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Teriaca

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Preparazione della teriaca. Stampa germanica del 1512.
Albarello per la conservazione della teriaca. Italia, 1641.

Citazioni sulla teriaca.

  • All'Archivio di Stato di Venezia si legge in una lettera dell'ambasciatore di Francia (2 maggio 1621) che «la Theriaca di questa Città solita fabbricarsi per il passato è stata sempre tanto in Pariggi, che in tutte le provincie della Francia, dico stata tenuta sempre in grandissima reputazione, e d'ogni sorte di persone ricercata, e posta in uso, come antidoto preziosissimo per la salute umana». Nello stesso anno e nello stesso mese, il 28, l'ambasciatore d'Inghilterra accreditato a San Marco certificava che la «Theriaca composta annualmente dagli approbati Speciali di Venezia... è sommamente pregiata ed adoperata volgarmente, con evidentissimo benefizio nelle nostre bande».
  • Eppure era proprio fra le calli e i canali del labirinto veneziano che si acquattavano i suoi più velenosi nemici. Fioravanti sentiva che qualcosa si stava preparando contro di lui, lo fiutava nell'aria densa di salsedine e di aromi che impregnava campielli e sestieri. Sapeva che molti medici diffidavano di lui, che molti speziali lo odiavano a morte pronti a qualunque calunnia pur di eliminare un medico che disprezzava la teriaca, la panacea universale che impinguava i forzieri delle loro botteghe rinomate in tutto il mondo.
  • Monopolio di Stato, la teriaca veneziana aveva praticamente cancellato quella orientale, invadendo tutte le piazze mediterranee, del centro e del nord Europa, approdando perfino nel Nuovo Mondo. Manifesti stampati in varie lingue (francese, spagnolo, inglese, tedesco, greco, arabo, turco, armeno) portanti le insegne delle farmacie con le molteplici virtù del quasi bimillenario divinum inventum, la composizione e le istruzioni per l'uso, ne appoggiavano la diffusione e la commercializzazione. Per quasi tutto il XVI secolo lo smercio di questo antichissimo farmaco universale ritrovato da Crateva, medico di Mitridate, poi modificato da Andromaco, medico di Nerone, e perfezionato da Galeno, fu intenso, anzi massiccio. Ma anche nel Seicento, seppur con minor slancio, continuò la sua marcia trionfale ovunque.

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