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Sheikh Mujibur Rahman

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Sheikh Mujibur Rahman nel 1950

Sheikh Mujibur Rahman (1920 – 1975), politico bengalese.

Citazioni di Sheikh Mujibur Rahman

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  • Questo potrebbe essere il mio ultimo messaggio; da oggi il Bangladesh è uno stato indipendente. Esorto il popolo del Bangladesh dovunque siate e con qualsiasi [arma] abbiate, a resistere contro l'esercito di occupazione fino alla fine. La nostra lotta dovrà continuare finché l'ultimo soldato dell'esercito di occupazione pakistano non venga espulso dalla terra del Bangladesh. La vittoria finale sarà nostra. (da un messaggio radiofonico diffuso il 26 marzo 1971[1])
  • Dico al popolo del Pakistan: siate felici. Voi non siete responsabili di quello che il vostro esercito ha fatto nel mio paese. Ma mi rammarico che non sia più possibile per il Bangla Desh rimanere a fianco del Pakistan. I legami sono spezzati, non ci sono più, lo affermo.[2]
  • I pakistani dicono che non siamo musulmani. Lasciatemi dire loro che il Bangla Desh è la seconda più grande nazione musulmana del mondo dopo l'Indonesia.[2]
  • Non erano esseri umani, ma degli assassini scatenati, ognuno di noi ha delle qualità animali, ma quella gente era peggio degli animali.[3]
  • Credo nel perdono e nell'oblio, ma chi può dimenticare e perdonare il genocidio del mio popolo? Essi devono essere puniti. Li hanno falciati a migliaia con le mitragliatrici perché per loro tutti erano miei seguaci.[3]
  • Siccome l'India ci ha aiutato, gli Stati Uniti hanno cessato di aiutare l'India. Mentre oggi esprimo la mia gratitudine a molti paesi che ci hanno riconosciuto, non sono in grado di esternare la mia riconoscenza agli Stati Uniti.[4]
  • Non ho nulla contro il popolo pakistano, non siamo animali da propositi di vendetta ma i leaders pakistani sono serpenti che emettono veleno. Il loro mielato atteggiamento di pace è null'altro che un disegno ipocrita per nascondere criminosi progetti. Il "Bangla-Desh" è ora un paese indipendente. A qualsiasi tentativo da parte del Pakistan di privarci della nostra sovranità chi apporremo la forza.[4]
  • Se il governo di Nuova Delhi, sotto la guida della signora Gandhi, non ci avesse steso la mano per aiutarci, non so che cosa sarebbe successo. Il nostro popolo ha combattuto con eroismo. Non aveva nemmeno le armi ed ha lottato con le sue mani. Purtroppo ora ci è difficile pagare i nostri debiti nei confronti dell'India amica a causa delle atrocità commesse dai pakistani, che hanno trucidato tre milioni di persone distruggendo il 40 per cento delle nostre case. Io sono povero; tutto quanto posso offrirvi è la mia vita.[4]

