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Alessandro Melli

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Alessandro Melli (1969 – vivente), dirigente sportivo ed ex calciatore italiano.

Citazioni di Alessandro Melli

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Citazioni in ordine temporale.

  • Prima di Parma-Napoli, quand'ero nel sottopassaggio, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata questa: eccomi qui con Maradona. Cinque anni prima ero ancora con gli amici, con la radiolina all'orecchio [...] e ora eccomi a giocare contro l'inimitabile Diego...[1]
  • [Sulla finale del campionato mondiale di calcio 1994] Il Brasile ha meritato il titolo. L'Italia è stata un miracolo di carattere.[2]
  • [Su Perugia – Juventus 1-0 del 6 maggio 2000] Eravamo salvi e non avevamo niente da chiedere in campionato, la Juve doveva vincere per vincere il campionato [...]. Gaucci era legato alla Lazio e al Banco di Roma, in settimana ci chiese di fare di tutto per vincere e che ci avrebbe dato anche un premio perché voleva che la Lazio vincesse il campionato, per interessi personali. Se avessimo perso ci avrebbe portato in Cina in ritiro. Negli spogliatoi provammo a metterci d'accordo con la Juve per pareggiare e loro sarebbero andati a fare lo spareggio. I giocatori della Juve non accettarono questa proposta, soprattutto Davids, Zidane e Montero. Fu un pour parler di nascosto tra i giocatori più importanti. Giocammo una partita irregolare che finì come finì per un episodio.[3]
  • Sacchi era molto integralista, aveva un codice etico, ha poca flessibilità e questo è stato uno dei suoi limiti. Le regole sono importanti, ma devono essere flessibili.[3]

Intervista di Marco Buttafuoco, globalsport.globalist.it, 27 maggio 2020.

  • [Sul Parma Associazione Calcio 1989-1990] È che eravamo un gruppo molto compatto, intendo sul piano umano. Stavamo bene insieme, divertivamo a lavorare insieme. Eravamo amici [...]. Nell'anno della promozione avemmo un periodo negativo in cui totalizzammo due punti in nove partite. Fu dopo la morte del nostro Presidente Ceresini, avvenuta a metà campionato. Ne fummo tutti colpiti Gli volevamo bene. La società era furibonda. Scala ci obbligò a un ritiro lunghissimo che a noi non pesò per niente perché lo consideravamo un'occasione di stare insieme. Scala, in quei giorni, non ci rivolgeva nemmeno la parola. Ecco questa dimensione amicale è stata la nostra forza [...]. Il Parma di quegli anni, che si allenava in un parco cittadino, è stato messo insieme da un'alchimia unica, irripetibile, rara da trovare nel mondo del calcio professionistico. Allora tutto girava, tutto s'incastrava a perfezione. E questo capita di rado, anche nella vita.
  • [Su Faustino Asprilla] Tino era davvero spettacolare ma anche molto umorale, discontinuo. In certe giornate non lo fermava nessuno, dominava la partita da solo. In altre ti chiedevi dove fosse finito, se era ancora in campo. Spariva. Sì, l'ho definito un videogame. Fu dopo una partita con il Foggia. Vincevamo quattro a zero dopo due gol suoi e due miei. Lui si bevve tutta la difesa, portiere incluso, ma fu costretto ad allargarsi a fondo campo. Io ero al centro dell'area, solo; bastava un tocco rasoterra per farmi segnare. Tino aspettò troppo, voleva divertirsi, e sul ritorno di un difensore, fu costretto a liberarsi troppo velocemente della palla. Ne venne fuori un cross teso che mi colpì, da tre-quattro metri, sulla faccia. Avrei urlato dietro a chiunque altro per una cosa del genere, ma Tino era Tino. Ridemmo per tutto il resto della partita.
  • [«Cosa ha portato di nuovo Scala nel calcio italiano?»] Fondamentalmente quel gioco sulle fasce che parte da lontano, dalla zona difensiva. Il nostro era un falso 5-3-2 [...]. In realtà spingevano moltissimo e partendo da dietro sorprendevano gli avversari. [...] Aveva idee chiare e precise sul calcio, ma non era un ideologo del calcio [...]. Scala era [...] pragmatico, diceva che la squadra doveva essere compatta fino alla tre quarti, ma lasciava liberi gli attaccanti di esprimersi come volevano. Non ha mai messo, ad esempio, la museruola ad Asprilla.
  • Sacchi vedeva più lontano degli altri e a volte, i giocatori facevano fatica a capire cosa volesse.
  • Secondo me le regole attuali favoriscono troppo l'attaccante e fanno perdere il gusto della lotta fra una punta e i suoi marcatori. Il difensore è troppo limitato, a differenza di quanto accadeva quando giocavo io. È che le televisioni, vere padrone del business, vogliono spettacoli con tanti gol. Lo 0 a 0 è quasi un a bestemmia, lo spettacolo è tutto nel gol. Si preferisce per lo stesso motivo, l'azione manovrata, e si è perso il gusto del contropiede, che è uno dei momenti più emozionanti di questo gioco [...]. Io preferisco ancora una partita con pochi gol ma con squadre che giochino ben in ogni reparto. Direi che un gol segnato ai miei tempi, magari superando un fuoriclasse come Maldini, o un mastino come Pasquale Bruno vale tre gol di oggi.

