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Mary Wollstonecraft

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Mary Wollstonecraft

Mary Wollstonecraft (1759 – 1797), filosofa e scrittrice inglese

Citazioni di Mary Wollstonecraft

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  • Date alle donne gli stessi diritti e sapranno emulare le virtù dell'uomo.[1]
  • [La donna] È stata creata per essere il giocattolo dell'uomo, il sonaglio che tintinna nelle sue orecchie ogni volta che egli decide di mettere da parte la ragione e svagarsi.[2]
  • Quanto più rispettabile è la donna che si guadagna il pane adempiendo a un dovere, in confronto alla donna assolutamente bella.[3]
  • Nessun uomo sceglie il male perché è il male; lo scambia solo per la felicità, per il bene che cerca.[4]
  • Vorrei che le donne avessero potere non sugli uomini, ma su loro stesse.[5]

Rivendicazione dei diritti della donna

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Al fine di dar conto e giustificare la tirannia dell'uomo, sono state avanzate molte idee ingegnose volte a dimostrare che i due sessi, nel raggiungimento della virtù, devono impegnarsi a forgiare caratteri differenti; per dirla in modo più esplicito, alle donne non è accordata forza d'animo sufficiente per acquisire ciò che merita il nome di virtù. Tuttavia, concesso che le donne abbiano un'anima, sembrerebbe esserci un unico sentiero, tracciato dalla provvidenza, che conduce l'umanità sia alla virtù che alla felicità.

