Svjatlana Cichanoŭskaja

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Svjatlana Cichanoŭskaja nel 2020

Svjatlána Heórhieŭna Cichanóŭskaja (1982 – vivente), politica bielorussa.

Citazioni di Svjatlana Cichanoŭskaja[modifica]

  • Nel suo disperato bisogno di conservare il potere, Alexander Lukashenko ha svenduto la sovranità della Bielorussia a Putin, autorizzando l'uso del nostro paese per aggredire l'Ucraina.[1]
  • Credo che la Bielorussia debba essere considerato come un Paese occupato de-facto da una potenza straniera e guidato da un governo illegittimo. Va richiesto il ritiro delle forze militari russe dal nostro Paese. Il cambiamento democratico in Bielorussia è strettamente legato al successo degli ucraini nella difesa dello propria indipendenza. Per questo continueremo a sostenere con tutte le nostre forze il popolo e il governo dell'Ucraina.[1]
  • [In riferimento al Nobel per la pace 2022 assegnato a Ales' Bjaljacki] Penso che ci sarà più attenzione agli abusi che si stanno verificando nel nostro Paese, temo che Bialiatski stia subendo molte punizioni in cella.[2]
  • Non è un esagerazione dire che la storia europea vive un suo momento chiave, il futuro dell'Europa si decide sui campi di battaglia in Ucraina e nella resistenza clandestina bielorussa... La questione è: noi europei difenderemo i diritti fondamentali e la libertà o lasceremo che le tirannie abbiano il sopravvento[3]

«A Lukashenko dico: niente vendette. Se ti fermi ora, ti lasciamo partire»

Dall'intervista di Xavier Colás, corriere.it, 26 agosto 2020.

  • La gente ha fiducia in me proprio perché non appartengo alla classe politica. Sono una persona normale, come tanti dei miei sostenitori. Io li capisco. In me ritrovano se stessi, uniti per lottare contro lo stesso individuo.
  • Le nuove generazioni hanno viaggiato molto, hanno visto come si vive nei Paesi dove le autorità rispettano i cittadini. Il Covid-19, che Lukashenko ha negato a più riprese, ha stimolato la consapevolezza della gente. Non è successo all'improvviso, ma abbiamo capito di essere cittadini e di avere diritti. Non è normale finire in galera per difendere le proprie idee.
  • [Come immagina il suo Paese tra cinque anni?] Un paese più stabile sotto il profilo economico. Libero, ma anche con buoni salari. Un Paese dove le autorità non minacciano, ma collaborano con la gente. Come accade negli altri Paesi europei.

"La Bielorussia ha un futuro, il regime No"

Dall'intervista di Giovanni Telesco, opiniojuris.it, 5 giugno 2021.

  • Oggi, decine di giornalisti sono in prigione, e la cinica distruzione del più grande canale di notizie indipendente del paese con l’arresto dei suoi impiegati. Noi chiediamo la fine delle repressioni e il rilascio di tutti i prigionieri politici. Per ottenere questo risultato è necessaria una forte pressione, sia interna che internazionale, sul regime.
  • Non sono incline a considerare Lukashenko come un potente. Credo sia un uomo disperato che ha realizzato che era giunto il momento di lasciare il potere, ma che non ha avuto il coraggio di privarsene.
  • Certamente, nessuno di noi può sentirsi al sicuro, e ci sono molte ragioni per aver paura. Tuttavia, sta ad ognuno di noi: arrendersi alla paura o superarla. La maggioranza dei bielorussi ha deciso di superare le proprie paure nel 2020, e questo ha cambiato profondamente il paese. Non è più possibile tornare indietro, come vorrebbe Lukashenko.
  • La posizione della leadership russa nel supportare un uomo che ha perso il consenso dei suoi cittadini, la riteniamo una scelta sbagliata.

«Ormai la mia terra è l’hangar militare di Mosca. La Ue mostri i denti»

Dall'intervista di Irene Soave, corriere.it, 26 febbraio 2022.

  • Il regime non vede l'ora che ci siano armi nucleari in Bielorussia, anche solo perché così rappresenterebbe un pericolo per tutta Europa. Ora la nostra attenzione è focalizzata sull'Ucraina, ma una cosa simile non può passare sotto silenzio. Se il referendum passa, da domani avremo armi nucleari sul nostro territorio.
  • Penso che i dittatori agiscano in questo modo motivati da un senso di impunità: credono che i Paesi europei e gli Stati Uniti non saranno in grado di imporre sanzioni severe, perché le economie sono troppo interdipendenti. E sanno che nei vostri Paesi democratici, dove la vita è meravigliosa, nessuno accetterebbe una guerra vera. Ma penso che sia giunta l'ora che la democrazia mostri i denti.
  • Capisco che ci sia dipendenza dal gas russo, le ragioni dell'economia... ma queste stesse ragioni saranno per sempre armi di ricatto. Siete popoli abbastanza forti da trovare delle risposte adeguate a queste questioni, anche con sacrifici se necessario. È in gioco la sicurezza, dell’Europa intera. Non ci abbiamo pensato abbastanza quando c’è stata l'annessione della Crimea, e ora eccoci.
  • I destini di Bielorussia e Ucraina sono interconnessi. Non c'è salvezza per l'una se non c'è libertà per l'altra. Certo, ci sono differenze. In Ucraina c'è stata la democrazia, gli ucraini si sono sentiti liberi davvero, hanno avuto ad esempio per un po’ un sistema dei media libero. Noi viviamo sotto una dittatura. Siamo più spaventati degli ucraini, e il nostro governo ha resistito più a lungo alla modernizzazione. E al processo di diventare un Paese davvero sovrano.
  • È evidente che Putin vuole che i nostri due Paesi [Bielorussia e Ucraina] tornino del tutto nella sua egida, ma giorno dopo giorno noi, gli oppositori, la gente, combattiamo perché questa sfera d'influenza resti dov'è: nel passato. Siamo ormai Paesi diversi, con culture diverse, con diverse lingue. Vorremmo andare avanti. Nel futuro.