Dal discorso 6 point formula - Our right to live, 23 marzo 1966

Bangla Desh documents, Ministry of External Affairs, New Dehli, 1971

  • Sono certo che la propaganda disonesta e la campagna incentivata promossa dagli interessi costituiti attraverso i loro agenti e protettori non riusciranno ad ingannare il nostro popolo. Certamente non dimenticherà che ogni volta che nel passato fu avanzata qualsiasi richiesta dai pakistani orientali, per quanto piccola, semplice e ragionevole possa essere stata, questi beneficiari e agenti di interessi costituiti sollevarono lo stesso identico putiferio con i gridi ben noti di "l'Islam è in pericolo'", "il Pakistan viene ostacolato" e "Bengala sovrano" ecc. Fu lo stesso gruppo di persone che scoprì la "mano invisibile dell'India" nella nostra semplicissima richiesta di inclusione del bengalese come una Lingua di Stato accanto all'urdu. Queste sono le persone che sfacciatamente bollarono il nostro Sher-e-Bangla come traditore e imprigionarono il nostro amato leader Suhrawardy con l'accusa del tutto immaginaria di demolire il Pakistan con l'aiuto di denaro straniero. Niente è troppo meschino per loro pur di conseguire il loro obiettivo egoista, che è la perpetuazione del loro sfruttamento del popolo del Pakistan Orientale.
I am confident that the mischievous propaganda and motivated campaign carried on by the vested interests through their agents and protectors will fail to mislead our people. They will surely not forget that whenever in the past any demand was made by East Pakistanis, however small, simple and reasonable it might be, these beneficiaries and agents of vested interests kicked up the self-same dust by raising the well-known cries of 'Islam in danger', 'disruption of Pakistan' and 'Sovereign Bengal' etc. It was the same set of people who discovered 'hidden hand of India' in our simplest demand for inclusion of Bengali as a State Language along with Urdu. These are the people who brazenly dubbed our Shere-e-Bengal as a traitor and incarcerated our beloved leader Suhrawardy on a fantastic charge of wrecking Pakistan with the help of foreign money. Nothing is too mean for them to achieve their selfish objective which is perpetuation of their exploitation of the people of East Pakistan.
  • Il Pakistan Orientale è la dimora della maggior parte dei pakistani. Difenderla è l'obbligo politico, così come dovere morale del governo del Pakistan. Perché allora dovrebbe essere necessario che i pakistani orientali lo esigano?
East Pakistan is the home of the majority of Pakistanis. To defend it is the political obligation as well as moral duty of the Government of Pakistan. Why then should it be necessary for East Pakistanis to demand it?
  • [Rivolto al Pakistan Occidentale] Crediamo sinceramente nella giustizia, nell'uguaglianza e nella correttezza fra i nostri fratelli. Uno Stato non è nient'altro che una grande famiglia. Anche in una famiglia, il fatto che un membro mangi non riempie lo stomaco d'un altro. Quindi, come e con quale coscienza ci chiamate egoisti perché chiediamo la nostra parte? Come chiameranno gli altri voi che non solo vi state godendo la vostra propria parte, ma state divorando anche la parte dei vostri fratelli? Noi, però, stiamo chiedendo solo la nostra parte, non anche la vostra. Vogliamo vivere con voi da uguali, non come sfruttatori.
We really believe in justice, equality and fairplay amongst our brothers. A State is nothing if not a big family. Even in a family, eating by one member does not fill the stomach of another. So, how and with what conscience do you call us selfish for demanding our share? What will others call you who are not only enjoying your own share but devouring the share of your brothers also? We are, however, demanding our share only, not yours too. We want to live with you as equal partners, not exploiters.
  • Un leader che crede sinceramente che i due settori del Pakistan siano veramente due occhi, due orecchie, due narici, due file di denti, due mani e due gambe del corpo politico del Pakistan, un leader che sente che per rendere sano e forte il Pakistan deve rendere ognuna di queste coppie egualmente sana e forte, un leader che crede sinceramente che indebolire uno qualsiasi di questi arti equivale a indebolire tutto il Pakistan, un leader che sostiene ardentemente che chiunque indebolisca deliberatamente o consapevolmente qualsiasi membro del Pakistan è un nemico del paese, e un leader che è pronto a prendere misure forti contro tali nemici, è la sola persona che ha il diritto di rivendicare la leadership nazionale del Pakistan. Il Pakistan è un paese magnifico con un orizzonte insolitamente vasto. Per essere degno di capeggiarlo, bisogna possedere un cuore altrettanto magnifico unito a una rara ampiezza di visione.
A leader who sincerely believes that the two wings of Pakistan are really two eyes, two ears, two nostrils, two rows of teeth, two hands and two legs of the body-politic of Pakistan, a leader who feels that to make Pakistan healthy and strong one must make each one of these pairs equally healthy and strong, a leader who earnestly believes that to weaken any one of these limbs is to weaken Pakistan as a whole, a leader who zealously holds that any one who deliberately or knowingly weakens any limb of Pakistan is an enemy of the country and a leader who is ready to take strong measures against such enemies, is the only person entitled to claim the national leadership of Pakistan. Pakistan is a magnificent country with an uncommonly wide horizon. To be fit to become its lead one must possess a similarly magnificent heart with an uncommon breadth of vision.
  • Permettetemi di ricordare umilmente, miei fratelli e sorelle del Pakistan occidentale, che quando abbiamo chiesto che il bengalese venisse elevato al rango di una delle due Lingue di Stato del Pakistan, voi avete condannato questa richiesta come una mossa volta a disfare il Pakistan. Quando, inoltre, abbiamo richiesto l'elettorato congiunto in modo particolare nell'ambito della parità di rappresentanza da voi richiesta, avete stigmatizzato la nostra richiesta come ispirata da oltre frontiera. Entrambe queste richieste ora sono state accettate; ma non c'è stata alcuna dissoluzione del Pakistan dovuta alla loro accettazione. Non vi fa vergognare che ogni briciolo di richiesta ragionevole da parte del Pakistan Orientale deve essere ottenuto da voi a un prezzo tremendo e dopo un'aspra lotta, come se fosse strappato a sovrani stranieri come una concessione fatta con riluttanza? Vi fa onore? Per cortesia, ponete fine a questo atteggiamento una volta per tutte. Per cortesia, siate fratelli invece che sovrani.
Let me humbly remind my West Pakistani brothers and sisters that when we demanded Bengali to be made one of the two State Languages of Pakistan you condemned it as a move to undo Pakistan. When again we demanded joint electorate particularly in the context of parity in representation demanded by you, you condemned our demand to have been inspired from across the border. Both of these two demands have now been accepted; but there has been no undoing of Pakistan due to their acceptance. Does it not put you to shame that every bit of reasonable demand of East Pakistan has got to be secured from you at tremendous cost and after bitter struggle as if snatched from unwilling foreign rulers as a reluctant concession? Does it do you any credit? Please put a stop to such attitude once and for all. Please be brothers instead of rulers.
  • La vita di un qualsiasi individuo come me non è niente in confronto alla salvezza del popolo del mio paese. Non conosco nessun'altra battaglia più nobile che lottare per i diritti dei milioni di sfruttati. Questa è la lezione che ho imparato ai piedi del mio maestro politico Suhrawardy. Non è più tra noi per guidarci. Ma sono determinato a tener fede a quella lezione e a tener alta la sua bandiera.
The life of any individual like myself is nothing compared to the salvation of the people of my country. I know of no nobler battle than to fight for the rights of the exploited millions. This is the lesson I have learnt at the feet of my political master Suhrawardy. He is no longer in our midst to guide us. But I am determined to live up to that lesson and keep his flag flying.

