Carlo Goldoni: differenze tra le versioni

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*Il mondo è un bellissimo libro, che tutti potrebbero leggere anche a piccole dosi. {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}}
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*Io non sapea quasi cosa mi fare nel terzo (atto), venutomi in mente che sogliono codeste lusinghiere donne, quando vedono nei loro lacci gli amanti, aspramente trattarli, ho voluto dare un esempio di questa barbara crudeltà, di questo ingiurioso disprezzo con cui si burlano dei miserabili, che hanno vinti per mettere in orrore la schiavitù, che si procurano gli sciagurati e rendere odioso il carattere delle incantatrici sirene. La scena dello ''stirare'', allora quando la Locandiera si burla del cavaliere, che languisce, non muove gli animi a sdegno contro colei che, dopo averlo innamorato, l'insulta? Oh bello specchio agli occhi della gioventù! Dio volesse, che io medesimo cotale specchio avessi avuto per tempo, che non avrei veduto ridere del mio pianto qualche barbara locandiera. (citato in Gerolamo Bottoni, prefazione a ''La locandiera'')
*Io non sapea quasi cosa mi fare nel terzo (atto), venutomi in mente che sogliono codeste lusinghiere donne, quando vedono nei loro lacci gli amanti, aspramente trattarli, ho voluto dare un esempio di questa barbara crudeltà, di questo ingiurioso disprezzo con cui si burlano dei miserabili, che hanno vinti per mettere in orrore la schiavitù, che si procurano gli sciagurati e rendere odioso il carattere delle incantatrici sirene. La scena dello ''stirare'', allora quando la Locandiera si burla del cavaliere, che languisce, non muove gli animi a sdegno contro colei che, dopo averlo innamorato, l'insulta? Oh bello specchio agli occhi della gioventù! Dio volesse, che io medesimo cotale specchio avessi avuto per tempo, che non avrei veduto ridere del mio pianto qualche barbara locandiera. (citato in Gerolamo Bottoni, prefazione a ''La locandiera'')
*La [[gola]] è un vizio che non finisce mai, ed è quel vizio che cresce sempre quanto più l'uomo invecchia. (da ''La bottega del caffè'')
*Le astuzie delle donne, in genere, si moltiplicano e si perfezionano coi loro anni. {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}}
*Le astuzie delle donne, in genere, si moltiplicano e si perfezionano coi loro anni. {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}}
*Le [[bugia|bugìe]] sono per natura così feconde, che una ne suole partorir cento. (da ''Il bugiardo'')
*Le [[bugia|bugìe]] sono per natura così feconde, che una ne suole partorir cento. (da ''Il bugiardo'')

Versione delle 15:33, 24 gen 2010

Carlo Goldoni

Carlo Goldoni (1707 – 1793), drammaturgo, scrittore e librettista italiano.

