Silvana Mauri

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Silvana Mauri, nota anche come Silvana Ottieri (1920 – 2006), giornalista, scrittrice e traduttrice italiana.

Ritratto di una scrittrice involontaria[modifica]

  • Qualche anno dopo, Franca debuttò nella chiesa sconsacrata di San Barnaba, in Anna Lebowitz, con la regia di Alessandro Fersen. Il padre, contrario alla sua carriera di attrice, le disse: "Fai quello che vuoi ma non usare il nostro nome". Franca mi chiese di suggerirle un nome d'arte. Leggevo in quei giorni Paul Valery e le dissi: "Chiamati Valeri" e così divenne Franca Valeri. (p. 12)
  • Dal mio quartiere caracollavano verso la scuola le lunghe ragazze Cima, le tre bambine Invernizzi, Pietro Baragiola, che conobbi più tardi. Da un palazzo di corso Venezia entrava in una limousine una bella bambina coi boccoli, un largo cappello, i guantini, con accanto una o due istitutrici. Sembrava uscita da una delle favole che mi piaceva leggere. Chi era? Ma era Giulia Maria Crespi, che conobbi molto più tardi. (p. 13)
  • Ieri, quando mi avete telefonato, ero a Monte Bignone. Si vola in teleferica per un'ora su una valle di olivi. Poi pini neri storti, incrociati. Poi castagni, ginepro, una ginestra. Poi boschi e prati di Monte Bignone, 1900 metri. Da qui si vede Cap Martin, tra i fiori. Sull'erba abbiamo fatto la nostra raffinata merenda gialla e marrone, c'era un prato pieno di gente radunata a gruppi e piena di colore. (p. 34)
  • Ho conosciuto Ottiero Ottieri nel giugno del 1946, proprio la sera dei risultati del referendum, in casa di Brianna Carafa d'Andria, in via Principessa Clotilde 7 a Roma. [...] Ottiero mi colpì, ma io non colpii lui, era troppo preso a festeggiare con i suoi amici d'infanzia. Mi era piaciuto e avevo il desiderio di rivederlo, ma mai avrei cercato di rintracciarlo. Non lo rividi per molti mesi. (p. 64)
  • [In riferimento alla redazione del giornale "Italia domanda"] Un giorno Zavattini esplose dicendo: "Voglio i giovani, i giovani!" E vennero i giovani, tra i quali apparve Ottiero, elegantissimo, tutto vestito di bianco. Uscimmo insieme dall'ufficio, facemmo un tratto di strada insieme e lui mi chiese, imbarazzato: "Lei dove mangia?" "Ovunque," risposi io, "vogliamo andare a colazione insieme?" Sempre più imbarazzato, mi rispose: "Non pooosso, i miei mi aspettano". (pp. 64-65)
  • [Su Ottiero Ottieri] Telefonava tutti i giorni a casa mia chiedendo quando sarei tornata. I miei gli dicevano, vaghi e distratti: "Non lo sappiamo, forse oggi o domani..." Così, alla fine, presi un treno per Milano. Mentre attraversavo gli scompartimenti per andare alla toilette, lo vidi, pallido. Mi aveva intercettato. Era già il secondo treno che prendeva a Bologna per Milano nella speranza di incontrarmi durante il viaggio. Quel gesto vinse ogni mia esitazione, non andammo subito a casa, vagammo ore e ore, mano nella mano. (p. 66)
  • Come invidiavo le ragazze a braccetto a San Babila e questo dialetto abbaiante che non ho mai avuto la gola abbastanza longobarda da imparare. (pp. 245-246)

Bibliografia[modifica]

  • Silvana Mauri, Ritratto di una scrittrice involontaria, a cura di Rodolfo Montuoro, Nottetempo, Roma, 2006. ISBN 88-7452-076-X

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