Dal discorso per l'indipendenza bengalese, 7 marzo 1971

Unesco recognises Bangabandhu’s 7th March speech, Daily Star, 31 ottobre 2017.

  • Che male abbiamo commesso? In seguito alle elezioni, il popolo del Bangladesh conferì a me e alla lega Awami la totalità del suo appoggio elettorale. Ci aspettavamo che il parlamento si sarebbe riunito, che avremmo elaborato la nostra costituzione, che avremmo fatto progredire questa terra, che il popolo di questo paese avrebbe conseguito la sua libertà economica, politica e culturale. Ma è motivo di dolore il fatto che oggi siamo costretti a dire con tristezza assoluta che la storia degli ultimi ventitré anni è stata la storia d'una persecuzione del popolo del Bengala, una storia del sangue versato dal popolo del Bengala. Questa storia degli ultimi ventitré anni è stata una storia delle urla di agonia di uomini e donne.
What wrong have we committed? Following the elections, the people of Bangladesh entrusted me and the Awami League with the totality of their electoral support. It was our expectation that the Parliament would meet, there we would frame our Constitution, that we would develop this land, that the people of this country would achieve their economic, political and cultural freedom. But it is a matter of grief that today we are constrained to say in all sadness that the history of the past twenty three years has been the history of a persecution of the people of Bengal, a history of the blood of the people of Bengal. This history of the past twenty three years has been one of the agonising cries of men and women.
  • La storia del Bengala è stata una storia in cui il popolo di questa terra ha tinto di rosso le vie e le strade di questa terra con il suo sangue.
The history of Bengal has been a history where the people of this land have made crimson the streets and highways of this land with their blood.
  • Signor Yahya Khan, lei è il presidente del Pakistan. Venga, sia testimone del modo disumano in cui il popolo del mio Bengala viene massacrato, del modo in cui le madri della mia terra vengono private dei loro figli.
Mr. Yahya Khan, you are the President of Pakistan. Come, be witness to the inhuman manner in which the people of my Bengal are being murdered, to the way in which the mothers of my land are being deprived of their sons.
  • Non desidero la carica di Primo ministro. Desidero vedere affermati i diritti del popolo di questo paese.
I do not desire the office of Prime Minister. I wish to see the rights of the people of this country established.
  • Nel nostro Bengala, tutti, che siano indù o musulmani, bengalesi o non-bengalesi, sono nostri fratelli. È nostra responsabilità garantire la loro sicurezza. Il nostro buon nome non deve essere macchiato.
In our Bengal, everyone, be he Hindu or Muslim, Bangalee or non-Bangalee, is our brother. It is our responsibility to ensure their security. Our good name must not be sullied.
  • Avendo imparato a fondo la lezione del sacrificio, profonderemo ancora altro sangue. Se Dio vuole, libereremo il popolo di questa terra. La lotta ormai è una lotta per l'emancipazione. La lotta, questa volta, è una lotta per l'indipendenza. Joi Bangla![5]
Having mastered the lesson of sacrifice, we shall give more blood. God willing, we shall free the pepole of this land. The struggle this time is a struggle for emancipation. The struggle this time is a struggle for independence. Joi Bangla!