Citazioni

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  • Ahimè, dubito che la pietà e l'amore siano così simili come sostengono i poeti, poiché raramente vedo nascere compassione di fronte alla situazione delle donne, a meno che esse non siano belle.
  • Amo l'uomo in quanto mio simile, ma il suo scettro, reale o usurpato, non mi riguarda, a meno che l'intelletto di un singolo non meriti il mio omaggio; e persino allora la sottomissione è alla ragione e non all'uomo. Difatti, la condotta di un essere responsabile deve essere regolata dalle operazioni della sua ragione, altrimenti, mi chiedo, su quali fondamenta poggia il trono di Dio?
  • Chi ha reso l'uomo il giudice esclusivo, se la donna condivide con lui il dono della ragione?
  • Ci deve essere maggiore uguaglianza nella società, altrimenti la moralità non guadagnerà mai terreno e la moralità virtuosa non avrà solidità neanche se impiantata sulla roccia; finché una metà dell'umanità resterà incatenata alla sua base, la virtù sarà sempre minacciata dall'ignoranza e dall'orgoglio.
  • Desidero esortare le donne a impegnarsi per acquisire forza, sia fisica che mentale, e persuaderle che frasi tenere, animi impressionabili, delicatezza di sentimenti e raffinatezza del gusto, sono pressoché sinonimi di debolezza, e coloro che sono semplicemente oggetto di compassione e di quel tipo di amore che è stato definito suo parente, diventeranno presto oggetto di disprezzo.
  • Diventino gli uomini più casti e modesti, e se allora le donne non diventeranno più sagge, al pari degli uomini, sarà chiaro che posseggono un intelletto più debole.
  • È la giustizia, non la carità, che manca nel mondo.
  • È meglio trattare con un furfante che con uno stolto, perché il primo aderisce almeno a qualche piano, e qualsiasi piano mosso dalla ragione può essere individuato molto prima di uno slancio improvviso di follia.
  • Eppure metà della razza umana, come i poveri schiavi africani, è soggetta a pregiudizi che la brutalizza.[6]
  • Gli effetti positivi che derivano dall'educazione privata saranno sempre limitati, e il genitore che vuole veramente metterci mano andrà sempre in qualche modo incontro a delusioni, fino a quando l'educazione non diventerà un diffuso interesse nazionale.
  • Il vincolo più sacro della società è l'amicizia.
  • L'amore, per sua stessa natura, deve essere una condizione transitoria. Cercare il segreto che lo rende costante sarebbe folle come cercare la pietra filosofale o la grande panacea; e la scoperta risulterebbe inutile se non fatale per l'umanità.
  • La massa fa da piedistallo agli eletti. Per questo oso dire che fino a quando le donne non riceveranno un'educazione più razionale, il progresso della virtù e della conoscenza umana continuerà a sollevare interrogativi.
  • Le donne sono private della capacità di ragionare, come i soldati.
  • Le ricchezze e gli onori ereditari hanno reso le donne degli zeri da aggiungere in fondo ai numeri per aumentarne il valore, e l'ozio ha prodotto nella società un connubio fra galanteria e dispotismo che induce quegli uomini, resi schiavi dalle loro amanti, a tiranneggiare sulle proprie sorelle, mogli e figlie.
  • L'educazione pubblica, di qualsiasi tipo, dovrebbe essere rivolta ai cittadini; ma se volete creare buoni cittadini prima dovete esercitare gli affetti di figlio e di fratello.
  • Ma, amata o trascurata che sia, il suo primo desiderio [della donna] dovrebbe essere di rendersi rispettabile, e non di dipendere per la propria felicità da un essere soggetto alle sue stesse debolezze [l'uomo].
  • Malgrado tutto continuo a considerare le scuole, nel modo in cui sono ora regolate, come fonte di vizio e di stupidità; e la conoscenza della natura umana, che ci si aspetta dalla scuola, è in realtà astuto egoismo.
  • Non c'è motivo di temere che le donne acquisiscano eccessivo coraggio o eccessiva forza d'animo, giacché la loro evidente inferiorità fisica le rende in qualche misura necessariamente dipendenti dagli uomini in diversi ambiti della vita; ma perché accrescere tale inferiorità con pregiudizi che danno un sesso alla virtù e confondono le verità semplici con fantasticherie sensuali?
  • Non è per il beneficio della società che si fanno progredire alcuni uomini brillanti a spese della moltitudine.
  • Non solo la virtù ma anche la conoscenza dei due sessi dovrebbe essere della stessa natura, se non dello stesso livello, e le donne, considerate creature razionali e non solo morali, dovrebbero cercare di acquisire virtù umane (o perfezioni) attraverso gli stessi mezzi degli uomini, invece di essere educate da esseri umani a metà.
  • Poiché solo il giusto uso della ragione ci rende indipendenti da tutto –tranne dalla Limpida Ragione– "il cui scopo è la libertà perfetta".
  • Quanto è volgare l'insulto di chi ci raccomanda di diventare solo dei graziosi animaletti domestici!
  • Se si fortificasse la mente delle donne ampliandola, verrebbe meno la cieca obbedienza; ma poiché la cieca obbedienza serve al potere, i tiranni e i sensualisti sono nel giusto quando si sforzano di tenere le donne nelle tenebre, perché i primi le vogliono schiave e i secondi le vogliono giocattoli. I sensualisti sono più pericolosi dei tiranni, e le donne sono ingannate dai loro amanti, come i principi dai ministri, giacché si illudono di regnare su di loro.
  • Le donne si trovano dovunque a vivere in questa deplorevole condizione: per difendere la loro innocenza, eufemismo per ignoranza, le si tiene ben lontane dalla verità e si impone loro un carattere artificioso, prima ancora che le loro facoltà intellettive si siano fortificate. Fin dall'infanzia si insegna loro che la bellezza è lo scettro della donna e la mente quindi si modella sul corpo e si aggira nella sua gabbia dorata, contenta di adorarne la prigione. Gli uomini possono scegliere attività e occupazioni diverse che li tengono impegnati e concorrono inoltre a dare un carattere alla mente in formazione. Le donne invece costrette come sono di occuparsi di una cosa sola e a concentrarsi costantemente sulla parte più insignificante di se stesse, raramente riescono a guardare al di là di un successo di un'ora. Ma se il loro intelletto si emancipasse dalla schiavitù a cui le hanno ridotte l'orgoglio e la sensualità degli uomini, insieme al loro miope desiderio di potere immediato, simile a quello di dominio da parte dei tiranni, allora ci dovremmo sorprendere delle loro debolezze.[7]

Note

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  1. Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 175. ISBN 9788858014165
  2. Citato in AA.VV., Il libro del femminismo, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2019, p. 34. ISBN 9788858022900
  3. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 155. ISBN 9788858019429
  4. Da Rivendicazione dei diritti dell'uomo
  5. Citato in AA.VV., Il libro del femminismo, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2019, p. 34. ISBN 9788858022900
  6. Citato in AA.VV., Il libro della legge, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 136. ISBN 9788858029596
  7. Da A Vindication of the Rights of Woman (1792), pubblicato a cura di Eileen Hunt Botting, Yale University Press, 2014, pp. 70-71; traduzione di F. Ruggeri in I diritti delle donne, Editori Riuniti, Roma, 1977.

Bibliografia

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  • Mary Wollstonecraft, Tempo di rivoluzioni, sui diritti degli uomini e delle donne, traduzione di Claudia Baldoli e Giannarosa Vivian, edizioni Spartaco 2004.
  • Mary Wollstonecraft, Sui diritti delle donne, traduzione di Barbara Antonucci, RCS Quotidiani, 2010.

Voci correlate

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Altri progetti

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Opere

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