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Raniero Gnoli

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Raniero Gnoli (1930 – vivente), orientalista e storico delle religioni italiano.

Citazioni di Raniero Gnoli

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  • La coscienza [nelle tradizioni dello Shivaismo kashmiro] è concepita come una forza, un'energia – e allo stesso tempo e simbolicamente seme – la quale è al principio come riposata in se stessa. Uno spettacolo, una musica, una sensazione piacevole dànno, qualunque essi siano ed in diversa misura, una scossa, commuovono questa forza, la quale, con un'immagine tratta dalla vita erotica, entra in stato di emissione, di beatitudine o meravigliarsi. (dall'appendice IV, in Abhinavagupta, Luce delle scritture (Tantraloka), a cura di Raniero Gnoli, UTET, edizione elettronica De Agostini, 2013, p. 760)
  • Nel Trika il dio Śiva si presenta per lo più nell'ipostasi di Bhairava [...] Il Vijñānabhairava, da questo punto di vista, è quel testo che tratta di Bhairava, che tende a Bhairava attraverso la conoscenza (vijñāna). (dall'introduzione a Vijñānabhairava. La conoscenza del tremendo, 2002, p. 16)
  • I mantra, come espressioni linguistiche aconvenzionali, possono essere paragonati, da un lato, ai gridi degli animali, alle interiezioni o alle intonazioni della voce [...], e dall'altro canto al linguaggio poetico, che, sebbene si basi sul linguaggio partico e quindi convenzionale, non si esaurisce tuttavia in esso. (dall'introduzione a Vijñānabhairava. La conoscenza del tremendo, 2002, p. 23)

Introduzione a Abhinavagupta, Luce delle scritture (Tantraloka)

a cura di Raniero Gnoli, UTET, edizione elettronica De Agostini, 2013.

  • La Luce delle Sacre Scritture (Tantrāloka), che qui presentiamo per la prima volta tradotta dall'originale sanscrito, è l'opera religiosa di gran lunga più importante di uno dei massimi pensatori dell'India, Abhinavagupta, vissuto in Kashmir tra il X e l'XI secolo d. C.
  • I tantra di non importa che scuola possono già da questo punto di vista dividersi in due categorie, cioè quelli che danno maggiore importanza ai poteri supernormali sopraccennati – veri e propri rituali magici, diretti non alla soppressione, ma all'esaudimento dei desideri individui – e quelli che trattano principalmente della liberazione finale. (p. 10)
  • Negli Śivasūtra la preoccupazione teoretica è del tutto subordinata alla pratica, nel senso che essi non vogliono essere nulla più che brevi accenni ai momenti essenziali della meditazione e teosofia scivaita, che il discepolo mandava a memoria, dopo di averne udito la spiegazione del Maestro. (p. 14)
  • Somānanda ed Utpaladeva affermano tutto al contrario che tra questi due momenti [percezione e rappresentazione] non c'è differenza di qualità, ma solo di grado. Il momento discorsivo, il pensiero, non è altro se non il naturale svolgimento, l'irraggiamento del primo, in cui risiede già implicito e infuso, così come il pavone, con tutto il variopinto splendore delle sue penne, è tutto presente in potenza nell'uovo. (p. 19)
  • [Nello Shivaismo kashmiro] Le cinque operazioni attribuite dalla tradizione a Śiva, ossia creazione, mantenimento, riassorbimento, grazia ed oscurazione, non sono più naturalisticamente considerate come stadi di una realtà che indipendentemente e fuori dalla nostra coscienza nasca, si evolva e muoia, sì piuttosto come momenti della coscienza o dell'io che attraverso esse come io e coscienza liberamente si esprime. L'io è ad ogni momento esse tutte e ad ogni momento crea, mantiene, riassorbe, grazia ed oscura se stesso. Il nascere è anche dissoluzione, e questa un nascere. (p. 24)
  • La Luce delle Sacre Scritture non è un'opera di filosofìa ma un manuale di mistica, in cui le concezioni più specialmente filosofiche della scuola sono accennate solo nella misura che possano servire a corroborare i mezzi di realizzazione pratica. (p. 32)

Bibliografia

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  • Vijñānabhairava. La conoscenza del tremendo, traduzione e commento di Attilia Sironi, introduzione di Raniero Gnoli, Adelphi, 2002.

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