Citazioni di Carlo Goldoni

  • Come l'appetito rende saporite le vivande! (da Le memorie, a cura di Rosolino Guastalla, La Nuova Italia, 1933; attribuita anche a Paolo Mantegazza)
  • Ero avvocato; ero stato presentato al tribunale: si trattava ora di trovare i clienti. Tutti i giorni andavo al palazzo per vedere arringare i maestri in quell'arte e, intanto, mi guardavo bene attorno, sperando che il mio aspetto potesse risultare gradevole a qualche difensore il quale decidesse così di affidarmi una causa in appello. Infatti un avvocato novello non può brillare e farsi onore nei tribunali di prima istanza; solo nelle corti superiori si può fare sfoggio della propria scienza, della propria eloquenza, della propria voce e della propria abilità: quattro mezzi tutti ugualmente necessari affinché un avvocato, a Venezia, sia di primo rango. (dalle Memorie, Libro I, capitolo XXIV)
  • [...] finalmente arrivammo a Udine, che è la capitale del Friuli veneziano. [...] vi è nel castello di Udine una sala pel parlamento, nella quale gli stati si radunano, singolar privilegio che non esiste in nessun'altra provincia d'Italia... La città è bellissima, le chiese assai riccamente decorate... Vi è il pubblico passaggio nel mezzo della città, gradevoli sobborghi e dintorni deliziosi. (dalle Memorie, cap. XV, 1787)
  • Il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere. (da La Pamela)
  • Il mondo è un bellissimo libro, che tutti potrebbero leggere anche a piccole dosi.  Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie. citazione necessaria
  • Io non sapea quasi cosa mi fare nel terzo (atto), venutomi in mente che sogliono codeste lusinghiere donne, quando vedono nei loro lacci gli amanti, aspramente trattarli, ho voluto dare un esempio di questa barbara crudeltà, di questo ingiurioso disprezzo con cui si burlano dei miserabili, che hanno vinti per mettere in orrore la schiavitù, che si procurano gli sciagurati e rendere odioso il carattere delle incantatrici sirene. La scena dello stirare, allora quando la Locandiera si burla del cavaliere, che languisce, non muove gli animi a sdegno contro colei che, dopo averlo innamorato, l'insulta? Oh bello specchio agli occhi della gioventù! Dio volesse, che io medesimo cotale specchio avessi avuto per tempo, che non avrei veduto ridere del mio pianto qualche barbara locandiera. (citato in Gerolamo Bottoni, prefazione a La locandiera)
  • La gola è un vizio che non finisce mai, ed è quel vizio che cresce sempre quanto più l'uomo invecchia. (da La bottega del caffè)
  • Le astuzie delle donne, in genere, si moltiplicano e si perfezionano coi loro anni.  Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie. citazione necessaria
  • Le bugìe sono per natura così feconde, che una ne suole partorir cento. (da Il bugiardo)
  • Oh bella! Ghe n'è tanti che cerca un padron, e mi ghe n'ho trovà do. Come diavol oia da far? Tutti do no li posso servir. No? E perché no? (da Il servitore di due Padroni)
  • Tutti cercan di fare quello che fanno gli altri. Una volta correva l'acquavite, adesso è in voga il caffè. (da La bottega del caffè)

La locandiera

Incipit

Sala di locanda
Il marchese: Fra voi e me, vi è qualche differenza.
Il conte: Sulla locanda tanto vale il vostro denaro quanto vale il mio.
Il marchese: Ma se a me la locandiera usa a me delle distinzioni, mi si convengono più che a voi.
Il conte: Per quale ragione?
Il marchese: Io sono il Marchese di Forlipopoli.
Il conte: Ed io sono il Conte d'Albafiorita.
Il marchese: Sì Conte. Contea comprata.
Il conte: Io ho comprato la Contea, quando voi avete venduto il Marchesato.
Il marchese: Oh basta: son chi sono, e mi si deve portar rispetto.
Il conte: Chi ve lo perde il rispetto? Voi siete quello, che con troppa libertà parlando...
Il marchese: Io sono in questa locanda, perché amo la locandiera. Tutti lo sanno, e tutti devono rispettare una giovane, che piace a me.
Il conte: Oh questa è bella! Voi mi vorreste impedire ch'io amassi Mirandolina? Perché credete ch'io sia in Firenze? Perché credete ch'io sia in questa locanda?
Il marchese: Oh bene. Voi non farete niente.
Il conte: Io no, e voi sì.
Il marchese: Io sì, e voi no. Io son chi sono. Mirandolina ha bisogno della mia protezione.
Il conte: Mirandolina ha bisogno di denari e non di protezione.
Il marchese: Denari?... non ne mancano.

Citazioni

  • Mirandolina: Grazie, signori miei, grazie. Ho tanto spirito, che basta per dire ad un forestiero ch'io non lo voglio; e circa all'utile, la mia, la mia locanda non ha mai camere in ozio. (p. 18)
  • Il marchese: (Maledetto Conte! Con questi suoi denari mi ammazza.)
    Mirandolina: In verità il signor Conte s'incomoda troppo.
    Il marchese: Costoro hanno quattro soldi, e gli spendono per vanità, per albagia. Io gli conosco, so il viver del mondo.
    Mirandolina: Eh il viver del mondo lo so ancor io.
    Il marchese: Pensano, che le donne della vostra sorta si vincono con i regali.
    Mirandolina: I regali non fanno male allo stomaco. (p. 19)
  • Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne.