Citazioni su Sheikh Mujibur Rahman

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  • Anziché collaborare con mio padre e i rappresentanti del Pakistan Occidentale all'elaborazione di una nuova costituzione accettabile per le due parti del paese, Mujib diede l'avvio a un movimento indipendentista per separare il Pakistan Orientale, o Bengala Orientale, dalla federazione occidentale. Più volte mio padre si appellò a Mujib perché mantenesse unito il Pakistan e collaborasse con lui per estromettere il regime militare di Yahya. Invece di dar prova di flessibilità e di riconoscere quella che era una necessità politica, Mujib dimostrò un'ostinazione di cui ancora oggi non capisco la logica. (Benazir Bhutto)
  • Era così arrogante, così stupido – uno degli uomini più stupidi che ho mai incontrato in vita mia, forse il più stupido. (Oriana Fallaci)
  • Fa sempre un certo effetto veder nascere una nuova nazione. In queste eccezionali occasioni la gente inneggia a una libertà destinata a durare poco, poiché i capi irredentisti si trasformano presto in tiranni. Mujibur Rahman, capo della Lega Awami, il partito indipendentista bengalese, non sfuggì alla regola. In pochi anni diventò primo ministro, poi presidente, abolì il parlamento, si comportò come un dittatore, fu destituito e ammazzato. Ma prima che questo accadesse, era commovente vivere la breve parentesi in cui la libertà sembra trionfare. (Bernardo Valli)
  • Gli europei commettono l'errore di vedere in lui una specie di Gandhi o di Nehru... Mujibur ha un piglio carismatico. Quando va in giro per il Paese, crede che tutto sia fantastico perché ogni volta gli mettono in scena accoglienze grandiose. Riesce a creare un'atmosfera appassionata: "Il Bangladesh vincerà!", e via dicendo. Ma la cosa è tutt'altro che sicura. È un uomo puro, non ne dubito. In lui non c'è corruzione, ma nello Stato sì, e le difficoltà sono gigantesche. (André Malraux)
  • È così incapace, vanitoso, privo di cultura, di buon senso, di tutto. Non è in grado di risolvere alcun problema: né politicamente, né socialmente, né economicamente, né internazionalmente. Sa solo berciare e darsi un mucchio di arie. Io lo conosco dal 1954 e non l'ho mai preso sul serio: capii dal primo momento che non c'era nessuna profondità in lui, nessuna preparazione, che era un agitatore con molto fuoco addosso e una assoluta mancanza di idee. L'unica idea che ha sempre avuto in testa è l'idea della secessione. Verso un tipo simile, come si fa a nutrire qualcosa che non sia pietà?
  • Io non capisco come il mondo possa pigliarlo sul serio.
  • Mujibur [...] è un bugiardo congenito. Non può fare a meno di dire bugie: è più forte di lui. Mujibur parla a vanvera, secondo l'umore e gli squilibri del suo cervello malato.

Note

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  1. Citato in Cristina Lo Giudice, L'identità negata:la guerra di liberazione del Bangladesh come disfacimento dell'ideale artificioso di Pakistan unito, Academia.edu, 2012.
  2. a b Citato in Mujib Rahman in trionfo a Dacca "Nessun legame con il Pakistan, La Stampa, 11 gennaio 1972
  3. a b Citato in Rahman accusa i capi pakistani d'aver ucciso 3 milioni di persone, La Stampa, 18 gennaio 1972
  4. a b c Citato in Il leader del "Bangla-Desh" a marzo in visita nell'Urss, La Stampa, 7 febbraio 1972
  5. «Vittoria al Bangladesh»

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