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Pittura greca

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Processione per il sacrificio di un agnello, pittura su tavola (c. 540-530 a.C.), Museo archeologico nazionale di Atene

Citazioni sulla pittura greca.

  • Il colore, che i Greci applicavano generosamente alla statue e agli edifici, è quasi del tutto scomparso nei monumenti che ci rimangono. Scomparso è anche il colore che decorava le mura dei portici, dei templi e dei palazzi ellenistici, come sono perduti i pannelli dipinti. La storia della pittura greca deve quindi essere scritta in base a un esempio non proprio adatto, la ceramica, oltre che sulla scorta di riferimenti letterari e per via d'ipotesi. (Moses Israel Finley)
  • La documentazione è perduta. Esistono però testimonianze indirette dalle quali si desume: primo, che la pittura murale era molto diffusa, cominciando probabilmente col rinascere dell'architettura monumentale; secondo, che in complesso essa era limitata agli edifici pubblici, compresi i palazzi reali dell'età ellenistica; terzo, che il suo sviluppo fu molto più lento di quello dell'architettura o della scultura; quarto, che a poco a poco i pittori impararono a modellare le figure con le luci e le ombre e a creare l'illusione delle tre dimensioni. (Moses Israel Finley)
  • Quando i Pittori Greci si avanzarono tanto nella loro Arte da meritare l'attenzione de' Filosofi, si proposero ricercare l'eccellenza nella imitazione della Natura, ma della Natura perfetta; onde non si estesero tanto nella quantità degli oggetti, quanto nella loro perfezione. (Anton Raphael Mengs)
  • Sembra che i greci, come gli egiziani, abbiano specialmente fatto uso della tempera. Essi dovevano stemperare le loro polveri in un conglutinante di gomma e d'acqua, sostituire talvolta la gomma con colla, uovo o latte, infine distendere i colori sopra una superficie già preparata anch'essa con una sostanza glutinosa. (Charles Moreau-Vauthier)
  • Tutto [...] ci porta a credere che in Grecia la pittura rivaleggiasse con la scultura, poiché dopo aver ammirato Fidia e Prassitele, come avrebbero potuto i greci ammirare altrettanto Apelle e Zeusi? Anche la leggenda ci narra di uccelli che vanno a beccare i chicchi d'uva d'un quadro; d'un pittore che cerca di sollevare una tenda dipinta; d'un cavallo che nitrisce dinanzi a un cavallo dipinto da Apelle. (Charles Moreau-Vauthier)

Citazioni in ordine temporale.

  • Durante tutto il cosidetto periodo arcaico la pittura dei Greci non fu che disegno colorato: solo coll'avvento della prima generazione seguita a quella delle guerre persiane nacque una pittura nel senso moderno della parola.
  • La storia della pittura greca può legittimamente trovare l'inizio nel momento in cui Kimon di Cleone, erede forse di tentativi e di esperienze altrui, inventò o perfezionò lo scorcio, introducendo le «obliquae imagines» di cui parla Plinio. Questa grande conquista abolì il valore reale della linea disegnativa dando ad essa, per la prima volta, un valore illusivo. Fu il primo passo per rendere col disegno la corporeità delle figure, e per dare l'impressione che quanto si comprendeva entro il contorno delle linee s'immergeva obliquamente nello spazio.
  • Bisogna attendere [...] l'inizio del secolo IV, e meglio ancora la sua piena maturità, per trovare la pittura greca quasi padrona di tutti i mezzi per rappresentare la corporeità, capace anzi di valersene per effetti di virtuosismo. Linee e colori, perduto ogni loro valore reale per il valore illusivo, divennero coefficienti della consapevole distruzione della realtà del piano pittorico, ed insieme cooperarono a creare spazio attorno alla figura, in piena gara con la statuaria.
    Ma scorcio, colore e chiaroscuro non sono altro che mezzi tecnici con cui la pittura del secolo IV giunse al suo equilibrio: altri elementi sostanziali la determinarono, quali il ritmo di posizione e la proporzione.

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