Citazioni sul'opera

  • Dal pensiero all'azione non v'è in Mirandolina, soluzione di continuità. Pensare vuol dire fare; e sarà timida e vergognosa, suadente e rispettosa, franca ed ingenua, disinvolta e spiritosa; e poi e poi... il resto verrà. (Gerolamo Bottoni)
  • [...] gli uomini non hanno imparato nulla dalle disgraziate vicende del cav. Ripafratta – nemmeno il Goldoni – né nulla mai impareranno. (Gerolamo Bottoni)
  • Il caro e grande Goldoni aveva torto (ebbe ragione il Goethe a dire che Mirandolina sposa il suo Fabrizio per farsene un servo); e doppio torto, per avere insistito ad affermare "che fra tutte le commedie composte fino al 1760 era questa la più morale, la più utile, la più istruttiva", poiché, riflettendo sul carattere e sugli avvenimenti del cavaliere, si sarebbe trovato "un esempio vivissimo della presunzione avvilita, ed una scuola che insegna a fuggir i pericoli per non soccombere alle cadute". (Gerolamo Bottoni)
  • [...] la freddezza inalterabile, il crudele piacere della vendetta finiscono per muovere il nostro sdegno; tanto che per avere un marito servo, l'insulso scioglimento ci soddisfa poco o punto. (Johann Wolfgang von Goethe)

Gl'innamorati

Incipit

Eugenia e Flaminia
Eugenia: Che cosa avete, signora sorella, che mi guardate così di mal occhio?
Flaminia: Eugenia mia, compatitemi; mi fate tanto venir la bile, che oramai non vi posso più guardar con amore.
Eugenia: Bella davvero! che cosa vi ho fatto, che non mi potete vedere?
Flaminia: Non posso soffrire quella maniera aspra, litigiosa, indiscreta, con cui solete trattare il signor Fulgenzio. Egli è innamorato di voi perdutamente; si vede, si conosce che spasima, che vi adora, e voi non cercate che d'inquietarlo, e corrispondergli con mala grazia.
Eugenia: In verità mi fareste ridere. Avete tanta compassione per il signor Fulgenzio?

Citazioni

  • Se conoscete che la persona che amate meriti l'amor vostro, disponete l'animo a sofferir qualche cosa. (p. 46)
  • Dalle donne qualche cosa convien soffrire; quando si sa specialmente che una donna vuol bene, non serve il sofisticare, non convien pesar le parole colla bilancia dell'oro, e guardare i moscherini col microscopio per ingrandirli. (p. 47)
  • La sincerità non vi è oro che la paghi. (p. 57)

Citazioni sull'opera

  • Gl'innamorati non vivono del rapporto dei due protagonisti con l'ambiente e i personaggi che li circondano, come accade alle altre opere goldoniane. Tutta l'azione si svolge all'interno di loro stessi, del loro modo di amarsi e insieme di ferirsi, di lasciarsi e di perdersi. Mai prima di questa commedia, neppure in un capolavoro assoluto come La locandiera, Goldoni aveva indagato con tanta acutezza sulla passione amorosa, senza per questo rinunciare minimamente agli aspetti comici o umoristici che scaturiscono anche dagli amori più travagliati e più inquietanti. (Giovanni Antonucci)

Citazioni su Carlo Goldoni

  • A te, porgente su l'argenteo Sile | Le braccia a l'avo da l'opima cuna, | Ne la festante ilarità senile | Parve la vita accorrere con una || Marïonetta in mano. Al sol d'aprile | Te fuggente la logica importuna | Presago accolse il comico navile | Veleggiando la tacita laguna. (Giosuè Carducci)

Bibliografia

  • Carlo Goldoni, Memorie, Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Paola Ranzini, Milano 1993.
  • Carlo Goldoni, La locandiera, a cura di Gerolamo Bottoni, Carlo Signorelli Editore, Milano 1934.
  • Carlo Goldoni, Gl'innamorati, Newton Compton, Roma 1994.

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Opere

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