Dobbiamo fermare le dittature per salvare l’Europa

Dall'intervista di Massimiliano Coccia, linkiesta.it, 2 febbraio 2023.

  • In questo momento, in Bielorussia ci sono circa cinquemila prigionieri politici, di cui 1.443 ufficialmente riconosciuti come tali dalle organizzazioni per i diritti umani. Si tratta di persone di ogni estrazione sociale. Avvocati, medici, giornalisti, operai. Sono tanto diversi quanto la nostra popolazione: è una mini-Bielorussia in prigione. Ma hanno una cosa in comune: sono rimasti intrappolati nella macchina della repressione del regime. Forse si sono battuti per la giustizia, o forse hanno semplicemente pubblicato un post sui social media. Può essere che si siano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. A volte questi arresti e i cosiddetti processi possono essere del tutto casuali, ma hanno lo scopo di diffondere la paura tra il resto della popolazione in quella grande prigione che si chiama Bielorussia.
  • Lukashenko è un co-aggressore. Ha fornito il territorio per l’invasione delle truppe russe in Ucraina. Agisce insieme a Putin, hanno obiettivi comuni: mantenere il loro potere ad ogni costo. E insieme volevano far entrare le truppe bielorusse perché combattessero anche in Ucraina. L’unico motivo per cui non l’hanno fatto è il popolo bielorusso. Il popolo bielorusso non vuole combattere, perché in generale è contrario alle guerre aggressive come soluzione del problema e perché non considera l’Ucraina un nemico. Il popolo bielorusso non vuole combattere per gli interessi di due dittatori. E Putin e Lukashenko non sanno come si comporterà l’esercito bielorusso in una situazione del genere. Combatterà o passerà dalla parte degli ucraini? O si limiterà a rivolgere l’arma contro il dittatore? Nel 2020, il popolo bielorusso disse al dittatore Lukashenko “Vattene!”. Lukashenko ha resistito solo grazie a Putin.
  • I bielorussi non sono russi. I bielorussi rispettano le leggi internazionali e danno valore alla vita umana. Hanno valori europei. La sconfitta della Russia in questa guerra permetterà al popolo bielorusso di liberarsi dell’odiato regime. Pertanto, i bielorussi stanno facendo tutto il possibile per indebolire entrambi i regimi. Questa guerra è la nostra guerra contro un’alleanza di dittatori.

Lukashenko non rappresenta Bielorussia, rischio nucleare

tg24.sky.it, 1 marzo 2023.

  • Lukashenko non è il presidente, lui ha perso le elezioni, quindi non rappresenta la Bielorussia. Adesso sta minacciando il popolo bielorusso, è colpevole anche lui di questa guerra.
  • A Lukashenko non interessa il popolo russo o ucraino, lui non vuole perdere l'appoggio di Putin.
  • Il dispiegamento delle armi nucleari in Bielorussia è contrario alla nostra Costituzione. È una minaccia nucleare per il nostro Paese, abbiamo chiesto al mondo di impedire quel dispiegamento. I dittatori possono fare qualunque cosa vogliano, ma Putin spero capisca cosa vorrebbe dire usare armi nucleari. Il fatto che continui a minacciarci è un ricatto alla comunità internazionale, per controllare l'opinione pubblica. Non credo le userà, ma non possiamo escluderlo.
  • Il nostro popolo non vuole lottare contro gli ucraini, sono amici. I media alternativi sono stati messi a tacere, la propaganda vuole influenzare i bielorussi. Ma loro sanno chi sono i colpevoli di questa guerra.
  • Stiamo combattendo fianco a fianco con gli ucraini, i bielorussi stanno aiutando gli ucraini fuggiti. Noi vogliamo essere parte della famiglia europea, paghiamo un prezzo alto per questo.
  • Chi si oppone a Lukashenko rischia 20 anni. Le condizioni in prigione sono aberranti. Il regime li umilia fisicamente e moralmente. Le persone in carcere si stanno facendo forza, credono in noi. Non dobbiamo tradire chi ha perso la libertà per una Bielorussia migliore.

Note[modifica]

  1. a b Dall'intervista di Gianni Vernetti, Tsikhanouskaya "Se entra in guerra Lukashenko è finito, 22 marzo 2022, p. 13.
  2. Citato in Monica Ricci Sargentini, Arrestato 25 volte. Il motto: «Urlate le vostre ragioni», Corriere della Sera, 8 ottobre 2022.}}
  3. Citato in Tikhanovskaya, in Bielorussia in gioco il futuro dell'Europa, ansa.it, 22 febbraio 2023.

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