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Piero Ferrari

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Piero Ferrari, 2012

Piero Ferrari, nato Piero Lardi e già Piero Lardi Ferrari (1945 – vivente), imprenditore e dirigente sportivo italiano.

Citazioni di Piero Ferrari

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Citazioni in ordine temporale.

  • [Su Enzo Ferrari] Negli anni del fascismo aveva conquistato la celebrità con la sua Scuderia. Faceva correre le macchine dell'Alfa Romeo, per capirci. Ma da tempo era pronto per mettersi in proprio, per trasformarsi in imprenditore. [...] E [...] qui c'è un passaggio che io ho sempre trovato illuminante, a proposito della personalità di papà. Lui era del 1898, aveva alle spalle due guerre e stava per compiere cinquant'anni. [...] nel 1947, un uomo di mezzo secolo era quasi considerato un vecchio, l'età media della popolazione superava sì e no le sessanta primavere, insomma ci voleva un bel coraggio a buttarsi in un'attività nuova, con tutti i rischi del caso. [...] Ho saputo che tanti amici gli diedero del matto. Ma chi glielo faceva fare? Di soldi ne aveva e non sarebbe stato un problema, per lui, godersi la vita senza esporsi al pericolo del fallimento. Invece, a cinquant'anni, in quel contesto là, è ripartito da zero. Per questo [...] quando oggi leggo della crisi di molti quarantenni, della paura di invecchiare e cose così, be', penso a papà come a una terapia.[1]
  • Da adulto ho pensato che forse la mia nascita, a guerra appena finita, a maggio del 1945, ha incoraggiato mio padre Enzo e mia madre Lina a credere di più nella ripartenza dell'Italia.[2]
  • [«Piero, è stato difficile convivere con l'ombra di un genitore così prestigioso e così ingombrante?»] Non più di tanto. Vede, io ho capito in fretta che non dovevo pretendere di confrontarmi con la sua immagine, era una sfida impossibile, persa in partenza. Quindi ho seguito una mia strada, senza ascoltare chi avrebbe voluto insegnarmi chi fosse Enzo Ferrari. [«E per lei chi è stato, Enzo Ferrari?»] Il papà che quando ero piccolino al sabato mi comprava l'ultimo numero di Topolino e poi mi leggeva ad alta voce le storie di Paperino. Era Enzo Ferrari il Mito per tutti, giustamente. Ma per me era papà.[2]
  • Quando sono entrato in azienda, nel 1965, condividevo l'ufficio con il Cavalier Giberti, il primo dipendente della Ferrari, e Mauro Forghieri, che era stato assunto qualche anno prima, era nell'ufficio accanto. Ci separavano dieci anni di età e un vetro. Di fatto ci vedevamo tutto il giorno tutti i giorni. Forghieri metteva energia e passione in ogni sua attività. Aveva un carattere sanguigno e ricordo che in più di una di quelle interminabili riunioni di Gestione Sportiva, che iniziavano alla sera e finivano di notte, mi sono trovato a fare da mediatore tra lui e mio padre. Ma so anche che mio padre apprezzava in lui l'instancabile voglia di fare, sapeva che dietro un suo eventuale errore c'era sempre e solo il tentativo di fare di più e meglio, di guardare avanti. È un pezzo della nostra storia che se ne va, un uomo che ha dato molto alla Ferrari e al mondo delle corse in assoluto.[3]
  • Mio padre non diceva niente, approvava: "Tu fai, se va bene ti dico bravo". Lui però era così, voleva che la gente fosse libera di dimostrare di avere ragione e che le loro idee fossero giuste. Se però erano sbagliate, non la faceva passare liscia. Non è che non approvasse in partenza, nessuno avrebbe potuto recriminare che Ferrari non lasciasse libertà di esprimere le loro idee, perché mio padre lasciava fare.[4]
  • Mio padre e Soichiro Honda si sono sempre ammirati da lontano. Non si incontrarono mai, ma erano uniti da una fortissima stima reciproca. Papà ad esempio aveva una venerazione per una 125 costruita dal suo collega nipponico, era una motocicletta spinta da un propulsore cinque cilindri, una rarità. Credo che lui e Soichiro condividessero il gusto per l'innovazione, la sfida in nome del progresso tecnologico. Del resto la Ferrari nasce nel 1947, la Honda nel 1948. Gemelli diversi...[5]
  • Nel 1949, il giorno della impresa di Chinetti, ero troppo piccolo per ricordare. Ma ho memoria della mia infanzia, le orecchie attaccate alla radio, la tv non c'era o non trasmetteva niente. Le Mans era una gara che per mio padre significava tantissimo.[6]

Intervista di Pino Allievi, gazzetta.it, 14 agosto 2013.

