saputo condurre e vincere la propria guerra, anche se a qualcuno le guerre senza morte e distruzione piacciono poco.[2]
  • Nella storia degli scacchi, sicuramente non c'è stato campione più detestato e al contempo amato di Bobby Fischer. Detestato dai suoi avversari, che a stento sopportavano i suoi capricci, era amato dagli appassionati del gioco per le sue pirotecniche partite.[1]
  • Provavo la netta sensazione che egli [Kuno Blau] volesse servirsi di me. Eppure stavo al suo gioco e, sordo a ogni richiamo della ragione, mi lasciavo coinvolgere sempre più. Senza che me ne avvedessi, ciò che aveva trovato il suo supremo compimento nella folgorazione iniziale, aveva già cominciato da tempo la sua corsa retrograda, il suo conto alla rovescia, o, se vogliamo usare un termine musicale: il suo canone inverso. (da Canone inverso)

La variante di Lüneburg[modifica]

Incipit[modifica]

Sembra che l'invenzione degli scacchi sia legata a un fatto di sangue.
Narra infatti una leggenda che quando il gioco fu presentato per la prima volta a corte il sultano volle premiare l'oscuro inventore esaudendo ogni suo desiderio. Questi chiese per sé un compenso apparentemente modesto, di avere cioè tanto grano quanto poteva risultare da una semplice addizione: un chicco sulla prima delle sessantaquattro caselle, due sulla seconda, quattro sulla terza, e così via...
Ma quando il sultano, che aveva in un primo tempo accettato di buon grado, si rese conto che a soddisfare una simile richiesta non sarebbero bastati i granai del suo regno, e forse neppure quelli di tutta la terra, per togliersi dall'imbarazzo stimò opportuno mozzargli la testa.

Citazioni[modifica]

  • Che cos'è la fisionomia? Un equilibrio tra massa, peso e forme di una struttura muscolare, oppure qualcosa che davvero resta immutabile sotto le continue velature del tempo? (p. 10)
  • Chi non conosce gli scacchi è forse portato a vedere in questo gioco un'attività noiosa, adatta a eccentrici sfaccendati o a persone anziane: a gente che possegga, in ogni caso, una gran dose di pazienza e una notevole quantità di tempo da perdere.
    Tutto questo è vero solo in parte, poiché gli scacchi richiedono anche una non comune energia e la freschezza mentale di un fanciullo. E se a volte il giocatore viene raffigurato nelle sembianze di un vegliardo dalla fronte corrucciata, questa è solo la rappresentazione emblematica di un'attività in cui si bruciano i giorni, gli anni, l'esistenza stessa, in una sola inestinguibile fiamma. In cambio, paradossalmente, il giocatore di scacchi assapora l'arrestarsi del tempo in un'ansia di eterno presente. (p. 16)
  • Nella storia degli scacchi solo il sommo Capablanca, al culmine della sua carriera, deve aver provato qualche cosa di simile [alla noia]: così perfetto era il suo gioco e tanta era la sua certezza di restare imbattibile, che egli – forse proprio per non correre il rischio di annoiarsi – avanzò la proposta di modificare la scacchiera e di ingrandirla, aggiungendovi dei pezzi per rendere il gioco più interessante. Ma anche lui, di lì a poco, avrebbe pagato clamorosamente il proprio peccato di presunzione. (p. 17)
  • Come ben sapete, Alëchin sosteneva che gli scacchi sono un'arte, mentre Capablanca li vedeva come pura tecnica; per Lasker, invece, gli scacchi significavano lotta. (p. 39)
  • Ogni scelta implica, di per sé, l'abbandono di tutte le alternative. Se non fossimo costretti a scegliere, saremmo immortali. (p. 67)
  • Ci sono suggestioni che possono guarire, e altre che possono uccidere. Non sottovalutiamole! (p. 88)
  • Eppure, finché queste cose le leggiamo sui libri, non possiamo sapere ancora che la malattia, il dolore, la pazzia sono uguali per tutti e che, quando a esserne vittima è un genio, infieriscono in maniera anche più terribile. (p. 104)
  • Ancora oggi mi chiedo a volte – ed è alla loro salvezza che penso –, se quanti parteciparono con tanto zelo a questo compito infame udissero levarsi dalle nostre file voci umane, o se, grazie a chissà quali malefici operati sul loro cervello dalla propaganda dei gerarchi, non percepissero soltanto belati e muggiti. (p. 125) [si riferisce a chi si accanì contro gli ebrei durante il nazismo]
  • Esiste nella nostra mente una sorta di confine che nella vita (intendo dire: nella vita di tutti i giorni) ci manca sempre lo stimolo necessario a raggiungere, ma superato il quale tutto si fa possibile. (p. 156)

Explicit[modifica]

Mi stupii che tutt'attorno la natura fosse rimasta indenne e indifferente, e che ci fosse ancora un maggio come quelli della mia infanzia. Per la prima volta il sole non era più offuscato dal fumo dei forni crematori e, tra le basse dune di sabbia, la brezza ravviava i radi cespugli di erica nella landa di Lüneburg.

Venere lesa[modifica]

Incipit[modifica]

Nel vecchio quartiere residenziale della nostra città c'è un viale alberato che potremmo percorrere assieme. È una strada tranquilla, lontana dal traffico, costeggiata da filari di platani. Il bosco e il ligustro si alternano alle cancellate di ferro battuto, e di là dalle siepi, tanto alte da celare ogni vista, i cani da guardia ci precedono in silenzio, fiutando le nostre figure per coglierci al varco là dove qualche breccia nel fogliame concederà loro di spingere il muso fino alla rete. Vi è una trattenuta minaccia nel loro mutismo, una tensione che ci accresce mentre ci avviciniamo, per estinguersi, via via, quando i nostri passi si allontanano.

