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Sandro Botticelli

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Presunto autoritratto di Sandro Botticelli in un dettaglio della sua Adorazione dei Magi (Galleria degli Uffizi, Firenze, Italia)

Sandro Botticelli, vero nome Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi (1445 – 1510), pittore italiano.

Citazioni su Sandro Botticelli

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  • Botticelli [...] si vede ridotto a chiedere ad un sotterfugio il pane de' suoi ultimi giorni dopo aver gettato sì vivo splendore. Raccolto all'ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, vi depose dei forzieri pesanti e ben sigillati, promettendone l'eredità a quella casa di ricovero; il che gli procacciò premurosa assistenza fino alla morte. Ma avvenuta questa nel 1515, ed aperti i forzieri, si trovarono pieni di ciottoli. (Francis Wey)
  • Il Botticelli stilla mezze tinte come un grande veneziano e inventa quegli spazî di silenzio attorno alle figure, che sedurranno poi la fantasa dei «metafisici». (Leone Traverso)
  • Le figure del Botticelli sono meno solide. Non hanno la correttezza del disegno di quelle del Pollaiolo o di Masaccio. I suoi movimenti aggraziati e le sue linee melodiose ricordano la tradizione gotica, forse perfino l'arte del Trecento. (Ernst Gombrich)
  • [Commentando gli affreschi eseguiti nella Cappella Sistina] Più d'ogni altra cosa il Botticelli cercò di rendere il movimento, e oltre quello dell'azione, l'altro ritmico della composizione, per trovare unità ne' diversi momenti dell'azione stessa, o il collegamento delle diverse azioni successive svoltesi nello stesso campo. Curvando, piegando, inchinando, torcendo trovò nel Sacrificio di Cora, Datan e Abiron l'unità tragica delle azioni diverse, così come, disegnando poi in un solo foglio un Canto della Divina Commedia, riuscì talora a tener di mira la linea della composizione, l'effetto dell'intero Canto, pur commentando passo passo i versi danteschi. (Adolfo Venturi)
  • Se Botticelli fosse vivo oggi lavorerebbe per Vogue. (Peter Ustinov)
  • Chi seppe al pari del Botticelli esprimere questo particolare indirizzo dell'arte nuova nella riproduzione della vita, del movimento e del sentimento intimo e profondo? Non il Ghirlandaio, grandissimo pittore, ma «quasi impassibile spettatore, come scrive il Pater, dell'azione che gli si svolge innanzi;[1]» non Benozzo Gozzoli, abbondante e piacevole narratore, ma troppo spesso superficiale. Il Verrocchio e il Pollaiuolo esercitarono poco la pittura; cosicché Sandro si può dire a ragione l'artista più originale, più moderno, più suggestivo del suo tempo, eccezion fatta per Leonardo.
  • Nessuno più di lui ha mai posseduto il ritmo della linea, lo spirito del movimento, l'espressione della vita mossa e agitata.
  • Non si può dire davvero maestro di nuove forme né d'una tecnica nuova dell'arte; eppure altri meglio di lui riuscirono a darci opere sanamente costituite e sapientemente condotte; ma più di lui nessuno ebbe il culto dell'ideale sentimentalità, l'immaginazione potente e originale. Lo spirito con cui Sandro anima le sue figure – esseri deboli e nervosi – la leggiadra mollezza dei movimenti, la grazia ricercata, la mobile fantasia, riescono a suscitare negli animi degli osservatori moderni pensieri indefiniti, sentimenti misteriosi, fascini irrivelabili.
  • Per giungere alla viva e penetrante interpretazione del sentimento, sia nella grazia sia nella forza, agita, piega, contorce quasi, le sue eleganti figure; ma con raffinata abilità ne accarezza le forme, ne segue le linee nei più minuti particolari. Egli apre gli occhi alle sue donne con espressione ora d’intensa melanconia o di profonda mestizia, ora di languida sentimentalità o di sensuale aspirazione; e riesce a infondere nel loro sguardo una vaga parvenza di sogno o un senso di desiderio indeterminato; modella le bocche con voluttà, ondeggia i capelli flessuosi e dorati dando un carattere decorativo alle treccie, alle vesti, a tutto: è insomma un vero e appassionato adoratore della forma.

Note

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  1. Studies in the history of the Renaissance, pag. 43. [N.d.A.]

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