  • Mio padre ha lasciato in noi che gli eravamo vicini e nel dna dell'azienda la volontà di guardare avanti, di cambiare giorno dopo giorno. Era una persona che non s'interessava mai al passato, se non per evitare errori fatti e cancellare esperienze negative. [riferito a Enzo Ferrari]
  • Quando morì fu immancabile trovarsi, parlare. Fusaro, il presidente, fu bravo a non volere subito grandi cambiamenti. Essendo papà uno che decideva tutto, fu necessario rimettere a punto il processo decisionale. Senza panico né paura. Ma la sua mancanza si fece ovviamente sentire, da quel momento fu tutto diverso. Dopo il dolore, prevalse una potente voglia di ripartire. Mio padre era spesso in fabbrica anche la domenica, a guardare i gran premi. A volte si vinceva, a volte si perdeva. Ma il lunedì mattina era un altro giorno, bisognava guardare avanti, voltar pagina. Continuammo a fare così... [riferito a Enzo Ferrari]
  • Aveva abitudini e manie alle quali non è mai venuto meno. Come l'odio per gli ascensori. E per gli aerei. Diceva: «Non ho paura di volare, ho paura di non tornare a volare». Da qualunque parte andasse, doveva sempre rientrare a dormire nel suo letto. Non lasciava mai Maranello, lì si sentiva il re. Erano gli altri che venivano a trovarlo e a riverirlo. [riferito a Enzo Ferrari]
  • Ho avuto un grande papà, terribilmente esigente, duro ma anche tenero. Nel carattere conservo tanti punti in comune, soprattutto quando mi arrabbio. Ma ciò che lo differenziava da tutti era il carisma, quel fascino misterioso che lo elevava sempre rispetto agli altri. Una sensazione che ho sentito solo al cospetto di Papa Giovanni Paolo II. Gente che ti fa sentire piccolo. [riferito a Enzo Ferrari]

Intervista di Leo Turrini, quotidiano.net, 16 gennaio 2025.

  • Nel 1978 mio padre aveva deciso di mandare Villeneuve a fare esperienza in un altro team, stava incappando in troppi incidenti. Dovevo essere io a dare a Gilles la notizia, ma Reutemann, l'argentino, lo stesso giorno fece sapere che ci lasciava. Papà mi rintracciò al volo, tramite il suo segretario Gozzi, perché a quel punto dovevo invece comunicare al canadese che lo avremmo tenuto. Sa, a volte le leggende nascono quasi per caso!
  • Era il giugno del 1988. Congresso diocesano con Messa al circuito di Fiorano. Decine di migliaia di fedeli. Giovanni Paolo II doveva fare un giro di pista con l'auto del Vaticano, la cosiddetta Papamobile, per inciso una Toyota. Ma il Pontefice disse: non ci sarebbe una Ferrari scoperta? Scovammo per fortuna una Mondial in garage, c'era appena un litro di benzina nel serbatoio, guidai andando pianissimo e per fortuna non restammo a piedi!
  • [...] dentro c'è tutto quel sentimento che io chiamo italianità e modenesità. Vede, la Ferrari vende le sue vetture in tutto il mondo, ma facciamo tutto qui, a Maranello, sul territorio. Tagliare queste radici è impossibile.

Note

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  1. Da Mio padre Enzo. Dialoghi su un grande italiano del Novecento, con Leo Turrini, Correggio, Wingsbert, 2014. ISBN 978-88-98689-24-8; citato in F1 | Piero Ferrari "Mio padre Enzo" di Leo Turrini, formulapassion.it, 27 novembre 2014.
  2. a b Dall'intervista di Leo Turrini, I 75 anni di Piero, un Ferrari vero, quotidiano.net, 22 maggio 2020.
  3. Citato in Addio a Mauro Forghieri, ferrari.com, 2 novembre 2022.
  4. Citato in Carlo Platella, Cambio trasversale: il manifesto di Mauro Forghieri , formulapassion.it, 13 gennaio 2023.
  5. Dall'intervista di Leo Turrini, Piero Ferrari, suo padre e Soichiro Honda, quotidiano.net, 3 aprile 2024.
  6. Dall'intervista di Leo Turrini, Adesso Piero Ferrari sogna Indy 500, quotidiano.net, 17 giugno 2024.

Voci correlate

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Altri progetti

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