Da un'intervista a The Lunch Dance, TVPlay; citato in Matteo Sfolcini, tvplay.it, 31 gennaio 2024.

  • Credo che possano essere più fattori perché non ci sono i talenti di una volta in Italia. Il primo è il benessere perché nel nostro paese adesso si sta talmente bene che i giovani d'oggi non hanno più quella fame e voglia di uscire da situazioni difficile e il calcio era sicuramente uno strumento ad avere questo tipo di successo. Oggi i ragazzi sono tutti col telefonino in mano, hanno altro interessi [...]
  • [Sul calcio ai Giochi olimpici] Le Olimpiadi sono state un'esperienza bellissima sotto l'aspetto della conoscenza, condividere momenti con atleti di altri sport della tua nazione è qualcosa di meraviglioso. Per quanto riguarda l'adrenalina e vivere le partite però è un po' diverso perché il calciatore ha altri obiettivi più importante da raggiungere. È un qualcosa di più, bello viverlo ma per il calcio meno importante come palmares [...]
  • Gianfranco [Zola] è il più forte giocatore con cui ho giocato da compagno, il difetto a livello mediatico ma un pregio nella vita è che era una persona molto schiva, riservata, non appariva e non voleva farsi pubblicità e quindi i media non lo esaltavano. A livello tecnico però dopo Roberto Baggio, Mancini e Totti è uno dei numeri 10 più forti del calcio italiano.

Citazioni non datate

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Citato in Paolo Camedda, goal.com, 14 dicembre 2022.

  • [Su Arrigo Sacchi] Il mister era tosto, integralista, maniacale, ma lo dico per elogiarlo, aveva una visione di un calcio nuovo, mai visto, poi molti altri l'hanno copiato.
  • Le donne? Da calciatore sei sempre circondato da belle donne e non fai fatica a sedurle.
  • Sono stato infantile in troppi momenti. E se un pizzico di incoscienza mi ha aiutato nel mio modo di giocare, credo però di aver sfruttato solo il 50% del mio potenziale. È veramente poco ed è solo colpa mia. Avevo l'immenso difetto di non accettare la panchina. Mi sgonfiavo, invece di caricarmi per mostrare all'allenatore che aveva sbagliato. Mi deprimevo e quando entravo in campo non ero più io.

Note

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  1. Citato in Giorgio Gandolfi, Melli, sogno parmigiano, La Stampa, 9 dicembre 1990, p. 32.
  2. Citato in Alessandro Rialti, Melli: Parma mi voleva bugiardo, La Stampa, 26 luglio 1994, p. 26.
  3. a b Dall'intervista di Rocco Di Vincenzo e Matteo Fantozzi al podcast Non è più domenica; citato in Melli: «In Perugia-Juve provammo ad accordarci per il pareggio, ma i bianconeri dissero di no», calcioefinanza.it, 30 luglio 2024.

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