Citazioni[modifica]

  • L'amore, come tutte le cose, è sorretto da forze opposte, in un perfetto equilibrio che non dobbiamo mai sbilanciare: è fatto di sonno e veglia. (1998, p. 18)
  • Se c'è qualcosa che odio nel maschio, anche se questo non è altro che il compendio della sua virilità, è il gesto di sfilarselo dai calzoni, in caso di bisogno impellente – faccia al muro di pissor, come davanti al corpo di una donna – con quel piccolo passo claudicante che ne agevola l'uscita. (1998, p. 21)
  • Se la vita di un uomo non è altro che una successione di fotogrammi, simile a un'interminabile pellicola che si dipana nel tempo, a che punto – mi chiedo –, in che età, in quale momento della nostra vita possiamo considerarci veramente compiuti? Non certo con la morte, direi. A quella, alla morte biologica, ci si arriva bell'è pronti, per pura forza d'inerzia... (1998, p. 23)
  • Che cosa ne sarebbe di noi tutti se la Storia non fosse stata codificata così minuziosamente? La coscienza umana ha modo di estendersi a ritroso, come un telescopio puntato sul passato. (1998, p. 44)
  • Dell'amore, come della salute, sovente ci si accorge solo quando vengono a mancare. (1998, p. 48)
  • C'è sempre qualcuno che si limita a sbirciare nell'animo altrui per pura curiosità, come guarderebbe nel motore di un'automobile in panne. (1998, p. 52)
  • Amico, una parola che, espressa da una donna di cui avremmo voluto l'amore, suona come un'offesa. (1999)
  • Ci sono amori e amicizie pur grandi che, tuttavia, per una sorta di propria ragione d'essere, esigono di finire per sempre, quasi avessero bisogno di sentirsi compiuti. E da quel momento non ci si vorrebbe mai più incontrare, neppure nei momenti di più acuta nostalgia, e se solo per caso i nostri passi si incrociano, fingiamo di non vederci, o ci limitiamo a uno scambio di battute dette in fretta, non vedendo l'ora di scapparcene via per paura che si infirmi il pregio della memoria. (1999)

Incipit di alcune opere[modifica]

L'ombra e la meridiana[modifica]

Sono giorni, questi, che trovo rassicurante osservare il mondo attraverso l'oculare di una macchina fotografica: la realtà circostante mi appare incorniciata, assolutamente definita. Nel percepirla, non avverto più fastidiose vertigini siderali, poiché tutto è conchiuso in un cubo che è il prolungamento della mia stessa persona, un organo sussidiario della vista, della memoria...

Canone inverso[modifica]

Qualche tempo fa, a un'asta di strumenti musicali da Christie's, a Londra, riuscii ad aggiudicarmi per sole ventimila sterline un violino di Jakob Stainer, uno dei più apprezzati liutai tirolesi del Seicento. Mi considerai fortunato: per averlo sarei stato disposto a pagare qualsiasi prezzo.
Lo strumento mi venne recapitato la mattina dopo all'albergo Dorchester, dov'ero alloggiato. Sulla scheda informativa, come ultimo proprietario figurava il nome di un istituto psichiatrico di Vienna che conoscevo bene.

Gli amanti fiamminghi[modifica]

Non avevo mai sognato prima il mio amico e nel vederlo mi è parso strano che fosse ancora vivo. Aveva l'aspetto di sempre, fuorché per quell'orbita vuota. Ma non sei morto? gli ho chiesto.
Stavo per farlo, mi ha detto, ma a trattenermi è stata la tua voce.

L'ultima traversa[modifica]

Spesso mi sento dire da qualcuno: "Se solo le raccontassi la mia vita, lei saprebbe sicuramente trarne un romanzo". A volte, mi armo di pazienza e ascolto, ma per quanto interessante possa essere una storia, infine viene a mancare quel quid che, a torto o a ragione, stimola uno scrittore a fissarla sulla carta, piuttosto che lasciarla andare al flusso della memoria.
Lo stesso non posso dire di quanto mi raccontò l'anziana proprietaria di un albergo non lontano da Bolzano, dove l'estate di alcuni anni fa trascorsi qualche giorno di vacanza. Lo spunto che indusse la signora a parlarmi fu dato dalla mia richiesta di poter consultare un vecchio manuale di scacchi che era custodito in una vetrina della sala di lettura dell'albergo.

L'Arcangelo degli scacchi[modifica]

Se oggi, nel giorno in cui compio quarantasette anni, ho preso la decisione di scrivere queste pagine è perché fin troppo inchiostro mi è stato versato addosso da chi a malapena mi conosce e tuttavia si arroga il diritto di giudicarmi. Attingere al passato è un vezzo senile, lo ammetto, e spesso è messo in atto più per la propria soddisfazione che per quella altrui. Questo, però, non vuole essere solo un mero recupero della memoria, ma anche una difesa dalle accuse infamanti che mi sono state rivolte in passato e la cui ferita continua a sanguinare.

Note[modifica]

  1. a b Da Scacchi, l'ultima variante di Bobby Fischer, Corriere della Sera, 12 settembre 2001.
  2. Da Fischer, una partita per dare scacco matto alla celebrità, Corriere della Sera, 7 settembre 2002.

Bibliografia[modifica]

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]