Serie A 1999-2000
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Citazioni sulla Serie A 1999-2000.
Citazioni
[modifica]- [Su Perugia-Juventus 1-0 del 14 maggio 2000] Eravamo salvi e non avevamo niente da chiedere in campionato, la Juve doveva vincere per vincere il campionato [...]. Gaucci era legato alla Lazio e al Banco di Roma, in settimana ci chiese di fare di tutto per vincere e che ci avrebbe dato anche un premio perché voleva che la Lazio vincesse il campionato, per interessi personali. Se avessimo perso ci avrebbe portato in Cina in ritiro. Negli spogliatoi provammo a metterci d'accordo con la Juve per pareggiare e loro sarebbero andati a fare lo spareggio. I giocatori della Juve non accettarono questa proposta, soprattutto Davids, Zidane e Montero. Fu un pour parler di nascosto tra i giocatori più importanti. Giocammo una partita irregolare che finì come finì per un episodio. (Alessandro Melli)
- [Sull'epilogo del campionato] Insolito, crudele, ma soprattutto regolare. Anzi, finale regolarissimo e con l'arbitro Collina migliore in campo. [...] lo spareggio non ci sarà, perché la Juve non ci è arrivata. Non ce l'ha fatta e sinceramente non poteva farcela: quattro sconfitte nelle ultime otto partite contro una soltanto nelle precedenti ventisei illustrano in maniera eloquente il suo calo psico-fisico. In riserva da tempo, sospinta dagli eventi ma visibilmente esposta all'usura ormai da due mesi, la squadra di Ancelotti è arrivata all'ultimo atto in stato di consunzione. La decisione di Collina non l'ha certo favorita (su un terreno pesante è avvantaggiata la squadra che non cerchi necessariamente la vittoria, piuttosto quella che per prima in qualche modo riesce a segnare), tuttavia la Juve almeno per il primo tempo è sembrata [...] contratta e preoccupata specie in difesa, con una circolazione di palla poco scorrevole anche prima che la pioggia prendesse a flagellare la partita e a condizionare il campionato. Sinceramente il rinvio sembrava la scappatoia alla quale i bianconeri potevano aggrapparsi. È vero, avrebbero dovuto sobbarcarsi altri 90 minuti di gioco con la pressione di dover vincere a tutti i costi, ma che potessero riuscirci ieri nei secondi 45 minuti era più a rischio di ogni altra cosa. [...] Certo, un pareggio dei bianconeri non sarebbe stato demeritato (sette angoli contro tre a favore e soprattutto un tiro al volo di Zidane deviato all'ultimo da un difensore lo testimoniano), però la sensazione di impotenza offerta, sia prima, sia dopo il gol, è apparsa assoluta. La vittoria del Perugia forse non ristabilisce i corretti rapporti di forza in campionato, almeno cancella l'alone del sospetto e di atteggiamenti compiacenti. (Giancarlo Padovan)
- Perugia-Juventus? Diciamo subito che era una partita da sospendere, il pallone non rimbalzava in nessuna parte del campo. Il regolamento parla chiaro, dopo 45 minuti di stop la gara deve essere sospesa, Collina ci ha fatto aspettare un'ora e 10 minuti per poi farci tornare su un terreno di gioco chiaramente impraticabile. Calori ha segnato su un errore della difesa e abbiamo perso partita e scudetto. Una giornata segnata dal destino. A mezzogiorno a Perugia c'era il sole e la temperatura era di 35 gradi. Al fischio d'inizio tutto regolare, Inzaghi si mangia il gol del vantaggio (di quelli che non sbagliava mai), poi su Perugia si scatena un uragano. Collina fischia lo stop, non si può giocare in quelle condizioni. Ma lo stop è lungo, troppo lungo. L'arbitro ci fa stare fermi più di un'ora, la situazione non migliora. Poi decide incredibilmente di riprendere, non riusciamo a stare in piedi, segna Calori e perdiamo. Finita la partita torna il sole. [«Ha più visto Calori?»] L'ho incontrato quando facevo l'allenatore. L'ho salutato a malapena. Su un campo normale quella partita l'avremmo vinta 3-0. (Alessio Tacchinardi)
- Ricorderò sempre lo scudetto con la Lazio. Vincere il campionato in Italia se non sei Juventus, Milan o Inter non è facile. (Sven-Göran Eriksson)
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- Il vecchio Papa non ce l'ha raccontata giusta: il terzo, vero mistero di Fatima nascondeva l'apocalittica conclusione dello scudetto del Giubileo. [...] e non parlo tanto delle angosciose bizzarrie dell'ultima, interminabile giornata quanto degli sconquassi che l'avevano preceduta. Una cosa è certa: l'esito sportivo di questo campionato è stato di gran lunga superiore al contorno malato nel quale si è svolto. Nessuno ha rubato nulla: caso mai qualcuno ha gettato via qualcosa. E se Dio vuole, il risultato del campo – esaltante per la Lazio, bruciante per la Juventus – ha incenerito tutto quello che di esplosivo e di spregevole era stato vomitato prima dell'atto decisivo. [...] Per fortuna, ai primi due posti sono salire due squadre, due Società che meritavano egualmente di vincere e che solo una crudele inezia ha preteso di mettere in fila. [...] ha vinto [..] la Lazio e io voglio ringraziare la Juve, i suoi giocatori, il suo tecnico per la prova di valore professionale e di senso di responsabilità che hanno offerto fino all'ultimo minuto dell'ultima crudele domenica.
- Non pensavo [...] che la Vecchia Signora avrebbe vinto il campionato: c'era la Lazio [...]. Ma non pensavo neppure che la Juventus sarebbe arrivata così in alto, finendo evidentemente col pagare negli ultimi turni un peccato di moderna ingordigia che vado a spiegare. Quale è stata la ragione principale che ha fatto la differenza fra le due grandi protagoniste? Fatalmente la stagione più "lunga" (più lunga di quasi due mesi) affrontata dalla Juve con un organico meno imponente rispetto a quello avversario. E perché la Juve ha fatto questo sacrificio che alla fine, come si è visto, le è costato lo scudetto? Solo per avidità: per non disertare – invece di trarre vantaggio dalla forzata assenza dalle Coppe – quella vetrina europea che è la prima "cassaforte" della ricchezza del calcio di oggi. Le sono rimasti i soldi: ma ha tagliato il traguardo con la stessa freschezza di Dorando Pietri alle Olimpiadi di Londra.
- Personalmente sono felice che lo scudetto sia finito a Roma [...]. Perché era giusto che il calcio italiano uscisse da una "monotonia" probabilmente legittima, ma pericolosa e ripetitiva. E soprattutto perché non ci è finito per caso, ma alla fine di un percorso imprenditoriale impeccabile. [...] Alla Lazio, al suo grandissimo presidente, al suo straordinario tecnico va la gloria di uno scudetto che era maturo da parecchio tempo e che era stato corteggiato e "costruito" con straordinaria e determinata professionalità.
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