Stefano Rapone
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Stefano Rapone (1986 – vivente), comico, autore televisivo, personaggio televisivo e fumettista italiano.
Citazioni di Stefano Rapone
[modifica]- Mi capita spesso di deviare dal monologo per concentrarmi su qualche imprevisto che sta accadendo in sala in quel momento. Una volta mentre facevo un pezzo—in cui in un certo senso mi stavo paragonando a Gesù, tra l'altro—hanno iniziato a suonare le campane della chiesa adiacente al teatro. A quel punto ne ho approfittato per officiare una messa improvvisata chiedendo a tutto il pubblico di alzarsi in piedi, di recitare un Padre Nostro e, mentre c'ero, gli ho fatto pure cantare "Allelujah Allelujah" con tanto di balletto da oratorio. [...] Un'altra volta, invece, durante una mia esibizione una ragazza si è alzata passandomi davanti ad altezza palco per uscire dalla sala. Ho chiesto ai suoi amici se si fosse offesa ma mi hanno risposto che probabilmente era solo andata al bagno, al che ho risposto "Beh, allora aspettiamola", mi sono seduto e ho messo tutto in pausa finché non è tornata. [...] Poi ci sarebbe anche quella volta in cui mi hanno detto che mi sarei esibito a un Oktoberfest e invece mi sono ritrovato a esibirmi nel bar di una parrocchia. Lì non ho neanche fatto in tempo a chiedere, "Come va?," che una signora ha iniziato a rispondere seriamente e dettagliatamente parlandomi di sue cose personali. "Ho capito, approfondiamo questa situazione per i prossimi 40 minuti," ho risposto—e così è stato. Alla fine è stato divertente.[1]
Intervista di Andrea Parrella, fanpage.it, 17 giugno 2023.
- [«Ti rapporti a diversi tipi di linguaggio, dalla stand up al podcast, passando per la Tv e i fumetti. Qual è quello in cui galleggi meglio?»] Di base sono un comico, il primo amore resta la stand up. [«È la più semplice perché è tutto in capo a te?»] No, anzi, forse è la più complessa per questa ragione, ma il momento in cui crei è la parte più bella, perché ti permette di elaborare delle cose dolorose, fastidiose e frustranti della tua vita, in cui riesci a vedere il lato comico. Le riesci a trasformare in qualcosa che fa ridere prima te e poi il pubblico. C'è una sorta di catarsi quando crei un monologo comico.
- [«Per questo suo elemento personale, il monologo di stand up è spesso comparato alla psicanalisi. Sei d'accordo?»] È sempre rischioso fare questo paragone, perché poi spesso c'è chi la vede in questo modo, va sul palco e racconta i cavoli suoi e basta senza preoccuparsi che le cose facciano davvero ridere. Ma la cosa importante è che ci sia un processo affinché queste emozioni negative si trasformino in positive attraverso la risata, tua e di chi ti ascolta. Mi capita spesso di pensare a temi di cui vorrei parlare, ma che è difficile tramutare in cose divertenti, quindi le metto da parte.
- La Tv è interessante fino a un certo punto. Fino a un po' di tempo fa c'era l'impressione che non spostasse molto come attenzione. Un paradosso per cui se facevi la televisione ti dicevi che tanto non la vedeva nessuno. C'era la sensazione che un monologo, messo su Youtube, sarebbe stato visto da più gente che in Tv. [«Quando dici "nessuno" parli di nessuno tra le persone che verrebbe a vederti a teatro? È una questione di target?»] Beh, anche questo. La televisione in fondo la vedono persone di una certa età, è come fare delle cose che non sono percepite da chi frequenti o da chi ti viene a vedere. Ora che sto facendo questa cosa con la Gialappa's [GialappaShow su TV8], che sta andando molto bene, ho notato una dinamica strana. Quando mi hanno annunciato nel programma tutti a farmi i complimenti, come fosse un traguardo raggiunto per la prima volta, ma io cinque anni fa avevo già fatto un programma con loro, Mai Dire Talk, in prima serata su Italia 1, che è come se fosse stato cancellato dalla memoria.
- [«Hai lavorato [...] a Una pezza di Lundini, che ha spopolato su piattaforme e social, ma per la matematica della televisione è stato reputato un non successo»] Un caso strano. Se un programma ha successo sul web e piattaforme è comunque un successo. Magari la Rai dice che fa pochi ascolti, però lo vede comunque un sacco di gente. Probabilmente l'Auditel non è più l'unico parametro da considerare per determinare il successo di un programma, è più complessa di così.
- [Su Giovanni Benincasa] È stato lungimirante, ha dato più di chiunque altro spazio in Tv a tutta una schiera di comici, di cui faccio parte, che altrimenti rischiavano di rimanere nell'ombra. Battute è stato sfortunato, era nato l'anno prima del Covid e doveva essere rinnovato, se non sbaglio, ma poi per forza di cose non si è potuto più fare. Però dalle ceneri di Battute è nato Una pezza di Lundini e la cosa è andata bene sia a Valerio che a Emanuela Fanelli, ma anche a me che ci ho fatto delle cose. È importante che Benincasa abbia credito in Rai, un carrozzone dove è molto difficile riuscire a fare delle cose anche a livello burocratico. Che ci sia una persona come lui, nota e stimata, dà la possibilità di fare cose belle e sperimentali. Non è scontato.
- [Sulla Gialappa's Band] Con loro mi sono trovato benissimo perché ti lasciano fare, ti ascoltano, sono sempre molto aperti. Se gli proponi cose che non gli vanno a genio non ti dicono di no, ma magari ti suggeriscono accorgimenti, deviazioni. C'è sempre uno scambio, un rispetto per l'artista. È bello lavorare con persone che hanno una mentalità aperta e che capiscono, effettivamente, cosa faccia ridere.
- [«Da anni si parla di satira politica morta, senza margini di esistere. Quello che stai facendo a GialappaShow, invece, dimostrerebbe il contrario. Gli accadimenti politici degli ultimi mesi hanno aperto un nuovo spazio per la satira?»] Secondo me sì. Prima era più complicato perché c'era la buonanima Berlusconi che era difficile da superare. Adesso hai personaggi che fanno delle cose di cui credo si dovrebbe parlare, che magari uno poteva aspettarsi ma non in un modo così palese. [...] penso all'approccio nei confronti dell'immigrazione. Uno già si immaginava il governo [Meloni] andasse da quella parte, ma le prese di posizione, il modo in cui ostacolano le Ong, sono questioni di cui non puoi non parlare. [«Però ammetterai che si tratta di temi così evidenti che quasi non lasciano spazio a pretesti comici»] Sì, capisco che mettersi a fare un pezzo dritto rischia di farti diventare un predicatore. Però di base io credo che l'abilità di un comico stia nella capacità di trovare cose il più originali possibili tra temi che, spesso, sono sempre gli stessi. L'abilità nel far ridere è cercare un modo personale di trattarlo. Nella satira vale la stessa cosa.
- Quando [...] la Meloni vuole farsi chiamare al maschile, è perché di fondo c'è l'idea che il maschio è quello col potere, come se la donna riconoscesse che quel ruolo lì può essere solo al maschile perché il potere può essere solo maschile.
Note
[modifica]- ↑ Citato in Claudia Floresta, Sei stand up comedian italiani raccontano imprevisti e cose assurde successe ai loro spettacoli, vice.com, 31 maggio 2022.
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